Flamigni: in nome di un dogma, prematuri malati destinati a una vita da vegetali
di Simona Maggiorelli
«Una forma un po’ attenuata di stupidaggine». Così Carlo Flamigni, ordinario di ginecologia dell’Università di Bologna, stigmatizza il documento del Consiglio superiore di Sanità che si è espresso sull’opportunità di rianimare i feti estremamente prematuri. Dall’organo consultivo del ministero è uscita la raccomandazione a rianimare sempre, ma stando attenti che le terapie non si trasformino in un inutile accanimento. Il Consiglio presieduto da Franco Cuccurullo evita di imporre paletti temporali per l’aborto terapeutico scansando «schematismi troppo rigidi, per restare in linea con la legge 194», e riporta in primo piano il rapporto medico paziente ribadendo che spetta ai medici valutare «eventuali capacità vitali» e se esistono margini di sopravvivenza del prematuro.
«Ma il documento lascia irrisolto il problema dell’esclusione dei genitori da una decisione così delicata, che li riguarda direttamente» obietta Flamigni. «Da un punto di vista umano è una bestialità – dice il professore -. Sul piano legale poi mi chiedo fino a che punto sia corretto. Perché un bambino che nasce, non potendo custodire i propri diritti, immagino debba vederli custoditi dai genitori». Se è vero che la tecnica è andata molto avanti, a tutt’oggi «la stragrande maggioranza di queste cure che si offrono ai prematuri sono sperimentali. E una terapia sperimentale – sottolinea Flamigni – ha sempre bisogno di un consenso informato particolarmente attento e prudente. Il medico non può procedere da solo». Ma se l’intervento del Consiglio offre ancora margini alla discussione, completamente chiuso in un’ottica dogmatica e antiscientifica è invece il documento uscito una settimana fa dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb), contro il quale Flamigni sta affilando le armi, insieme a Demetrio Neri e a altri componenti, in aperto dissenso. Le Note bioetiche sul trattamento dei neonati estremamente prematuri, nate “sotto l’egida” di Francesco d’Agostino, infatti, non ammettono zone grigie e respingono ogni possibilità di interruzione di trattamenti anche quando «la vita del neonato dopo le prime cure rianimatorie possa continuare con un handicap dovuto alla sua prematurità, con danni cerebrali». Per contrastare questa visione cattolico oltranzista di un organismo come il Cnb, che è emanazione diretta della presidenza del Consiglio, «abbiamo preparato un documento di critica, di quelli che vengono chiamati codicilli di dissenso – racconta il ginecologo -. I due documenti verranno pubblicati insieme. Anche se purtroppo questi codicilli non li legge mai nessuno». La contestazione più forte rivolta alla maggioranza riguarda l’uso di un concetto astratto di vita. «Il problema della qualità della vita umana, secondo molti di noi, è più importante della sua “sacralità”».
«Io a questa sacralità non credo – precisa Flamigni -. Credo nella qualità della vita e penso quindi che fare sforzi anche economicamente onerosi per salvare un “bambino-pianta” che poi viene mandato a casa di una famiglia che lo coltiverà come un vegetale sia veramente terribile. Ho fatto molte perizie per i tribunali per casi di questo genere, questi bambini, spesso, vengono affidati ai nonni. Sono loro che poi “annaffiano la pianta”». Ma non sempre i nonni ci sono. E per una coppia o per chi è da solo, il peso di una situazione che richiede perlopiù turni e sorveglianze continue può risultare drammatica. «Ma ci sono anche problemi pratici – prosegue Flamigni -. L’Italia è molto varia. Non si possono dare le stesse indicazioni in Lombardia e in Basilicata. C’è anche un fatto economico. Abbiamo pochi soldi e pochi letti di terapia intensiva. Bisogna riempirli con bambini con buone possibilità di uscirne vivi. Se si riempiono con prematuri con gravissimi handicap si perdono quelli che invece si sarebbero salvati. Insomma, questa storia della sacralità della vita è davvero una grossa palla al piede degli italiani. Ce l’ha attaccata il Vaticano mi chiedo:non possiamo davvero cercare di liberarcene?».