Oncologo di fama mondiale ha messo a punto tecniche chirurgiche sempre più innovative per il tumore al seno, che sono state adottate a livello globale. Nel 2003 ha creato la sua Fondazione per il progresso delle scienze. A colloquio con l’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi
«C’è una frase di Giovanni Falcone contro il senso ineluttabilità e il fatalismo che mi è rimasta fortemente impressa», scrive il professor Umberto Veronesi ad incipit del nuovo libro Il primo giorno senza cancro, edito da Piemme. «La mafia – disse un giorno Falcone – è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una sua fine». Con una convinzione analoga e quanto mai tenace Veronesi ha dedicato la sua vita alla lotta contro il cancro e oggi finalmente si sente di poter annunciare che non è lontano il giorno in cui questa malattia potrà dirsi debellata.
Professor Veronesi, lei scrive che non è lontano il giorno «in cui potremo dire che per un tumore non si muore più». Prevedendo che entro una ventina d’anni si potrà arrivare a conoscere tutte le cause biologiche e ambientali dei tumori. Cosa sappiamo oggi dei fattori che determinano il tumore?
Oggi conosciamo con certezza alcune cause. La prima è il fumo che è attualmente la principale causa evitabile di morte prematura: le ultime previsioni, diffuse al World oncology forum di Lugano, parlano di un miliardo di persone uccise dal tabacco in questo secolo, mentre erano cento milioni lo scorso secolo. Soltanto in Italia muoiono ogni giorno circa 100 persone soltanto per tumore del polmone, la più diffusa e grave, anche se non l’unica, malattia legata al fumo. La seconda è l’alimentazione scorretta. In questo caso il legame causa-effetto non è così chiaro e immediato come per il fumo, ma sappiamo che il sovrappeso, e più in generale un consumo eccessivo di grassi di origine animale, causa circa il 35% dei tumori e sappiamo che i gruppi di popolazione che adottano una restrizione calorica sono significativamente meno colpiti dai tumori. La terza causa conosciuta sono i virus come l’HPV (Human Papilloma Virus,) all’origine il cancro del collo dell’utero,e l’HBV, il virus della epatite B che può causare il tumore del fegato, e i virus che causano alcune leucemie, il linfoma di Burkitt e il cancro naso faringeo. Esiste infine una categoria di sostanze cancerogene, come l’amianto o le amine aromatiche, che sono state catalogate e messe al bando dai luoghi di lavoro e vita sociale.
Quali sono le nuove ricerche sul cancro che lei reputa più promettenti?
Tutta la ricerca è promettente e si può dividere sommariamente in due macro aeree: una che ha l’obiettivo di curare meglio il cancro (con nuovi farmaci, nuove particelle, nuove tecnologie) e l’altra che si concentra invece sull’indagine delle sue cause, per eliminarle. Nell’area terapeutica, mi aspetto nei prossimi quarant’anni risultati significativi, che potrebbero innalzare la guaribilità generale fino all’ 80% dei casi. Nella seconda area vedo la svolta più lontana. Come ho scritto nel libro, il primo giorno senza cancro sarà quello in cui non ci ammaleremo più.
Una decina di anni fa quando gli scienziati annunciarono di saper decodificare il genoma si disse che tutto questo avrebbe avuto ricadute positive e immediate per debellare il cancro, ma così non è stato, perché? Dall’attuale lavoro degli scienziati per sequenziare più approfonditamente il Dna che cosa possiamo aspettarci?
La promessa del Dna era quella di scoprire l’origine della malattia, vale a dire che cosa e come si crea il danno al Dna, che innesca i meccanismi di cancerogenesi. In realtà ci siamo trovati di fronte ad una complessità maggiore di quella attesa. Il cancro, va ricordato, non è una malattia, ma centinaia di malattie diverse che per convenzione riuniamo sotto un’unica categoria. Ognuna di queste malattie ha una sua evoluzione.
Negli ultimi anni si è parlato molto anche di nuovi farmaci molecolari. A che punto siamo arrivati?
I nuovi farmaci rappresentano una delle aspettative più forti della ricerca genetica, ma hanno effettivamente tardato ad entrare in clinica. Oggi sono circa 30 quelli utilizzati. Nei prossimi anni tuttavia il ritardo sarà rapidamente recuperato.
Lei è il medico che ha inventato la quadrectomia permettendo alle donne affette da tumore di conservare il seno e di non dover subire l’intervento come una lesione della propria identità femminile. A che punto è oggi la cura del tumore al seno e quanto è importante che le donne che si sono ammalate non smettano di sentirsi “femminili”, “desiderabili”?
Il tumore del seno è oggi uno di quelli a più elevata guaribilità. Se scoperto per tempo, quando è impalpabile e rilevabile solo strumentalmente, è guaribile nella quasi totalità dei casi e con interventi che rispettano l’integrità del corpo femminile. Dunque la salvezza per le donne esiste: la diagnosi precoce con mammografia ed ecografia. Con questo non intendo sminuire il “peso” della malattia. Il seno è simbolo della femminilità perché racchiude armonicamente la valenza della sensualità e della maternità e una diagnosi di cancro distrugge l’armonia fra la donna e il suo corpo. Per questo dico sempre ai miei medici che bisogna togliere il tumore non solo dal corpo, ma anche dalla mente. La senologia si è impegnata molto in questo senso, alleandosi alla chirurgia plastica e ricostruttiva e dando importanza al risultato estetico degli interventi chirurgici. Oggi credo che se la donna è capita nel suo profondo da medici e familiari, può trovare dentro di sé le risorse per guarire anche psicologicamente dal cancro al seno.
Nella sua lunga esperienza le è capitato di rilevare un nesso fra depressione e minore reattività alle cure?
La depressione porta ad una minore reattività alla vita nel suo insieme e dunque una minore adesione alla cura. Una persona che non è motivata a guarire, non si sottopone alle visite, non crea alleanza terapeutica con il proprio mendico, non segue le terapie e così via. Non si può parlare tuttavia di minore risposta clinica alle terapie, così come non si può determinare un legame causa-effetto fra depressione e insorgenza di tumore, come da molte parti viene ipotizzato.
Simona Maggiorelli
Dal settimanale left-avvenimenti del 3-9 novembre 2012