Uruk, tavoletta  con scrittura cuneiforme IV secolo a.C

Uruk, tavoletta con scrittura cuneiforme IV secolo a.C

L’antichissima città di Uruk (da cui deriva il nome dell’Iraq), dove circa 5mila anni fa prese vita il primo sistema di scrittura, è al centro di una importante mostra al Pergamonmuseum di Berlino. Fino all’8 settembre, con il titolo Uruk- 5000 Years of the Megacity vengono presentati al pubblico i risultati delle campagne di scavi archeologici della German oriental society e del German archeological institute (Gai) iniziate prima dell’invasione statunitense in Iraq nel 2003.

In questo percorso espositivo sono riuniti per la prima volta reperti conservati in varie collezioni tedesche. Con l’aggiunta di prestiti provenienti da collezioni archeologiche inglesi, francesi e svizzere. Parliamo dunque di una mostra di grande rilevanza che si propone di far conoscere al pubblico i risultati scientifici ottenuti negli ultimi dieci anni di ricerche, proponendo altresì un viaggio a ritroso nei due secoli di avventure archeologiche che hanno riguardato questo sito fondamentale per lo studio della Mesopotamia e del Vicino Oriente. La vicenda archeologica di Uruk – come ricorda anche l’agile volume monografico Uruk la prima città (Laterza) di Mario Liverani – comincia nel XIX secolo grazie all’impresa dell’esploratore inglese William Kennett Loftus, ma il vero inizio degli studi si ebbe nel 1912 proprio grazie al lavoro di un team di archeologi tedeschi. «Sebbene siano passati più di cento anni da allora, però il lavoro da fare è ancora enorme», dice Markus Hilgert, presidente della German oriental society e docente all’università di Heidelberg.

«Ad oggi solo il 5,5 per cento del sito archeologico è stato veramente esplorato», precisa l’archeologa Margarete van Ess. «Nonostante questo – dichiara la direttrice scientifica del Gai – le nostre acquisizioni recenti permettono di aggiungere particolari molto importanti per ricostruire la genesi della città e di quello che fu probabilmente il sistema più antico di scrittura, non solo in Mesopotamia». I risultati degli scavi permettono di mettere a fuoco il quadro di una città che aveva un sofisticato sistema politico e amministrativo. Dall’inizio del III millennio a.C. Uruk contava ben 40mila abitanti. E fin dal 3200 a.C. (circa) qui apparve un sistema di scrittura cuneiforme. A Uruk sono state ritrovate 5mila tavolette di argilla con questo tipo di scrittura. E quasi l’80 per cento di esse contiene liste di parole riguardanti l’amministrazione pubblica. Secondo l’archeologo Hans Nissen dell’università di Berlino «non fu la religione a determinare la nascita della scrittura. Ma furono le necessità economiche poste dalla società del IV millennio a.C.». I testi religiosi e storici compariranno alcuni secoli più tardi nel corso del III millennio, a opera di Sumeri e Accadi, come si può leggere ne Il vicino Oriente antico, dalle origini ad Alessandro Magno, un volume di 450 pagine più apparati multimediali curato da Lucio Milano, docente di Storia del Vicino Oriente antico all’università Ca’ Foscari. In questo libro edito da EncycloMedia i contributi di Gian Maria Di Nocera e di Massimo Maiocchi permettono di ripercorrere la storia di Uruk, che conobbe un rapido processo di urbanizzazione dalla prima metà del IV millennio, ma anche la straordinaria fioritura culturale che questa città sud-mesopotamica conobbe nel corso di un intero millennio egemonizzando l’intorno anche dal punto di vista degli stili architettonici, con i suoi templi bianco, rosso e grigio alla sommità della collina, terrazzamenti e ampie zone residenziali. (Simona Maggiorelli)

dal settimanale left-Avvenimenti