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Un ricorso inconcepibile

Posted by Simona Maggiorelli su settembre 20, 2012

La Legge 40 sulla fecondazione assistita viola i diritti dell’uomo. Lo ha stabilito una sentenza della Corte europea di Strasburgo. Ma il governo vuole ricorrere. Sui diritti civili cresce il distacco tra il Paese reale e l’attuale classe politica 

di Simona Maggiorelli

fecondazione assistita

La sentenza della Corte europea di Strasburgo parla chiaro: la Legge 40 sulla fecondazione assistita viola la Carta dei diritti dell’uomo.

Lo fa intromettendosi nel privato dei cittadini con norme da Stato etico, che impediscono a coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche di avere accesso alla diagnosi preimpianto per avere un figlio sano.

Lo fa nell’articolato ricorrendo a un termine generico come «concepito» che apre il campo a una anti scientifica confusione fra feto e neonato. Entrando così in contrasto con la chiara gerarchia fra diritti della donna e feto stabilita dalla 194 sull’aborto, una legge che la Consulta ha definito a «rilevanza costituzionale». Ma il premier Monti che si batte perché l’Italia non esca dell’Euro e dall’Europa dei mercati, evidentemente, non ha altrettanto a cuore che il nostro Paese sia pienamente europeo anche dal punto di vista della tutela dei diritti umani.

Altrimenti perché il ministro della Salute Renato Balduzzi avrebbe annunciato l’intenzione di ricorrere contro la sentenza di Strasburgo? Peraltro in maniera alquanto precipitosa e irrituale, dopo l’annuncio spiegando le sue ragioni dalle frequenze di Radio Vaticana, subito dopo che il cardinal Bagnasco aveva attaccato i giudici di Strasburgo accusandoli di ingerenze negli affari italiani (da quale pulpito) e di aver scavalcato la nostra magistratura. Forse Bagnasco non sa della sfilza di sentenze pronunciate nei tribunali italiani a favore di coppie che,  per ragioni di salute,  chiedevano di poter contravvenire ai medievali diktat della Legge 40?

Ignazio Marino

Sentenze che anticipavano quella dei giudici di Strasburgo, e perfettamente in linea con essa, pur non facendo giurisprudenza (la sentenza della Corte europea, invece, è fonte primaria). Incurante di tutto questo il ministro Balduzzi continua a parlare di «questioni di legittimità giuridica da verificare», di non meglio precisate questioni tecniche, rispolverando espressioni inaccettabili come «stato giuridico dell’embrione» che non sentivamo più dai tempi delle crociate dell’onorevole Paola Binetti e dei cattolici di vari schieramenti per imporre la Legge 40. Fra le forze che sostengono il governo Monti solo i Radicali hanno manifestato un chiaro dissenso. E un partito di centrosinistra come il Pd come la pensa?

Nelle settimane scorse colpiva il silenzio assordante del segretario Pier Luigi Bersani. Nel libro intervista Per una buona ragione uscito nel 2011 (Laterza, a cura di Sardo e Gotor) dichiarava di aver votato sì all’eterologa e affermava che «la Legge 40 ha mostrato delle incongruenze di ordine logico e morale che per fortuna la giurisprudenza sta correggendo con sentenze equilibrate». Dalla festa di Bologna qualche giorno fa, invece, dopo aver accennato al fatto che «questa sentenza della Corte europea dovrebbe essere l’occasione per la rivisitazione della Legge 40 secondo due o tre punti», in linea con il ministro Balduzzi, Bersani ha dichiarato che «questa sentenza contiene aspetti tecnici che il governo deve valutare al di là del merito della Legge 40». Una affermazione quanto meno contraddittoria, e che lascia trasparire un certo disagio nel trattare temi che riguardano i diritti civili e la bioetica. Impressione che trova conferma nella totale assenza di questi temi dai dibattiti delle feste del Pd di queste settimane cruciali per siglare l’accordo con l’Udc di Casini.

Disagio che abbiamo toccato con mano anche quando, nel classico “giro di opinioni” per questa storia di copertina, esponenti di primo piano di area cattolica del Pd hanno preferito non parlare, adducendo motivazioni del genere: «Ora ho la testa da una parte», oppure «Non ho ancora avuto il tempo di leggere la sentenza» e via di questo passo. Qualcuno è stato più onesto, ammettendo che  «é meglio far passare questo momento di buriana nel partito» prima di affrontare tematiche cosiddette eticamente sensibili.

Pierluigi Bersani

E in chi scrive torna alla memoria il cerchiobottismo dell’allora segretario del Pd Piero Fassino che, pur schierandosi a favore del referendum sulla Legge 40, non impegnò davvero il suo partito nella battaglia referendaria, che dopo la bocciatura del quesito unico abrogativo della legge (proposto dai Radicali), esigeva una campagna di informazione capillare per spiegare quei quattro contorti e troppo tecnici  quesiti agli italiani che intanto la Cei  e il Governo Berlusconi invitano ad” andare al mare” . Ma forse merita anche ricordare qui che fu proprio Fassino a proporre il voto a scrutinio segreto sulla Legge 40 imposta dal centrodestra e che il gruppo della Margherita votò in modo compatto. (fra loro molti parlamentari che oggi militano nel Pd). Tempi lontani? Speriamo, insieme alle coppie che soffrono i divieti della legge 40 e ai tanti malati che hanno bisogno  di quella ricerca che la norma contribuisce a bloccare in Italia. Intanto però Bersani, sempre a margine della festa di Bologna, ventilava la possibilità «che il governo possa decidere di acquisire pareri in Parlamento prima di presentare ricorso contro la sentenza della Corte europea», con lo stesso meccanismo delle audizioni che all’epoca della discussione parlamentare sulla Legge 40 furono tantissime e contrarie alla norma, ma alla fine non furono tenute in nessuna considerazione.

Intanto, mentre l’Idv stigmatizza la legge sulla  fecondazione assistita  come incostituzionale e Sel auspica una sua riscrittura, si fa sentire il disagio anche all’interno del Pd, da parte di esponenti dell’ala laica che nel 2004 e 2005 si batterono contro la Legge 40.

Fra i cattolici del Pd, invece, solo la voce del senatore e chirurgo Ignazio Marino si leva con forza e chiarezza: «La Legge 40, palesemente, è stata scritta senza tener conto delle conoscenze scientifiche attuali, senza considerare le tecniche mediche avanzate che sono utilizzate in altri Paesi e, tanto meno, le difficoltà e le sofferenze delle coppie non fertili o portatrici di gravi malattie genetiche e di quei malati che sperano nelle ricerche sulle staminali embrionali che la Legge 40 sta bloccando» ribadisce con passione il presidente della Commissione d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale. «Sarebbe saggio che il governo Monti si astenesse dal ricorso contro la sentenza della Corte europea e dal prendere una posizione che è evidentemente una decisione politica e non tecnica. Sarebbe opportuno accettare questa ennesima sentenza. Del resto – prosegue Marino – le sentenze sono ormai quasi una ventina e la magistratura ha dimostrato che  molte parti della Legge 40 sono incoerenti, ingiuste, contro la scienza e contro i principi di una costituzione repubblicana e laica. Insomma la soluzione non può che essere una: quella sentenza va del tutto riscritta». «Lo dico – precisa il senatore Pd – con grande rispetto del presidente del Consiglio. Nonostante in alcune occasioni non abbia votato la fiducia al governo, prendendo posizione diversamente dal mio partito, penso che stia svolgendo un compito difficile e importante, ma qui stiamo parlando di una legge che così come era, prima dell’intervento dei tribunali, esercitava un a violenza inaudita sulle donne perché, a prescindere dalla loro età e condizione di salute, imponeva l’impianto contemporaneo di tre embrioni. Ora – sottolinea Marino – si può essere credenti o non credenti, si possono avere idee diverse, ma la differenza vera è fra pensanti e non pensanti, perché solo i non pensanti possono scrivere che l’impianto di tre embrioni in una donna di 20 anni sia lo stesso che in una di 42.  La legge è così incoerente che impedisce la diagnosi obbligando la donna, che scopre poi con l’amniocentesi di avere in grembo un feto affetto da una malattia genetica gravissima a ricorrere all’aborto. Una legge così assurda da imporre che le cellule staminali embrionali abbandonate non possano essere usate a fini di ricerca. Un legislatore in uno Stato laico non impone principi etici». Per giunta principi “etici” fondati su diktat vaticani. E che anche un uomo di Chiesa come il cardinal Martini rifiutava. Basta andare a rileggersi quel Credere e conoscere (Einaudi, 2012) che il Cardinale da poco scomparso ha scritto con Ignazio Marino.

Un volume in cui Martini avanza proposte come dare gli embrioni abbandonati alle donne single e apre alla ricerca sulle staminali, si dice contro l’accanimento terapeutico e afferma che non si può ignorare il progresso della scienza. «La storia insegna – scriveva Martini – come la chiusura aprioristica della Chiesa, e delle religioni in genere, di fronte a inevitabili cambiamenti legati al progresso della scienza e della tecnica non sia mai stata di grande utilità. Galileo docet». Parole che dovrebbero servire anche a rassicurare i cattolici del Pd. E il segretario del partito, fin troppo preso dalla questione delle alleanze. «Bersani dovrebbe dire ciò che realmente pensa, io credo che lui non sia d’accordo con la Legge 40, ma qualcosa potrà cambiare solo quando il Pd comincerà a praticare l’esercizio di affermare sì e no chiari», commenta Marino. E aggiunge: «In questo momento molte attenzioni all’interno del Pd sono rivolte alla somma matematica di alcune centinaia di migliaia di elettori che può portare un insieme di piccole formazioni. Ma quel calcolo per tornare al potere a me, Ignazio Marino, non interessa. Mi interessa modernizzare il Paese. Per questo bisogna avere idee chiare, pronunciarle a voce alta e vedere se esiste una maggioranza a sostegno di quelle idee». Anche perché i cittadini, il Paese reale, su questioni di diritti civili e che toccano la vita di tutti sembrano molto più avanti della classe politica che governa. «Andando in giro per l’Italia e incontrando tante persone – dice Marino – questo fatto è macroscopico. Ma colgo anche un certo senso di rassegnazione verso questa classe politica che non mostra segni di cambiamento. Anche per questo – conclude il senatore Pd – mi auguro che il governo non voglia perdere un pezzo di credibilità e autorevolezza facendosi trascinare in una battaglia di retroguardia in difesa di una delle leggi più ottuse e violente d’Europa». Per riaccendere il dibattito pubblico, superando questa fase di immobilismo, secondo il Radicale Marco Cappato «basterebbe un po’ di democrazia e di conoscenza, cioè qualche confronto televisivo davanti a milioni di persone. A quel punto – dice – Bersani non potrebbe permettersi di continuare ad operare contro la volontà del novanta per cento dei suoi elettori». E non si tratta solo di un discorso astratto. A Milano il Radicale Marco Cappato sta raccogliendo firme per sgretolare l’opposizione del vicesindaco Pd all’istituzione di un registro comunale per il testamento biologico approvata dal sindaco Pisapia. «Anche in questo caso, se la decisione sarà presa coinvolgendo i cittadini- conclude Cappato – l’opposizione del vicesindaco non basterà a bloccare una misura minima di civiltà. Proprio per impedire che la discussione sia relegata alle manovre di Palazzo abbiamo raccolto 6mila firme su una proposta di delibera di iniziativa popolare sul tema, che dovrà essere esaminata dal Consiglio entro l’anno».

da left-avvenimenti del l’8 -14 settembre

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Quel sapere che fa paura al potere

Posted by Simona Maggiorelli su aprile 28, 2011

 Vietato pensare. Il premier Berlusconi vorrebbe irretire l’autonomia critica e la memoria degli italiani. Ma le sue bugie hanno le gambe corte. Ala Festival Parole di giustizia a La Spezia il professor Stefano Rodotà parla dell’importanza della storia  e dell’impegno civile nel contrastare la barbarie culturale in cui sembra caduto il Paese

di Simona Maggiorelli

Lorenzetti Il Buon governo, Siena XIV secolo

Restituire un pezzo di memoria assume inevitabilmente un significato politico e civile, oggi in Italia. Anche se il professor Stefano Rodotà a proposito del suo Diritti e libertà nella storia d’Italia (Donzelli) si schermisce: «non voglio salire su un cavallo bianco -dice- ho solo cercato di rinfrescare il ricordo di certi fatti. Perché negli ultimi dieci anni anche in Parlamento si raccontano cose che nessuno anni fa avrebbe osato, perché si conosceva la storia di questo paese». Un attacco alla storia, (vedi i manifesti scandalo sulle Br in procura) che va di pari passo con l’attacco del Premier alle istituzioni. E non solo. Su  questi temi, in occasione della presentazione del libro al Festival Parole di giustizia il 13 maggio a La Spezia abbiamo rivolto alcune domande al professore emerito di diritto dell’Università La Sapienza.

Professor  Stefano Rodotà, dopo aver denunciato l’attacco alla Costituzione, ora lei parla di decostituzionalizzazione. Una deriva ulteriore?

Sì, si usa la riforma della giustizia per eliminare in radice garanzie che la Carta prevede. Là dove, per esempio, è detto che la magistratura dispone direttamente della polizia giudiziaria si leva “direttamente” e si dice “secondo le modalità della legge”. Così una maggioranza qualsiasi potrà far fuori le garanzie sancite dalla Costituzione e protette dalla sua rigidità. E si potrà passare una serie di poteri a maggioranze ordinarie come l’attuale: blindata, che vota qualsiasi cosa. Intanto il Parlamento è stato ridotto a luogo di registrazione passiva della volontà del presidente del Consiglio e l’ altro sistema di controllo, di contropotere, di contrappeso necessario in ogni democrazia- la magistratura- è sempre più preso di mira».

Stefano Rodotà

 Berlusconi parla di magistrati «eversori», stigmatizza la Corte costituzionale «covo di sinistra». Calunnia, altera la verità, anche quella storica. Perché una parte di italiani continua a credere alle sue falsità?

Questa è la domanda chiave. Di risposta non ce n’è una sola. Al primo punto c’è l’informazione in Italia. Non dobbiamo cadere nella trappola berlusconiana che addita alcuni talk show come eretici nei suoi riguardi quando tutte le ricerche dicono che l’opinione pubblica si forma soprattutto con il Tg1 e il tg5. Che non riferiscono una serie di fatti oppure ne danno la versione di B. Perfino l’Autorità delle telecomunicazioni- che pure non brilla di attivismo in queste materie- ha dovuto dire che non si può diffondere ogni giorno un comunicato o un video di B. Secondo punto: il Premier ha costruito intorno a sé, non “un sogno” come è stato detto, ma un blocco sociale su interessi come l’evasione fiscale. Per lui «l’evasione fiscale è legittima difesa». Da qui l’abbassamento della soglia di tutte le regole. Così accanto alle leggi ad personam, ecco l’eliminazione del falso in bilancio, di cui B. si è servito. Una “semplificazione” che fa scendere la legalità nella stesura dei bilanci. Parlo di un blocco sociale, dunque, costruito sui peggiori aspetti della società italiana come il non pagare le tasse. Anche se qualcosa comincia a scricchiolare: con questa crisi le piccole e medie imprese non riescono a stare sul mercato, i problemi che devono affrontare sono assai più vasti. Poi a tutto questo va aggiunto un terzo elemento: la debolezza dell’opposizione che, a mio avviso, ha regalato forza a B.

 B. dice che la sinistra è triste ed «ha una ideologia disumana e crudele». E alla convention dei Liberal del Pd Bill Emmott risponde che non va sottovalutato: «la sinistra ha una cultura del dolore». Così Enzo Bianco rilancia: «dobbiamo sorridere di più». Perché continuare a rincorrere B. sul suo terreno?

Per lungo tempo è stata sopravvalutata la capacità di comunicazione di B. E si è pensato che adeguandosi al suo modello lo si sarebbe sconfitto. Non è accaduto. Proprio per l’asimmetria di potere: se io scelgo il modello media e i media sono di un altro, lotto con una mano legata dietro la schiena. Intanto si è persa la strada storica del rapporto con la società. Qualcosa, però, sta cambiando. La manifestazione delle donne, degli studenti, del lavoro e del precariato ci dicono di una ripresa di reazione sociale. E non sono più «i ceti medi riflessivi» di cui parlava Paul Ginsborg all’epoca dei girotondi. Ora la reazione che ci si deve aspettare dall’opposizione è che trovi i giusti canali di comunicazione con questo mondo che va in piazza e che ha bisogno anche di una sponda politica. Fin qui le reazioni sono state vecchie, impaurite e sbagliate. Si è detto non possiamo arrenderci al movimentismo. Come se non fosse qualcosa che sta avvenendo nella società…

Dal suo libro emerge l’abisso fra uno Stato ancora in formazione che paventava lo strapotere della Chiesa e gli ultimi quindici anni in cui lei scrive: «si è assistito a pratiche politiche e a leggi che quanto più si avvicinavano alle richieste della Chiesa tanto più si allontanavano dalla Costituzione». Siamo sempre più lontani dal resto d’Europa?

Nettamente e non è una valutazione preconcetta o ideologica. Prendiamo un dato di realtà: si discute in Parlamento di testamento biologico lasciando strada aperta a una posizione della Chiesa veramente violenta che parla di «indisponibilità della vita e di limiti invalicabili». Ora se noi andiamo in Germania, Francia o in Spagna non solo lì le norme sul biotestamento ci sono e da tempo, ma sono in forme tali che in Italia l’opposizione neanche penserebbe di proporle perché verrebbe accusata di chissà quali nefandezze, Siamo prigionieri di questo meccanismo: da noi vengono presentate come questioni di fede questioni che evidentemente di fede non lo sono come il diritto a rinunciare a idratazione e nutrizione forzata. Quelli della Chiesa diventano da noi punti di vista che pesano nella discussione politica al punto da frenarne l’autonomia e l’intelligenza. Perché c’è una presenza della Chiesa più intensa che altrove, ma anche per una politica debole. Per cui il Pdl si presenta come fedele braccio secolare delle volontà del Vaticano e non per reale adesione culturale, ma per averne sostegno. La debolezza della politica italiana ha aperto varchi enormi all’iniziativa della Chiesa.

 Il vice presidente del Cnr, Roberto de Mattei ha organizzato un convegno contro l’evoluzionismo e uno sul fine vita in cui si attacca il protocollo di Harvard. Cosa ne pensa?

De Mattei è libero di dire ciò che vuole ma rivestendo una carica istituzionale – perché il vertice del Cnr è nominato dal Governo – ha il dovere di rispettare l’opinione altrui e di non usare il denaro e il ruolo pubblico per fare propaganda a tesi che, per usare un eufemismo, hanno uno statuto scientifico molto debole. Ormai non c’è più confronto, si rifiuta il punto di vista dell’altro quando non lo si ritiene conforme alla propria particolare situazione. E’ il dato devastante introdotto dalla logica del berlusconismo che ha come regola la negazione dell’altro. Lei lo ricordava all’inizio: “tutti comunisti”, “tutti nemici della famiglia”; con questa premessa non è possibile guardare alla società italiana tenendo aperta la discussione. Il punto drammatico è la regressione culturale, che è anche regressione del linguaggio. Uno non si scandalizza moralisticamente della barzelletta di B. ma della degradazione dell’altro che c’è nel suo linguaggio, che poi è quello leghista. Non a caso si attacca un luogo di formazione del pensiero critico come la scuola pubblica: si vuole azzerare la capacità dei cittadini di valutare. Ma cattiva cultura produce cattiva politica, ed è ciò che stiamo vivendo. Anche per questo quando Donzelli mi ha proposto di rimettere in circolazione quel libretto aggiornandolo ho accettato. In una altra situazione avrei detto no, ci sono molti materiali. Ma oggi si va perdendo anche la memoria dei fatti elementari. Il Premier, per esempio, lamenta di non poter fare provvedimenti. C’è un travisamento della realtà istituzionale tanto che si imputa alla Costituzione e al Parlamento l’impossibilità di muoversi. Ma basta pensare che in un solo anno, il 1970, sono stati approvati l’ordinamento regionale, il divorzio, lo statuto dei lavoratori, le norme sulla carcerazione preventiva, in sequenza rapidissima… E negli anni successivi le norme sulle pari opportunità sul lavoro, l’aborto, la riforma dello stato di famiglia. C’era una cultura politica e in Parlamento si andava per discutere davvero. Non mi meraviglia che un periodo come quello, in cui si attuava la Costituzione per i diritti e le libertà, oggi venga demonizzato.

da left-avvenimenti

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Un popolo di bambini

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 20, 2011

Pietro Marcenaro

Il senatore del Pd Pietro Marcenaro ha guidato la prima inchiesta parlamentare sulla condizione di Rom , Sinti e Camminanti in Italia. Lo abbiamo incontrato per saperne di più

di Simona Maggiorelli

«La scelta di conoscere è una decisione di per sé politica perché interrompe la spirale pregiudizio-ignoranza. E il fatto che si tratti di un’inchiesta parlamentare (di un’indagine che per la prima volta viene fatta su Rom e Sinti nel Parlamento italiano) gli conferisce un particolare valore». Così il senatore del Pd Pietro Marcenaro presenta il lavoro d’indagine durato oltre un anno della Commissione straordinaria dei diritti umani da lui presieduta. «E mi pare anche da sottolineare che questo nostro rapporto è stato approvato da tutti i gruppi parlamentari. Se è vero che c’è una destra in Italia che ha particolarmente giocato la carta della xenofobia e del razzismo – sottolinea Marcenaro – sbaglieremmo se pensassimo che sia un problema solo della destra. L’ignoranza verso i Rom e Sinti è un problema che ci riguarda tutti».
Tanto che la violenza delle leggende metropolitane sui Rom, in Italia, trova sponda anche sui media e nelle aule di tribunale.
«Su questo – prosegue Marcenaro – posso raccontare anche un’esperienza personale. A dicembre sono andato a trovare in carcere Maria, una ragazza che è stata condannata in seguito all’accusa di aver tentato di rapire un bimbo. In questo carcere minorile di Nisida vicino a Napoli la sezione maschile è piena di giovani “militanti” nelle famiglie camorristiche e con reati di sangue. La parte femminile di quel carcere, invece, è composta solo ed esclusivamente da ragazze rom. La stessa cosa l’ho verificata a Torino. Nel libro di Luca Cefisi Bambini ladri (Newton Compton) si ricostruisce il fatto che dal 1945 a oggi fra le tante le denunce che ci sono state di Rom che avrebbero rapito dei bambini solo in quattro casi sono stati avviati dei giudizi per tentato rapimento. Quello di Maria è l’unico caso di condanna in 60 anni. Ed è stata emessa da parte di un tribunale che anche successivamente ha confermato un forte orientamento razzista. C’è un documento, che ora dovrebbe essere al vaglio del Consiglio superiore della magistratura, nel quale viene respinta una domanda di assegnazione a pene non detentive perché si tratta di un Rom. L’appartenenza alla comunità rom, per quel tribunale, implica che una persona non possa scontare la pena in altro modo…
Dall’ inchiesta parlamentare che immagine emerge dei Rom e Sinti che vivono in Italia?.
In primis emerge che si tratta di un popolo di bambini. Su 5mila persone che vivono nei campi di Roma, per esempio, i bambini con meno di 14 anni sono il 67 % e le persone con più di 60 anni sono circa il 2,9 % (contro il 25 % della media italiana). Che queste persone vivano molto meno del resto degli italiani è un sospetto ben concreto.
Nel giugno scorso fra le  92 raccomandazioni che il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha fatto all’Italia, ben 10 riguardano la condizione di Rom e Sinti.
La loro condizione è difficile in tutta Europa, tanto che è considerata uno degli standard per una politica dei diritti umani e di lotta contro le discriminazioni. Ma in Italia c’è un fenomeno che gli altri Paesi non hanno: “la campizzazione” dei Rom e Sinti. Ovvero, la vita in discarica, perché tali sono la maggior parte dei campi. Di solito noi non li guardiamo. E anche chi li guarda, vede i campi come in una fotografia, un’istantanea. E poi passa oltre. Invece provi a immaginare di trovarsi davanti a un lungo film. Ci sono tre generazioni di Rom e Sinti che hanno conosciuto solo la discarica per vivere. Qui sono nati e cresciuti dalla metà degli anni Sessanta. Oltre il 60% delle persone che abitano in questi campi-discarica hanno una cittadinanza di paesi della ex Jugoslavia, il 20 % circa sono Romeni arrivati più di recente. Ma se invece della cittadinanza lei va a vedere dove sono nati, scopre che più del 50 % sono nati in Italia. Accanto a loro ci sono persone che non sono nemmeno apolidi perché sono prive di qualsiasi elemento di identità ufficiale. Ma i loro figli e nipoti sono nati qui. Sono una parte di quei minori nati in Italia, figli di immigrati e a cui non vien riconosciuta la cittadinanza italiana. E in questo caso la situazione è ancora più dolorosa perché è passato molto tempo. E’ mezzo secolo che esiste questa realtà dei campi rom e, ripeto, c’è solo in Italia in questa forma e con queste caratteristiche.
Così come solo in Italia si continua a parlare di nomadi?
C’è ancora questo equivoco enorme. Quando i nomadi sono solo il 2 o il 3 % al massimo. Anche i Rom e Sinti venuti dall’Est non lo erano già più. Oltrecortina dove nessuno si poteva muovere pensiamo forse che li lasciassero essere nomadi? Erano già stati tutti “sedentarizzati” da tempo, poi vennero obbligati nuovamente a “ziganizzarsi”.
Quali soluzioni immagina per il problema campi?
Semplicemente bisogna cominciare a smantellarli, iniziando dai più degradati. Al contempo, come ha detto il presidente dell Repubblica Giorgio Napolitano quando è andato a far visita alla famiglia dei quattro bimbi morti nel rogo, «bisogna trovare delle soluzioni stabili ed accettabili». E vanno trovate confrontandosi con le persone. Ci sono già esempi positivi in questo senso, c’è tanta gente che lavora, che si impegna e che potrebbe costituire la base di una politica nuova.
Per quanto riguarda la scolarizzazione?
Anche per quanto riguarda le scuole dobbiamo intervenire. Proprio perché parliamo di un popolo di bambini. Ma non si può pensare che la faccenda della scuola sia disgiunta da come si abita, dal fatto se ci sono luce e acqua o meno. Occorre anche concorrere a creare un clima diverso fra i banchi. Chi di noi manderebbe suo figlio in una scuola dove, appena entrati, si sente scattare un giudizio, uno stigma? Importantissimo poi, specie in situazioni di forte deprivazione, anticipare i momenti di socializzazione, costruire asili e scuole materne che coinvolgano le madri. Come è fondamentale che crescano mediatori culturali fra gli stessi Rom e Sinti. Dobbiamo investire su questo consentendo loro di poter lavorare ed essere retribuiti, non limitandoci solo a dare loro accesso a una formazione.

Quanto a quello a cui accennavamo all’inizio riguardo ai pregiudizi che circolano anche in certe aule di tribunale?
Ci sono delle leggi e dei principi che vanno rispettati. Questo riguarda tutti. Ma non si può passare dal punire chi ha compiuto dei reati a colpevolizzare un’intera comunità. Se uno compie un reato la comunità ha il diritto di non essere trattata come colpevole.
Le nostre leggi però non sempre sono eque con i Rom e Sinti. Cosa pensa della legge 482 del’99 che non li riconosce fra le minoranze linguistiche?
Proprio l’altro giorno, con la firma di tutti i gruppi, abbiamo presentato due proposte di legge: una di “riparazione”, per includere il genocidio dei rom nella nostra Giornata della memoria, un genocidio che sciaguratamente è stato  cancellato dalla memoria collettiva. La seconda riguarda appunto il riconoscimento della lingua Rom e Sinti fra le minoranze linguistiche da tutelare. Norme, è vero, che toccano fatti simbolici, ma anche i simboli contano. Sono aspetti della nostra cultura che dovranno cambiare ma, ahimé, nella società non cambiano automaticamente con i tempi della politica.

da left-avvenimenti

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A sinistra, un fronte comune

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 10, 2011

Partito democratico (Pd), Sinistra ecologia e libertà (Sel) e Federazione della sinistra (Fd) in piazza il 17 marzo per costruire una forte opposizione alle destre. La proposta del segretario di Rifondaziona comunista Paolo Ferrero

di Simona Maggiorelli

Paolo Ferrero

«Costruire un fronte dell’opposizione con Sel, il Pd e l’Idv e lavorare per una mobilitazione nel Paese. Se è vero che questo governo ha tratti di regime bisogna costruire una risposta adeguata anche con uno sciopero generale». Così il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero lancia la proposta di una manifestazione unitaria che veda insieme la Federazione della Sinistra (Fed) e gli altri partiti di opposizione, di sinistra e di centrosinistra. «Solo da un movimento di popolo – chiosa Ferrero – può cominciare a prendere forma uno schieramento elettorale che metta al centro la difesa e lo sviluppo della Carta, il lavoro, i diritti civili. Per evitare il presidenzialismo populista e un’uscita a destra dalla seconda Repubblica».

E l’evocato comitato di liberazione nazionale con Fini?

Un parallelo sbagliato. Il Cln non lo fecero quei gerarchi che misero Mussolini in minoranza nel Gran Consiglio del fascismo, lo fecero gli antifascisti. Fini ha votato le leggi ad personam, i provvedimenti anticostituzionali sul lavoro, la riforma Gelmini, tutti i provvedimenti del Premier. Uno schieramento così perderebbe a destra e a sinistra. D’Alema ha proposto una legislatura costituente, cioè che cambi la Costituzione. Vendola è per una sua modifica? Io no. Penso che la Carta vada difesa e vivificata. E quale legge elettorale si farebbe? Io sono per il proporzionale. Vendola e D’Alema vogliono un doppio turno alla francese con il presidenzialismo come Fini? Per non parlare delle questioni che si aprirebbero sul terreno delle politiche economiche. Operazioni politiciste servono solo a rafforzare Berlusconi, sempre più blindato in Parlamento.

Obiettivo primario ?

La costruzione di un sistema parlamentare plurale a base proporzionale. Senza questa legge elettorale Berlusconi non avrebbe governato. Non è maggioranza nel Paese. L’attuale sistema elettorale, con un gioco di scatole cinesi, consente a lui e alla destra di avere la maggioranza assoluta dei deputati. Con lo stesso meccanismo Mussolini andò al governo. La legge Acerbo era identica alla porcata di Calderoli. Che poi in Parlamento si possa discutere con Casini sulla legge elettorale non è un problema, ha sempre proposto il sistema alla tedesca. Ma la proposta di Nichi Vendola di aprire ora a Fini e Casini è un errore molto grave, perché basterebbe che Idv, Sel e Fed si dicano indisponibili a un accordo elettorale con Udc e Fli perché il Pd non possa reggere da solo quell’accordo e sia costretto a cambiare strategia.

Il Paese però sembra inerte

No, ci sono dei segnali di vitalità. Penso alla manifestazione della Fiom che lego alla scelta politica degli operai di votare no all’accordo Fiat. Segno che gli operai non credono più alla favola che permettere ai padroni di fare quello che vogliono serva a portare a casa qualcosa. E’ un no consapevole perché la Fiat ha preso un sacco di soldi pubblici ed è l’unica azienda dell’auto in Italia perché ha impedito che altri ci fossero.

Un altro segnale è venuto dalle manifestazioni degli studenti?

Sì. La loro protesta ha elementi di analogia con le rivolte nel Nord Africa. E’ stata tolta loro ogni prospettiva. E’ una generazione che studia in una università taglieggiata, destinata a un lavoro precario e a non maturare la pensione. La loro rivolta è a una condizione strutturale, non è uno stato d’animo. E poi c’è stata la manifestazione delle donne che andava molto al di là della contestazione a Berlusconi. Poneva questioni più ampie. Ma non c’è stata risposta politica. Balza agli occhi che gli unici che non sono riusciti a combinare una grande manifestazione sono i partiti. Possibile che gli studenti, le donne, gli operai siano scesi piazza e che per il centrosinistra e per l’opposizione sia solo notte e nebbia?

Perché una manifestazione a  sinistra il 17 marzo?

L’unità d’Italia vuol dire l’unità dei diritti, significa difendere il contratto nazionale di lavoro, la sanità ecc. L’Italia non l’ha fatta solo Vittorio Emanuele, ma anche Giuseppe Di Vittorio. Certo non è una risposta compiuta ma un inizio di interlocuzione. Perciò dico che bisogna fare una proposta unitaria che permetta al Pd uno sblocco a sinistra della crisi. Vendola invece si mette dentro lo scenario disegnato dal Pd, contribuendo alla sua deriva politicista.

In Italia c’è un forte attacco all’identità delle donne. Da parte di una politica succube del Vaticano. In questo quadro Vendola dice «Basta anticlericalismo»

Se Vendola, inseguendo un modello presidenzialista, vuole fare il capo di uno schieramento che tiene dentro la Binetti, Fioroni ecc, capisco faccia concessioni all’integralismo cattolico. Al contrario, se guardiamo alla realtà, vediamo come in Italia non c’è un problema di anticlericalismo ma piuttosto di clericalismo. La Chiesa esercita un peso esorbitante, non sulle scelte della gente, ma sulle élite politiche. Un peso che a volte ci fa sembrare più simili a una teocrazia islamica che a una democrazia occidentale. Leggi per il divorzio e l’aborto oggi non sarebbero approvate dal parlamento. Penso che centrale sia fare in modo che la laicità presente nel Paese sia rappresentata anche dal punto di vista politico-culturale. Bisogna superare questa subalternità per cui sembra sempre che i valori ultimi li difenda il papa. Quando invece il tasso di violenza delle posizioni vaticane riguardo alle donne e alla questione dell’aborto che è pazzesco. E si è giunti a un punto tale che quando uno lo denuncia non passa sui media. Non lo si cita nemmeno per stigmatizzarlo, viene semplicemente oscurato. E’ una sorta di regime mediatico che non usa l’olio di ricino ma la censura.

Nelle  rivolte in  Medioriente, invece, segni di laicità?

Dalla Libia e da tutto il Nordafrica (senza cancellare le  specificità) si leva una forte domanda di libertà e di giustizia. Una ribellione ai regimi ma anche all’assenza di prospettive dovute alla gestione capitalistica della crisi. Il peso dell’integralismo islamico pare limitato e comunque non egemone. Il problema è  che non c’è nessuna assunzione di responsabilità da parte dell’Europa che non siano la riproposizione della follia degli interventi militari. Si fa terrorismo sulle cifre, si paventando esodi biblici, si chiudono porte. Come se solo ora, con le rivolte, ci accorgessimo di un Nordafrica che abbiamo sfruttato con politiche di “cooperazione” che hanno razziato materie prime e creato latifondi.

Siamo “complici” di un genocidio in Libia?’

Quello che è certo è che fra Berlusconi e il tiranno Gheddafi non ci sono solo “affinità elettive” e amicizie con oligarchi come Putin. Ma anche affari e un rapporto assassino con i migranti. Sono complici nell’arrestare, affamare e stuprare i migranti che via Libia cercano approdo in Italia.

Basta oggi dire nullo il trattato Italia-Libia?

Bisogna smontare il regime. Con le relazioni diplomatiche. Non con la guerra. E costruire poi politiche di cooperazione per uno sviluppo che riconosca libertà e giustizia sociale.

Solo ora Massimo D’Alema scopre i diritti umani violati in libia?

Il centrodestra è complice, sodale. Quella di D’Alema è ipertrofia di realpolitik, la stessa che ha portato al riconoscimento del Kosovo, uno stato indagato per traffico di organi, di droga, di armi.

Mentre il Premier e’imputato per concussione e prostituzione minorile e il Pd apre alla Lega?

E’ miopia politicista. La Lega che non è «una costola della sinistra» ma un partito razzista. E ribadisco: l’idea di sconfiggere Berlusconi con manovre di palazzo o con alleanze innaturali è completamente sbagliata.

da left-avvenimenti del 4 -10 marzo

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Testamento biologico. Daremo battaglia

Posted by Simona Maggiorelli su febbraio 6, 2011

Proprio nell’anniversario della morte di Eluana il Consiglio dei ministri vara una strumentale giornata nazionale degli stati vegetativi. E dal 21 febbraio torna in Aula la proposta di legge Calabrò che limita  il diritto di autodeterminazione. E la presidente dell’Associazione Luca Csocioni, la deputata Maria Antonietta Coscioni promette: ” non resteremo in silenzio”

di Simona Maggiorelli

Onorevole Coscioni Il Tar della Lombardia ha bocciato come “illegittima” la disciplina varata nel 2008 dalla Giunta Formigoni perché il termine fissato delle 22 settimane contrasta con la legge la 194 sull’aborto. il Presidente della Regione Lombardia ha commentato: «questa sentenza è antiscientifica». Che dire?
Il commento del presidente della Regione Lombardia è ridicolo e neppure da prendere in considerazione. Roberto Formigoni non credo abbia alcun titolo per stabilire quello che è o non è scientifico. La sentenza comunque stabilisce non tanto la scientificità della “disciplina” Formigoni, quanto il fatto che ha prevaricato i suoi compiti e funzioni. Non è materia che debba e possa essere disciplinata dalle Regioni, ma dallo Stato.

Ignorante anche della tradizione cattolica di seppellire i feti abortiti in terra sconsacrata, il presidente Formigoni gli fa il funerale con tutti i crismi. Cosa è accaduto in Lombardia? Ci sono altre Regioni che ne seguono l’esempio?
Anche il “nuovo” Piemonte del leghista Roberto Cota, se non sbaglio, segue la strada formigoniana. Speculazione? Demagogia? In Lombardia, ad ogni modo, è stata sistematicamente occupata la sanità, militarmente vorrei dire, da parte di Comunione e Liberazione e del suo braccio economico, la Compagnia delle Opere. E la sanità, è noto, costituisce un lucrosissimo affare: cliniche e ospedali devono soggiacere ai diktat di Comunione e Liberazione, come documenta il libro La lobby di Dio (Chiarelettere), di Ferruccio Pinotti, un giornalista peraltro cattolico. Lettura illuminante (vedi Left n.46 del 26 novembre 2010) su quello che accade in Lombardia e non solo in quella Regione.

La neonatologia ha dimostrato scientificamente che solo dalle 24 settimane il feto ha possibilità di vita autonoma. (La Carta di Firenze dice addirittura da 25 settimane). Perché la sinistra e le forze politiche progressiste stentano a fare proprie le acquisizioni della scienza lasciando che si continui a dare dell’assassina a chi abortisce?
Bella domanda. Però, riguarda il PD, e se si vuole Di Pietro e Vendola, non certo noi Radicali, che abbiamo promosso e animiamo un’associazione, la “Luca Coscioni”, che ha per suo obiettivo e ragione costitutiva la libertà di ricerca. Ricordo che il nostro slogan-programma è: “Dal corpo del malato al cuore della politica”, e questo significa appunto che crediamo che i cosiddetti temi scientifici, al pari di quelli che oggi si dicono etici, sono questioni sociali. Siamo anche gli unici ad aver organizzato due congressi mondiali, proprio per rendere “politici e sociali” queste questioni.

Per Mimesis sono appena usciti gli Atti del secondo congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica che avete organizzato al Parlamento Europeo. Anche in base a quell’iniziativa di respiro internazionale cosa pensa di certi media italiani che trasmettano servizi per dire che il feto in utero ci vede e che il feto di pecora sogna? Per non parlare poi dei casi di risveglio dal coma che sulla stampa vengono contrabbandati per miracolosi risvegli da stati vegetativi permanenti?
I danni che determina questo modo di procedere sono sotto gli occhi di tutti. La sistematica e pervicace disinformazione fa sì che queste questioni, che sono in realtà semplicissime e comprensibili da tutti, diventino ostiche. Lo abbiamo visto anche in occasione del referendum sulla legge 40 in materia di fecondazione assistita, ma potrei fare tantissimi altri esempi. Ma del resto, per tornare al caso Lombardia di cui parlavamo prima, si lascia che in certi ospedali siano affissi manifesti del sedicente Movimento della vita, dove si fa vedere un feto con fattezze ormai umane e la scritta: “Mamma, non uccidermi”. Ecco, se questa è la semina, il raccolto non può che essere quello che è. Il problema fondamentale è garantire e tutelare la volontà del paziente, dell’interessato; che al contrario è quotidianamente minacciata e pregiudicata.

Nel Libro bianco stilato dal sottosegretario alla Salute Roccella si equiparano gli stati vegetativi a una grave disabilità. Cosa ne pensa?
L’educazione e il buon gusto mi impediscono di dire cosa penso delle esternazioni e delle iniziative del sottosegretario Eugenia Roccella. Sono un quotidiano insulto all’intelligenza. Francamente mi riesce incomprensibile capire la ragione per la quale, con una furia sistematica demolisce tutto quello che ha caratterizzato e “segnato” i suoi primi vent’anni….

Il tribunale di Firenze il 12 gennaio ha detto sì al testamento biologico accogliendo il ricorso di un cittadino e sottolineando che la libertà di scegliere a quali trattamenti sottoporsi è garantita dalla Carta. Ma Casini chiede di calendarizzare il voto sul biotestamento. E per il 9 febbraio, anniversario della morte di Eluana, il Consiglio dei ministri ha indetto la Giornata nazionale degli stati vegetativi. Come  risponderete?
Posso dire che con le mie compagne e i miei compagni radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, dentro e fuori le istituzioni continueremo a dare battaglia, come abbiamo fatto finora; centuplicheremo i nostri sforzi. Il problema sarà quello di riuscire a coinvolgere i partiti di opposizione ma non solo: anche nel centrodestra ci sono personalità laiche sensibili a questi temi. Penso, per esempio, alla collega Chiara Moroni e ai tanti come lei, che mal sopportano la deriva clericale e vaticana di cui è preda il PdL o quello che ne resta. Per il 9 di febbraio, in particolare, nella sala Mappamondo della Camera dei Deputati con i colleghi Livia Turco, Ferruccio Saro,  e la stessa Chiara Moroni presenterò il libro Gli ultimi giorni di Eluana (Biblioteca dell’immagine) del professor Amato De Monte e Cinzia Gori che hanno accompagnato Eluana negli attimi finali. Fondamentale riguardo a questa battaglia  sarà il ruolo giocato dai mezzi di informazione: è il presupposto fondamentale, una corretta informazione. Non per un caso noi Radicali, Marco Pannella per primo, siamo preclusi dai programmi di approfondimento politico della RAI e di Mediaset. Se la ricorda l’ultima volta che ha visto Pannella a Porta a porta o a  Ballarò?.

dal settimanale left-avvenimenti

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Ignazio Marino: lenti nuove per la sinistra

Posted by Simona Maggiorelli su settembre 1, 2010

Il senatore del Pd e chirur racconta al settimanale Left-avvenimenti le priorità della politica in Italia, in un impietoso confronto con l’America di Obama: la svolta Usa sulle staminali. E le ricadute sociali della ricerca. Di fronte al progresso della scienza la politica non può chiudere gli occhi. E anche nel Pd serve una svolta

di Simona Maggiorelli

Ignazio Marino

Sembrava fatta. Barack Obama pareva riuscito a far digerire a cristiani e conservatori quella che il senatore Pd Ignazio Marino definisce «una svolta epocale». Ovvero un forte investimento pubblico su un promettente settore scientifico come la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Ma per tentare di fermare i test clinici appena avviati con l’ok della Food and drug administration, le lobbies religiose Usa si sono rivolte ai tribunali. E con una sentenza di 15 pagine un giudice distrettuale, pochi giorni fa, ha disposto il blocco dei finanziamenti federali alla ricerca con embrionali, perché in contrasto con una legge del 1996 contro «la distruzione di embrioni umani».

Una sentenza che, secondo Irving Weissman, direttore dello Stanford institute for stem cell biology and rigenerative medicine, intervistato dal Los Angeles Times rischia di imporre un nuovo, duro, stop alla ricerca Usa. Di fatto il presidente Obama, che dopo la sentenza ha ribadito di non voler abbandonare questo ambito di ricerca al privato, ora ha di fronte due strade: o ricorrere in appello o rivedere le linee guida.

Convinto sostenitore di Obama, ilsenatore Marino che da chirurgo ha lavorato a lungo negli Usa, commenta: «C’era da aspettarsi una reazione negativa della parte più conservatrice del Paese. E l’eco che sta avendo sui giornali oltreoceano prova quanto là le questioni di scienza tocchino la società e facciano discutere pubblicamente». Dunque non teme una retromarcia? «Non ho elementi per dirlo, ed è tutto da valutare quanto questa sentenza di tribunale possa incidere davvero. Ma soprattutto – sottolinea Marino – c’è ancora molto da riflettere sulla straordinaria svolta avviata il 9 marzo 2009 dalla decisione di Obama di eliminare le restrizioni sulla ricerca sulle staminali embrionali, fin lì esclusa dai finanziamenti pubblici. Una decisione presa in forte discontinuità con Bush, e nata anche per non far perdere agli Usa il ruolo di leader nella ricerca »
Intanto Berlusconi millantava: batteremo il cancro!
Lo ha scritto addirittura nel suo programma di governo. Obama firmando l’atto esecutivo pronunciò ben altre parole: «Non possiamo assicurare con certezza che troveremo le cure che cerchiamo». Nessuna promessa fallace, pur avendo la consapevolezza che bisogna cercare nuove cure con urgenza per quei malati che non hanno speranza. Con decisione e senso di responsabilità dobbiamo percorrere le acque “senza mappa” della ricerca.
La ricerca con embrionali a che punto è negli Stati Uniti?
In California la Geron corporation ha fatto molti test su roditori. Ma perlopiù avevano dato risultati negativi: si erano formate come delle cisti nei punti in cui erano state iniettate staminali embrionali. Poi questa complicanza è stata superata. Da ambienti scientifici americani so che queste cellule sembrerebbero trasformarsi in cellule di supporto neurale, ovvero cellule che servono per la continuità del nostro sistema nervoso. Iniettate in giovani pazienti costretti su sedie a rotelle da un trauma alla spina dorsale dovrebbero riuscire a ripristinare la comunicazione tra i nervi. Dovrebbero permettere, cioè, il percorso del segnale nervoso attraverso il midollo spinale e dunque portare al miglioramento quando non proprio alla guarigione.
Queste ricerche hanno ricadute sociali che la politica non può eludere?
All’assemblea nazionale del Pd il 21 maggio scorso ho cercato di dirlo: un partito moderno, come forza intellettuale e di pensiero, dovrebbe avere un’attenzione specifica ai drivers del futuro, scientifici e tecnologici. Scoperte o percorsi scientifici come questo di cui stiamo parlando devono interrogarci. Così come ci devono stimolare domande e progetti come la cellula artificiale di Craig Venter. L’ho incontrato di recente, sta lavorando con l’obiettivo ambiziosissimo di costruire nuove forme di vita biologica, in particolare microrganismi capaci di metabolizzare sostanze tossiche come quelle diffuse, per esempio, da una dispersione di petrolio. E ancora: come politici in Italia dovremmo domandarci quale è la decisione giusta da prendere sulle migliaia di embrioni congelati che si trovano nelle cliniche d’infertilità e che non verranno mai utilizzati per far nascere bambini.
Che fine ha fatto la costosa biobanca per embrioni congelati dell’ex ministro della Salute, Sirchia?
Quella biobanca ebbe un finanziamento importante e doveva raccogliere a mo’ di anagrafe tutti gli embrioni congelati sparsi nelle varie cliniche. Il finanziamento  fu varato ma il progetto è rimasto sulla carta. C’è da chiedersi: è più logico, intelligente o morale lasciarli così a perdere ogni vitalità o prelevarne cellule che potrebbero, forse, permettere a pazienti oggi immobilizzati di alzarsi? è sciocco far finta che tutto questo non esista. O pensare che si tratti di un dibattito fra Washinghton e Manhattan. Sono  temi di un dibattito con caratteristiche globali, epocale. Non si potrà impedire che migliaia di malati riprendano a sperare in una cura. E sarà difficile biasimare chi vorrà continuare a lottare contro la sua malattia cercando scientificamente una terapia.
In Italia non c’è una legge che proibisca la ricerca con embrionali ma i finanziamenti pubblici vanno solo a progetti con  staminali adulte...
è una situazione  paradossale: la legge 40 impedisce agli scienziati che si occupano di embrionali di prelevarle da embrioni. Ma non gli impedisce di importarne dall’estero. è incredibile l’ipocrisia di chi ha voluto la legge 40. E lascia sbigottiti il modo di procedere del governo Berlusconi. Perché un atto o è immorale e allora non si può chiedere a un altro di compierlo per te, oppure è un atto lecito e allora deve essere consentito. Io ho cercato di dare un contributo. Ma in questa estate di occhi puntati sulle liti interne al Pdl, è passato sotto traccia. Nella legge Gelmini siamo riusciti a inserire un articolo a mia firma che permetterà di assegnare fondi pubblici alla ricerca non più su base discrezionale ma con il meccanismo internazionale della peer review. Significa che non saranno più ministri o altri a distribuire a piacimento i soldi. Le ricerche saranno valutate in base a un giudizio “fra pari”. Le commissioni giudicheranno anonimamente i progetti. Inoltre il 30 per cento dei “giudici” saranno scienziati stranieri. Insomma, la peer review porta un criterio di trasparenza che impedirà che si verifichino situazioni in cui, su base personale o ideologica, un governo o un ministero decide a chi dare o non dare i finanziamenti.
Come è accaduto in Italia.
Il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) raccomanda di inserire la bioetica nelle scuole superiori. Ma che tipo di
insegnamento passerebbe?

Sono sbigottito di questa proposta. Il Cnb è un organismo di nomina politica, designato dal governo in carica. La laicità contenuta nella nostra Costituzione  dovrebbe essere la nostra stella polare… non vorrei che nelle scuole, viste le politiche di questo governo, si spacciassero per nozioni scientifiche giudizi di natura etica. Sarebbe sbagliato, in ogni caso, indipendentemente da chi è al governo. Al contrario è fondamentale che siano finanziati programmi che diano agli studenti la possibilità di conoscere le scoperte scientifiche, come funzionano i laboratori di ricerca e i centri avanzati che esistono in Italia nonostante i feroci tagli ai finanziamenti.  E invece ecco cosa vorrebbe finanziare il governo di centrodestra, con una legge a primo firmatario La Russa, con Meloni e Tremonti: hanno chiesto fondi per 20 milioni di euro per aumentare il contatto dei nostri giovani con le caserme, perché vi trascorrano una settimana per imparare a sparare con la pistola.
E l’opposizione?
Ecco, noi di sinistra dovremmo dire che tipo di visione immaginiamo. Io immagino un tipo di società che usi la scienza per aiutare le persone che soffrono per malattia, per rispondere a chi si trova in difficoltà sociale, per offrire energia pulita…
Insomma, a sinistra serve una decisa svolta culturale?
Una sinistra che lavora e legge il nostro pianeta con le lenti e il dizionario del secolo passato è una cultura destinata a fallire. Abbiamo bisogno di lenti nuove e forse anche di dirigenti nuovi.

da left- avvenimenti del 27 agost0 2010

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Saramago, indignazione da Nobel

Posted by Simona Maggiorelli su ottobre 9, 2009

Lo scrittore portoghese è in Italia per presentare le sue acute riflessioni affidate a un blog. E ora a un libro. Eccone un piccolo assaggio

di José Saramago

Saramago

Saramago

Una buona notizia, diranno i lettori ingenui, supponendo che, dopo tanti disinganni, ve ne siano ancora. La Chiesa anglicana… ha annunciato una importante decisione: chiedere perdono a Charles Darwin, ora che si commemorano i duecento anni  della sua nascita, per il modo in cui lo ha trattato dopo la pubblicazione dell’Origine delle specie e, soprattutto, dell’Origine dell’uomo... Anche se Darwin fosse vivo e disposto a mostrarsi benevolo, dicendo «sì, perdono», la generosa parola non potrebbe cancellare un solo insulto, una sola calunnia, una sola manifestazione di disprezzo dei molti che gli caddero addosso. L’unica a trarne beneficio sarebbe la Chiesa anglicana, che avrebbe aumentato, senza spese, il suo capitale di buona coscienza. Ringraziamola comunque del suo pentimento, che forse spingerà il papa Benedetto XVI a chiedere perdono… a Giordano Bruno, cristianamente torturato, con molta carità e perfino al rogo su cui fu bruciato. Questa richiesta di perdono non sarà gradita ai creazionisti nordamericani. Fingeranno indifferenza ma è evidente che si tratta di un ostacolo ai loro piani. Un ostacolo per quei repubblicani che, come la loro candidata alla vicepresidenza, inalberano la bandiera di questa aberrazione pseudoscientifica chiamata creazionismo (settembre 2008).

Ateismo militante
(…) le religioni non solo non avvicinano gli esseri umani, ma vivono, loro stesse, in stato di permanente mutua inimicizia, nonostante tutte le arringhe pseudo-ecumeniche ritenute vantaggiose da una parte e dall’altra per occasionali e passeggeri motivi di ordine tattico. Le cose stanno così da che mondo è mondo e non si vede alcun indizio di un possibile cambiamento. Salvo l’ovvia idea che il pianeta sarebbe molto più pacifico se tutti fossimo atei. (febbraio 2009).

Dogmi
I dogmi più nocivi forse non sono quelli che come tali sono stati espressamente enunciati, quale è il caso dei dogmi religiosi, perché quelli fanno appello alla fede e la fede non sa né può mettere in discussione se stessa. Il guaio è che si sia trasformato in dogma ciò che, per sua natura, non ha mai aspirato ad esserlo. Marx per esempio, non ha dogmatizzato, ma sono subito spuntati pseudo-marxisti pronti a convertire Il capitale in un’altra Bibbia…(novembre 2008).
Berlusconi e Co.
Secondo la rivista nordamericana Forbes il gotha della ricchezza mondiale, la fortuna di Berlusconi ascenderebbe a quasi diecimila milioni di dollari. Onoratamente guadagnati, è chiaro, sebbene con non pochi aiuti esterni, come ad esempio il mio. Essendo io pubblicato in Italia dall’editrice Einaudi, proprietà di Berlusconi, qualche soldo glielo avrò fatto guadagnare. Una infima goccia d’acqua nell’oceano, ovviamente, ma che gli sarà servita almeno per pagarsi i sigari, ammettendo che la corruzione non sia il suo unico vizio… Ebbene, come di solito si sente dire, i popoli sono sovrani, ma anche saggi e prudenti, soprattutto da quando il continuo esercizio della democrazia ha fornito ai cittadini alcune nozioni utili a capire come funziona la politica e quali sono i diversi modi per ottenere il potere. Ciò significa che il popolo sa molto bene quel che vuole quando è chiamato a votare. Nel caso concreto del popolo italiano – perché è di questo che stiamo parlando e non di un altro (ci arriveremo) – è dimostrato come l’inclinazione sentimentale che prova per Berlusconi, tre volte manifestata, sia indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale. In effetti, nel paese della mafia e della camorra, che importanza potrà mai avere il fatto privato che il primo ministro sia un delinquente? In un paese in cui la giustizia non ha mai goduto di buona reputazione che cosa cambia se il primo ministro fa approvare leggi a misura dei suoi interessi, tutelandosi contro qualsiasi tentativo di punizione dei suoi eccessi e abusi di autorità? ( settembre 2008).

Che fare con gli italiani?
… è appena giunta la notizia delle dimissioni di Walter Veltroni. Ben vengano, il suo Pd è cominciato come una caricatura di partito ed è finito,senza parole né progetti, come un convitato di pietra sulla scena politica… Veltroni è responsabile, certo non l’unico, ma nell’attuale congiuntura, il maggiore, dell’indebolimento di una sinistra di cui era arrivato a proporsi come salvatore. Pace all’anima sua. ( febbraio 2009).
Tratto da José Saramago, “Il Quaderno” (Bollati Boringhieri)

l’intervista: ITALIA SVEGLIATI

Un quaderno di riflessioni acuminate. Nate in margine a fatti di cronaca. Ma non solo. Prima affidate con passione da blogger  all’immediatezza della Rete. Poi distillate in libro che, come è noto, ha avuto una travagliata vicenda editoriale. Rifiutato da Einaudi, vede ora la luce grazie a Bollati Boringhieri con il titolo Il Quaderno. E mentre si parla di un trasferimento in blocco di tutta la sua opera nel catalogo Feltrinelli (a partire dal prossimo romanzo Caino), Saramago arriva in Italia per presentare il suo nuovo libro e incontrare il pubblico. Prima tappa il 9 ottobre proprio a Torino, la città di Bollati Boringhieri ma anche dello storico marchio enaudiano acquisito dalla Mondadori di Berlusconi. Alle 21 il Nobel è al circolo dei lettori e il giorno dopo all’università. E poi ancora ad Alba, a Milano ( 12 ottobre) e a Roma (14 ottobre, al Teatro Quirino, con Marramao). In attesa di questi incontri dal vivo, left ha rivolto a Saramago qualche domanda via mail.
Il Partito del premier si chiama Partito della libertà. Che tipo di libertà propone agli italiani?
La libertà di aprire il cammino al fascismo. Molti italiani credono di vivere in paradiso, ma forse si sveglieranno all’inferno. Se, purtroppo, ciò accadesse che non cerchino altri colpevoli.
Freedom House e l’ Economist denunciano che libertà di stampa è venuta meno in Italia. Che ne pensa?
Qualsiasi persona, perfino la meno attenta, lo confermerà. Fredoom House e Economist non ci hanno detto niente di nuovo.
Perché la reazione degli italiani e del Partito democratico alle continue bugie del premier è ancora così debole?
Non chieda a un semplice scrittore portoghese che dica ciò che gli italiani dovrebbero essere i primi a sapere. Sono loro che hanno messo Berlusconi dov’è. Che decidano adesso cosa fare
C’è uno svuotamento della cultura?
La cultura italiana sta resistendo e continuerà a resistere. Si prendano come esempio Saviano, Eco, Fo, Magris, Flores D’Arcais e tanti altri che difendono la fortezza della dignità e della sapienza.
Simona Maggiorelli
(traduzione di Sonia Castillo)

da left-avvenimenti 9 ottobre 2009

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Ignazio Marino, la partita è ancora aperta

Posted by Simona Maggiorelli su settembre 25, 2009

di Luca Bonaccorsi e Simona Maggiorelli

Ignazio Marino

Ignazio Marino

Da medico ha permesso di fare chiarezza sul caso Englaro. Poi politicamente era inciampato sulla “questione morale” dello stupratore romano. Ma il chirurgo “americano”, il cattolico laicissimo, non si è scoraggiato e ha continuato a battersi. E non dà segni di voler cedere il passo.
Bersani oggi sembra avere la vittoria in tasca. La struttura del vecchio Pci sembra reggere e l’Opa sulla Margherita, l’operazione Pd, riuscire. Che segretario crede sarà?
Fossi in lui non sarei così sicuro. Il 25 ottobre, col voto alle primarie, il risultato potrebbe sorprendere. Bersani è vincente su 300mila votanti nei circoli. Non ci vuole uno scienziato per dire che i 4 milioni di persone, che mi auguro voteranno alle primarie, potrebbero esprimere un voto diverso. Comunque, se dovesse vincere speriamo faccia un partito inclusivo e non solo di una parte. Spero che pensi a un Pd laico, democratico e di sinistra. Che attragga le forze laiche che vogliono un Paese moderno.

I sondaggi la danno terzo. In tempi di “voto utile”, perché dovrebbero scegliere lei?
Perché sono l’unico che può dire dei sì e dei no. Chiari. Ed è importante perché il Pd deve avere un’identità. Pensate alla recente questione dei respingimenti in mare: il Pd rispose con tre posizioni diverse. Ma come fa un elettore a capire “cosa” vota, così? Noi siamo chiari e netti: no al nucleare, sì alle rinnovabili, no ai respingimenti, sì alle unioni civili, eccetera.
Se vince Bersani usciranno dal Pd i cattolici integralisti alla Binetti/Rutelli per formare un nuovo centro?
Non credo. Sono io quello incompatibile con personaggi come la Binetti, che ha già annunciato la sua uscita nel caso vincessi. Non ha mai detto che lascierebbe il Pd con Bersani. Comunione e liberazione ha appoggiato spesso Bersani, mai il sottoscritto. Bersani ha dalla sua gente come Letta che sul biotestamento vota con Berlusconi.
Cosa pensa del “grande centro cattolico” di Casini?
Non disturberebbe il Pd di Bersani che ha una visione anni 80, quella in cui le segreterie dei partiti fanno accordi e alleanze sulla testa degli elettori. Io immagino un Pd grande e aperto. In queste settimane ho incontrato un numero incredibile di persone che mi hanno detto: «Ero dell’Idv o socialista o repubblicano, mi sono iscritto al Pd per sostenerla». Lo fanno per la mia visione laica dello Stato. Il partito che immagino porta dentro di sé tutte queste energie e risorse. Io vorrei dentro i Socialisti, i Radicali.

Nella corsa per la segreteria c’è chi ha detto che la laicità “non basta” per dirigere un partito. La sua risposta è stata che la laicità è qualcosa di più ampio.
Conosco il sarcasmo su di me. Ma in questa campagna elettorale sono l’unico che ha sollevato con costanza temi come il diritto di cittadinanza per un bambino che nasce sul suolo italiano, il contratto unico di lavoro a tempo indeterminato con salario minimo garantito, il reddito di disoccupazione, il no al nucleare, la tutela dell’ambiente, la questione delle energie rinnovabili. Tante questioni puntuali su problemi che le persone oggi avvertono come importanti, a partire dal lavoro e dalla crisi economica. La questione della laicità non è il solo tema della nostra mozione. E poi la laicità non è solo un obiettivo, ma un metodo

In che cosa consiste un“metodo laico”?
Metodo laico significa che, quando si affronta un problema, ci si siede tutti intorno a un tavolo con l’idea che non si è portatori della verità. Vuol dire praticare il dubbio, cambiare idea. Dopo la discussione, “laico” significa impegno a sostenere con lealtà la linea che si è decisa insieme. Questo, fino a oggi, nel Pd è mancato.
Nel suo libro appena uscito per Einaudi Nelle tue mani scrive che il progresso della scienza oggi apre una sfida epocale. Ma norme come la legge 40 o il ddl Calabrò sul testamento biologico, in via di approvazione, legano le mani al medico, impedendogli di ricorrere alle terapie che ritiene più opportune.
Un medico oggi si trova ad affrontare sfide che prima non esistevano. Non solo la politica, ma tutta la società deve prepararsi a nuovi interrogativi. Ed è un bene, perché sono legati al fatto che la scienza e la tecnica stanno progredendo in modo straordinario. Rispetto al passato oggi disponiamo di tecniche che ci permettono di curare malattie che, solo quarant’anni fa, ci avrebbero fatto allargare le braccia rassegnati. C’era un solo modo per venire al mondo, si poteva fare poco per una coppia che aveva problemi di infertilità. Pochissimo si poteva fare se una persona smetteva di respirare o smetteva di nutrirsi. Oggi, per fortuna, esistono delle tecnologie che ci permettono di salvare tante vite. L’aspettativa di vita di una donna nata nel 1900 era di 45 anni, quella di una bambina del 2009 è quasi di 85 anni, una differenza straordinaria. Dovremo essere preparati a rispondere agli interrogativi di natura etica che il progresso della tecnica e della scienza ci pongono. Già oggi ci sono quelli che riguardano la ricerca sulle staminali, la possibilità di far nascere un bambino sano da una coppia che abbia delle malattie trasmissibili geneticamente. Sono le sfide intellettuali e culturali della nostra modernità.
Ma un Parlamento può dare delle risposte su questi temi a prescindere da ciò che dicono i medici?
Un Paese può decidere di non darsi una legge su una materia, ma quello che non può fare è darsi una legge che riguarda la scienza e la sanità senza tener conto dell’opinione scientifica e dell’opinione dei medici. Un’ovvietà? Non nel nostro Paese.
«Il dovere del medico – scrive nel nuovo libro – è non accanirsi. Deve sapersi fermare quando non c’è più nulla da fare anche se questo provoca sconforto». Ma lei racconta anche di una ragazza anoressica che rifiutava l’alimentazione artificiale. Un caso ovviamente del tutto diverso da quello di Welby e ancor più da quello di Eluana. Che cosa potremmo dire riguardo alla sospensione di terapie in questi tre casi?
Tre casi assolutamente differenti. Piergiorgio Welby, dopo molti anni di assistenza con un respiratore automatico, essendo arrivato a un punto in cui non poteva più nemmeno controllare la tastiera di un computer, dopo aver riflettuto e discusso tanto, dopo aver scritto una lettera al presidente della Repubblica piena di riflessioni profonde, decise di non avvalersi più di una tecnologia che riteneva “sproporzionata”. Anche senel Pd in molti, come Rosy Bindi e Paola Binetti, hanno detto che era eutanasia io penso invece che fosse un caso di libertà di scelta rispetto a una terapia. Una persona deve avere il diritto di scegliere se vuole utilizzare una terapia oppure no, l’esistenza di una tecnologia non deve costituire l’obbligo a usarla, come vorrebbe questo governo di destra con la legge sul biotestamento; una legge che rende obbligatorie idratazione e alimentazione artificiale a tutte le persone che entrano in uno stato di incoscienza. Welby era in una situazione in cui poteva e aveva il diritto di accettare o rifiutare le terapie. Una giovane donna anoressica che rischia di morire perché non si nutre è in una situazione diversa, perché ha un problema di natura psichica che dovrebbe essere affrontato con tutte le risorse possibili, aiutandola a superare la malattia. Qui bisogna usare tutto ciò che la medicina mette a disposizione per convincere la persona a curarsi. Comunque, non credo che una persona debba essere obbligata a una terapia. Per esempio non penso che una persona anoressica o un testimone di Geova che rifiuta una donazione di sangue per motivi religiosi debbano essere curati forzatamente.
Ma per certi casi è previsto il trattamento sanitario obbligatorio. E se Welby non poteva essere curato, e la morte sarebbe comunque sopravvenuta di lì a poco, diverso è il caso della ragazza anoressica che poteva essere curata con una terapia psichiatrica.
Io non sono uno specialista di malattie psichiche e nel libro scrivevo appunto della mia frustrazione di chirurgo, nel non saper aiutare qualcuno che volevo aiutare con tutto me stesso.
La Cei, il papa ed esponenti della Chiesa intervengono quotidianamente nel dibattito pubblico italiano su questioni bioetiche e sulle leggi. Ruini ha più volte ripetuto che la visione dell’uomo espressa dalla religione cattolica è un’antropologia e descrive la verità dell’uomo. Lei da medico cosa ne pensa?
Dal tempo di Galileo abbiamo appreso che tante verità sono relative.Da credente mi sento di dire che c’è una differenza fra la dottrina rivelata, le parole che può aver pronunciato Gesù e l’interpretazione che il mondo scientifico dà della natura; interpretazione che evidentemente evolve sulla base della nostra conoscenza. In altre parole io non credo che costituisca un problema il fatto di ambire a una conoscenza che si sviluppi continuamente. Un passo della prima lettera di San Paolo agli apostoli dice: «Conoscete come sarete conosciuti». Anche nella tradizione cristiana la conoscenza viene indicata per l’umanità come un bene supremo e quindi penso che conoscere di più ciò che ci circonda non debba mai costituire un problema. Semmai il problema può nascere dal modo in cui decidiamo di disporre di quella conoscenza.
Allora prendiamo l’esempio concreto del papa che in Africa scoraggia l’uso del preservativo. In un contesto in cui potrebbe salvare milioni di vite. Come commenta quelle prese di posizione che fanno inorridire i laici?
Non è mio costume commentare le affermazioni del papa. Per me non c’è contraddizione tra scienza e fede. Da medico, per me la risposta a certi quesiti è chiara. Ma capisco anche che nella Chiesa su molte questioni c’è un dibattito aperto.
Eppure gli esempi di contrasto tra scienza e religione abbondano. Prendiamo la disputa sulla natura dell’embrione, se questo sia o no persona. I medici, anche alla luce delle più recenti scoperte psichiatriche e di neonatologia, sanno ormai che solo intorno alla 24esima settimana il feto sviluppa una “possibilità” di vita autonoma, ma che solo alla nascita si attiva il cervello, nasce il pensiero, e si può parlare finalmente di persona. Lei, da medico, cosa ne pensa?
Voi tirate in ballo questioni complesse che riguardano la scienza, la filosofia, la religione e i rapporti tra queste. Direi solo che all’interno della comunità scientifica ci sono ancora posizioni diverse sul tema. Personalmente io non mi sento di immaginare una nuova vita se non c’è nuovo Dna. Per me le cose cambiano dal momento in cui avviene la fusione dei patrimoni genetici.
Ma questo accade prestissimo. Vuol dire di fatto che l’aborto è un omicidio.
Io credo che l’aborto sia sempre un dramma per una donna. E che si debba fare il possibile per evitarlo. Ciò detto, è fuori di dubbio che uno Stato laico deve avere una legge sull’aborto. Io mi sono laureato negli anni 70, prima che fosse legale. Ricordo bene le donne che arrivavano in ospedale distrutte dalle mammane. Non possiamo certo tornare a quelle aberrazioni, la salute delle donne è più importante.

da Left-Avvenimenti 25 settembre 2009

Il nostro diritto di scegliere

Qando aveva 36 anni Ignazio Marino era un chirurgo del centro trapianti di Pittsburgh e aveva 50 medici, infermieri e tecnici da coordinare per rispondere alla disponibilità improvvisa di un organo. «Nei trapianti – spiega Marino – non basta la perizia del chirurgo. Deve funzionare al meglio anche la macchina organizzativa». Ma quella notte del 1991, quando arrivò la telefonata, Marino aveva già molte ore di lavoro sulle spalle e non c’era chi potesse sostituirlo in sala operatoria. «Che fare? – si domandò – Avrei dovuto rinunciare a un organo e alla possibilità di salvare la vita di un paziente?» Così alle quattro decise di far arrivare in ospedale il paziente che, rispetto agli altri, era in condizioni complessive migliori, non sentendosi la forza e la lucidità per casi più complessi. La mattina dopo, ricorda Marino nel suo nuovo libro Nelle tue mani (Einaudi) lo tormentava il pensiero di aver scelto un malato piuttosto che un altro in base a fatti personali. Fu il direttore del Centro trapianti a dirgli: «Ma ti sei visto in faccia? Se tu avessi deciso di operare un paziente grave, in una situazione così complicata, non gli avresti salvato la vita comunque».
Scienza e rapporto con la realtà. Idee chiare e responsabilità di decidere. Queste cose fanno parte ogni giorno del lavoro medico. Nel libro che il senatore del Pd presenta a Torino spiritualità il 27 settembre (in Palazzo Carignano alle 18) di casi in cui un chirurgo si trova necessariamente solo nel decidere ne racconta molti. Interrogandosi su quale sia il confine che, in una terapia, un medico non può comunque valicare. Alla luce della sua esperienza di  chirurgo e dopo due anni di appassionata battaglia a favore di una legge sul biotestamento, oggi Marino ribadisce che «la volontà della persona circa le terapie a cui sottoporsi o meno deve essere rispettata». Salvaguardando il diritto di autoderminazione. Un diritto minacciato dal ddl Calabrò approvato dal Senato e in discussione alla Camera. Un testo di legge che, come ha più volte denunciato, va contro la letteratura scientifica considerando idratazione e alimentazione artificiale come sostegni vitali e non come terapie mediche. Ma forse, avendo a cuore una legge progressista sul biotestamento, il legislatore dovrebbe prestare orecchio anche agli psichiatri che avvertono: bisogna non sottovalutare la possibilità che il rifiuto delle terapie da parte del paziente sia legato a una patologia mentale.

dal quotidiano Terra 25 settembre 2009

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Dalla Consulta il primo stop alla legge 40

Posted by Simona Maggiorelli su aprile 4, 2009

foto-preimplant-1di Simona Maggiorelli

Il coraggio e la tenacia dei cittadini che nelle aule di tribunale hanno fatto valere il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione ha prodotto l’importante risultato di un primo stop della Consulta alla legge 40. Ma non possiamo dimenticare i danni che la norma sulla feceondazione assistita (Pma)  ha fatto in questi anni. Non solo alla salute delle donne, ma anche alla ricerca e allo sviluppo del Paese. Prima dell’entrata in vigore della legge nel 2004 l’Italia era all’avanguardia nella fecondazione assistita. Con centinaia di centri che praticavano la fecondazione eterologa, la crioconservazione degli embrioni,e la diagnosi preimpianto per selezionare quelli sani. Possibilità che nemmeno la sentenza della >Corte costituzionale ora ripristina. Le coppie, oggi, per ottenere queste terapie dovranno continuare ad andare all’estero.

E mentre la Camera swi deputati si appresta a vagliare un disegno di legge sul biotestamento che attacca l’autodeterminazione dei cittadini e il rapporto medico paziente, ciò che è accaduto nelle settimane scorse al senato ricorda da vicino quanto avvenne nel 2004 per la legge 40. D’un tratto un Parlamento blindato dalle logiche di maggioranza del centrodestra (con l’appoggio trasversale dei teodem)varò una legge anacronistica, che detta norme vessatorie, piene di contraddizioni, lontana anni luce dal sentire comune e dai nuovi modelli di vita di una società italiana secolarizzata come quella di oggi. Su una materia così delicata, che tocca la vita dei cittadini si giocò una partita di scambio politico fra governo e Vaticano. Una pagina nerissima di storia che il referendum del giugno 2005, purtroppo, non riuscì a cambiare. Le ragioni per votare quattro sì c’erano tutte, ma la formulazione capziosa dei quesiti sembrava fatta apposta per confondere il votante e, soprattutto, lo sleale intervento del Vaticano che spingeva per l’astensione impedì il raggiungimento del quorum. E di certo non aiutarono i tentennamenti dell’allora segretario Ds Piero Fassino e del suo partito. Così mentre ai banchetti della raccolta firme si registrava ogni giorno il no della gente (cattolica o meno) verso una legge che obbliga la donna a farsi impiantare embrioni anche se malati, i leader diessini e teodem, con Habermas paventavano le derive di una “genetica liberale” di cui non si è mai vista traccia in Italia. “Dove mai andremo a finire?” si domandava il filosofo tedesco, avventurandosi per un pendio scivoloso che in nome di un rischio remoto impone di rinunciare a risolvere casi concreti. Così, mentre Fassino (e oggi sulla stessa scia l’ex popolare Franceschini) metteva in guardia contro una fantasticata eugenetica, con la legge 40 si continua a impedire (ancora oggi) a persone con gravi malattie genetiche di mettere al mondo figli sani e si continua a tenere congelati ad aeternum gli embrioni, anche quelli abbandonati, che potrebbero servire per fare ricerca scientifica.

Sulla base della sentenza della Consulta è tempo di smantellare questa brutta legge. Un governo democratico lo farebbe. Altrimenti – come già si annuncia- saranno ancora una volta le coppie infertili o portatrici di gravi malattie genertiche a far valere i propri diritti nelle aule di tribunale. Ma che Paese è quello in cui il Parlamento e il governo non rappresentano i cittadini?

dal quotidiano Terra,4 aprile 2009

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Biotestamento. La nuova legge truffa

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 29, 2009

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Piergiorgio e Mina Welby


di Simona Maggiorelli

Una legge inemendabile” l’aveva giudicata già settimane fa il giurista Stefano Rodotà. Mentre Giovanni Berlinguer, per lunghi anni membro del Comitato di bioetica dell’Unesco, la giudica senza mezzi termini, “ l’ultima nuova fetenzìa, dopo la legge 40”. Perché questa nuova “legge truffa” sulle dichiarazioni anticipate non solo va contro l’articolo 32 della Costituzione e contro la convezione di Oviedo, ma configura una gravissima intromissione dello Stato nel rapporto medico- paziente. “Una legge pessima, confusa, contraddittoria, ma soprattutto liberticida” la definisce il vicepresidente del Senato, Emma Bonino che, dopo l’approvazione della legge al Senato, auspica una grande mobilitazione popolare di protesta.

Fin qui, però va detto, che nonostante l’encomiabile buona volontà degli oltre duemila emendamenti depositati dai Radicali (che si sono fatti veicolo delle istanze della cosiddetta società civile) l’opposizione parlamentare è apparsa, nel suo complesso, evanescente. In risposta agli antiscientifici discorsi del sottosegretario al welfare Eugenia Roccella che al Senato, contro ogni evidenza medica, ha parlato di idratazione e alimentazione artificiali come pane e acqua e di Eluana Englaro come una “grave disabile” che sarebbe stata “capace di conservare immagini e ricordi in qualche parte della sua mente”, la capogruppo Pd Anna Finocchiaro ha saputo solo auspicare un ritorno al concetto di “morte naturale” condannando la sopravvivenza artificiale garantita dalle macchine. Recuperando la critica della tecnica di un pensatore nazista come Heidegger ma, soprattutto, appoggiandosi alla critica della bioetica liberale di Jürgen Habermas, il filosofo che il Pd ha eletto nel proprio Pantheon.

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Luca e Maria Antonietta Coscioni

Un macabro rovesciamento che la sottosegretaria al welfare con tutta evidenza non ha espresso solo a titolo personale. Nei discorsi della pasionaria pro-life nonché autrice di un libro clamorosamente ideologico contro la Ru486, riecheggiano certi discorsi del Premier sulla possibilità che Eluana avrebbe avuto di avere figli, dacché i danni al tronco encefalico non erano tali da non consentirle di mantenere una certa temperatura corporea, di respirare autonomamente e di regolare il ciclo ormonale, insomma di mantenere una mera vita biologica. In barba al fatto che – come ha dichiarato più volte il neurologo curante di Eluana, Carlo Alberto Defanti – la donna non potesse provare dolore, affetti, fare immagini e pensieri. (Riguardo alla precisa distinzione fra coma , stato di minima coscienza e stato vegetativo persistente, il libro di Defanti Soglie Medicina e fine della vita ,Bollati Boringhieri, raccoglie le più recenti acquisizioni internazionali).

Beppino Englaro e un ritratto di Eluana

Beppino Englaro e un ritratto di Eluana

Alla luce di tutto questo che dire di un Pd che con il segratario Franceschini fa sua la critica di Habermas alla cosiddetta “genetica liberale” che sarebbe guidata solo “dai meccanismi del mercato”? Che dire del segretario del principale partito di opposizione che (quando perfino Gianfranco Fini riconosce l’importanza della laicità delle istituzioni) definisce la religione non un fatto privato, ma intrinseco alla riflessione pubblica e all’attività politica?cop_defanti1

lecaldanoChe le religioni debbano avere una rilevanza sul piano legislativo, mi pare assolutamente inaccettabile”, commenta il filosofo Eugenio Lecaldano. ”Non sono un esperto di cultura tedesca – dice l’autore di Un’etica senza dio (Laterza)-. Ma quello che posso dire essendomi a lungo occupato dell’area anglosassone è che là non è mai accaduto che le Chiese potessero avere un’ingerenza sulle faccende dello Stato. Da noi in Italia questo passa per un pregio. A me pare un grave difetto”.


da left-avvenimenti del 27 marzo 2009

L’intervista

E’ tempo di dirsi atei

Un'opera di Maurizio Cattelan

Un'opera di Maurizio Cattelan

Trofeo del nascente Pdl la legge sul testamento biologico che va contro la Costituzione e la scienza medica. Il presidente della consulta di bioetica, Maurizio Mori, avverte: “E’ un segno della regressione culturale che il Paese sta vivendo”. Anche per un’opposizione afasica che ancora stenta a far sue le acquisizioni della scienza

di Simona Maggiorelli

Al grido “assassini, siete degli assassini”, un gruppo di giovani esponenti del movimento ultra cattolico Pax Christi irrompe nel convegno organizzato dall’Università la Sapienza, dal titolo “Le questioni etiche di fine vita fra riflessione filosofica e intervento legislativo”, una giornata di studi con medici, filosofi, giuristi a confronto: da Ignazio Marino a Stefano Rodotà, da Mario Riccio a Eugenio Lecaldano, da Gilberto Corbelli a Demetrio Neri, alla giornalista scientifica Gianna Milano e a molti altri.
E l’episodio accaduto venerdì 13 marzo nella università romana dove 67 docenti sono stati “messi all’indice”per aver segnalato in una lettera l’inopportunità di un intervento del papa ad apertura dell’anno accademico, la dice lunga sul clima che sta vivendo il Paese. Dal vivo, in aula, il filosofo Eugenio Lecaldano ha stigmatizzato l’aggressione come “fascista”. Oggi il presidente della Consulta di bioetica, Maurizio Mori, ripensando a quella ridda di interventi deliranti che accusavano il dottor Riccio di aver assassinato Welby e Beppino Englaro di aver deportato la figlia nell’ultimo hospice, pacatamente osserva: “Il fatto è che non sollevavano domande o obiezioni argomentate. I loro discorsi fumosi coprivano le solite tesi cattoliche di stampo vitalista”. Dietro a questo episodio, aggiunge il professore, c’è il fatto che “il cambiamento rapido cui stiamo assistendo genera paura o addirittura terrore e sgomento: queste manifestazioni sono un risultato dello stato d’animo che c’è in alcuni strati della società”.

La ricerca genetica e lo sviluppo delle biotecnologie, ma anche la moderna psichiatria, impongono un salto di paradigma scientifico. Da qui la feroce opposizione delle ideologie più oscurantiste, clericali e di destra?

Non è solo per il salto di paradigma. È che la rivoluzione biomedica cambia i parametri del vivere (e anche della produzione di beni). L’incomprensione di questo crea disastri, ma i clericali hanno capito il problema e cercano di fare il possibile per frenare il processo che sta creando loro enormi difficoltà (si pensi alla fecondazione assistita). Quel che manca è un corrispettivo di segno opposto che dovrebbe ispirare il programma di rinnovamento sociale.

La nuova legge sul testamento biologico, al comma 1, dice che la vita è indisponibile per chi la vive. Di chi sarebbe di dio? Dello Stato?

E’ la tesi tradizionale dei conservatori. Cercano una nuova restaurazione. Siccome il momento è a loro propizio, l’hanno riproposta. Quel che mi colpisce è la debolezza della Sinistra o comunque dell’opposizione, che si lascia incantare dalle sirene del neo-luddismo e dell’anti-tecnicismo tanto diffusi. Assistiamo a una regressione civile. Il discorso sarebbe molto ampio,chiederebbe un saggio.

I credenti, con Heidegger, demonizzano la tecnica. Ma la osannano se consente la vita solo biologica di chi è in stato vegetativo permanente. Un suo pensiero su questa discrasia?

Dietro c’è l’idea che la naturalità sia sempre buona. La discrasia sta nel fatto che non si rinuncia alla (cattiva) tecnica medica rianimatoria o nutritiva quando si tratta di un stato vegetativo permanente dove invece si dovrebbe rispettare la (buona) natura che porta a morte. Credo si debba cambiare il quadro e riconoscere da una parte che la natura è in sé indifferente e dall’altra che, in un senso, la cosiddetta “natura” è ormai un prolungamento della tecnica. Insomma, è la storia del “parco naturale”, che è frutto di una scelta umana di recintare tecnicamente un appezzamento e dire che lì vige ancora la “natura”.

Dopo le leggi sul divorzio e sull’aborto, la legge 40 e quest’ultima sulle dichiarazioni anticipate segnano una pesante regressione. Che cosa è accaduto nel frattempo?

Quello che posso dire è che vedo una grande confusione teorica, e un duplice errore: da una parte si continua a sperare che ci sia un “dialogo” o una qualche mediazione con la Chiesa. Dall’altra se ne sopravvaluta il ruolo politico. Forse anche perché non c’è stato l’impegno a costruire un’alternativa sul piano etico.

Habermas e Ratzinger

Habermas e Ratzinger

Il maggior partito di opposizione, il Pd, ha fatto suo il pensiero di Habermas sulla bioetica. Con quali danni?

Il Pd, in realtà, mi pare abbia pressoché tutte le posizioni disponibili. Come si è visto nel voto in consiglio comunale a Firenze per la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro: 3 posizioni diverse. La radice dell’errore sta nel non capire la valenza politica e sociale delle posizioni bioetiche; il Pd le considera questioni “di coscienza”, stravolgendo così i discorsi sulla “libertà di coscienza”.

Nel libro Il caso Eluana Englaro (Pendragon) lei riporta al centro del dibattito una parola che oggi è ostracizzata da maggioranza e opposizione: l’ateismo. Che, lei dice,“è cosa diversa dal tiepido agnosticismo”.

L’agnosticismo mi pare tiepido perché continua ad assumere come centrale la domanda “religiosa” cui però non si riesce a dare risposta. Invece l’ateismo assume che quella domanda sia priva di senso, e quindi neanche da considerare. Il punto è che oggi per la prima volta nella storia la società secolarizzata presenta un alto numero di atei, e si tratta di riformulare la visione della vita partendo da tale nuova impostazione che una volta era limitata a pochissimi.

da left-avvenimenti del 27 marzo 2009



Biotestamento

I media? Armi di distrazioni di massa

cover-garofaloI media usati come armi di distrazioni di massa. Con il conduttore Bruno Vespa che a Porta a Porta su Rai 1 accusa il padre Beppino Englaro e i medici di mettere alla fame Eluana, una donna di 38 anni purtroppo morta 17 anni anni prima, quando ne aveva 21 e in una notte d’inverno fece un terribile incidente d’auto. Come hanno testimoniato l’anestesista De Monte e il neurologo Defanti lo stato vegetativo e i danni cerebrali subiti da Eluana, dopo così lungo tempo, erano irreversibili. Ma ancora oggi il caso viene strumentalizzato dal governo Berlusconi per imporre leggi liberticide. Con l’appoggio non solo dell’Avvenire e dei giornali di destra, ma anche di giornali presunti di sinistra che in questi mesi hanno sovrapposto storie di pazienti in coma a quella diversissima di Eluana, per confondere la testa del lettore. Una ridda di colpi bassi che – va detto – mai sarebbero stato possibili sulla stampa anglosassone. Ma tant’è. Da noi il giornalismo scientifico è ancora appannaggio di una elite. Lo racconta il docente di ricerca semiotica Francesco Galofaro nel libro Eluana Englaro, la contesa di fine vita (Meltemi),in un interessante confronto fra Italia e il resto d’Europa. “ La medicina va mantenuta in grado di funzionare e tutela da invasioni di campo giuridiche, politiche, filosofiche- scrive Garofalo -. Perché possa svolgere il proprio compito la scienza medica non va delegittimata. Non ha alcun senso mostrificarla, come fanno tanto alcuni bioetici che si direbbero laici e molti giuristi cattolici”.

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