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Posts Tagged ‘Protezione civile’

Beni culturali al collasso

Posted by Simona Maggiorelli su novembre 30, 2010


Un appello di 600 intellettuali: i Beni culturali stanno morendo

Pompei, crollo

Ormai siamo «al collasso»: gli stanziamenti per i Beni culturali sono lo 0,2% del bilancio dello Stato contro lo 0,9 in Francia e l’1,2 in Gran Bretagna, per non parlare dei «clamorosi errori commessi nell’Aquila post terremoto e a Pompei».

È il grido di dolore lanciato dall’Associazione nazionale dei tecnici per la tutela dei beni culturali e ambientali, con l’Associazione archeologi, il Comitato per la bellezza, Italia Nostra e la Rete dei comitati per la difesa del territorio, firmato da 600 intellettuali italiani e stranieri, tecnici, urbanisti ed ex sovrintendenti. Chiedono le dimissioni di Sandro Bondi, definito un «ministro fantasma», «liquidatore del ministero per i Beni culturali».
L’appello, intitolato «No alla morte della cultura», è stato indirizzato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Duro l’ex soprintendente di Pompei, Piergiovanni Guzzo: «I crolli sono stati causati da errori della Protezione civile che un modesto archeologo avrebbe saputo evitare». «Al ministero non ci sono più neanche i soldi per pagare le bollette» ha rincarato Irene Berling. Seguita da Vittorio Emiliani: «Bondi passa il suo tempo a via dell’Umiltà. Fa meglio quando non c’è».
la replica del ministro: «L’appello a favore delle mie dimissioni è importante — afferma Sandro Bondi — perché è l’espressione di un mondo che nulla ha a che fare con la vera cultura e che è all’origine dei mali di cui soffre oggi il nostro Paese e in particolare della crisi in cui versa il sistema dei beni culturali».

26 novembre 2010

IL NUOVO CROLLO A POMPEI E L’INCOMPETENZA DI BONDI: LA DENUNCIA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARCHEOLOGI
Dopo l’appello dei 600 intellettuali, il 30 novembre 2010 un nuovo crollo a Pompei: questa volta a sbriciolarsi è un muro della Domus del Moralista, già parzialmente danneggiata lo scorso 6 novembre per il crollo della Schola Armatorum. Il ministro Bondi: No ad allarmismi inutili.

Di nuovo un crollo a Pompei. A cedere è il muro perimetrale della “Casa del moralista” chiusa al pubblico da sempre e a una ventina di metri dalla Domuus crollata un mese fa nella via dell’Abbondanza. Il crollo riguarda un muro di fondo della casa. Recentemente erano stati eseguiti dei lavori al terrapieno retrostante la domus, che è inzuppato d’acqua. Gli interventi voluti dall’ultimo commissario Marcello Fiori, braccio destro di Guido Bertolaso, nella cosiddetta area dei ‘nuovi scavi’ sono stati fatti con ruspe. Un sistema dannoso per gli scavi (che rende illeggibile o confonde le stratificazioni del terreno).Oggi a Pompei sono arrivati i carabinieri per una perquisizione. Sequestrato il registro dei custodi, il libro dove sono tenuti a segnalare le possibili irregolarità. “Pompei è una città fragile e se continua a piovere così tutti i muri senza copertura sono a rischio”. E’ l’allarme lanciato dal soprintendente degli Scavi di Pompei Jeannet Papadopulos, dopo aver constatato di persona il cedimento di un muro di contenimento nel giardino della Casa del Moralista. Un crollo che fa seguito a quello registrato nelle scorse settimane nella contigua Casa dei Gladiatori. “I muri sono precari – ha sottolineato il soprintendente – questo che è crollato oggi, in particolare. era già stato rifatto dopo la seconda guerra mondiale, ed è venuto giù nonostante avesse alle sue spalle una staccionata di contenimento. Purtroppo sono due mesi che sto qui e non fa che piovere. Un fattore eccezionale che si va a innestare in una situazione di fragilità. In ogni caso – ha sottolineato il soprintendente – quanto accaduto oggi non è paragonabile a situazioni più gravi”.
Il funzionario dice anche che è in corso un monitoraggio di tutta l’area  e che va comunque potenziato e che con piogge eccezionali non è escluso il rischio di nuovi cedimenti.

Bondi: ‘No ad inutili allarmismi’, dichiara intanto il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi commentando il nuovo crollo avvenuto il 30 novembre  a Pompei. “Occorre circostanziare con prudenza l’accaduto – sottolinea il ministro – ed evitare ogni inutile allarmismo. La situazione a Pompei è continuamente monitorata dai tecnici della Soprintendenza, con i quali sono in costante contatto avendo ricevuto ogni rassicurazione su quanto avvenuto: il cedimento non ha riguardato nè coinvolto alcun manufatto di rilievo o di pregio storico, artistico o archeologico”. Il ministro ha poi convocato, per il pomeriggio di giovedì prossimo, una riunione al Mibac per la costituzione di una Fondazione di diritto privato per la gestione del sito archeologico di Pompei.  Saranno presenti all’incontro il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, il direttore generale del Mibac per la Valorizzazione, Mario Resca, il capo di gabinetto del ministro, Salvatore Nastasi, il segretario generale Roberto Cecchi, il nuovo direttore generale per l’Archeologia Luigi Malnati, il sovrintendente archeologico di Napoli e Pompei, il capo ufficio legislativo Paolo Carpentieri e il notaio Enrico Bellezza, maggior esperto in italia in materia di Fondazioni di diritto privato.

Le cause del crollo. Secondo il ministero dei Beni culturali il cedimento avvenuto questa mattina all’interno della domus, “che ha riguardato un tratto di mura di cinta in tufo e calcare già crollato nel corso dei pesanti bombardamenti dell’aviazione statunitense nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1943 e completamente rifatto all’indomani della guerra, è da attribuirsi alle incessanti piogge di questi giorni che stanno interessando il Meridione e in particolare la Campania e pertanto il Ministro ha dato incarico al Soprintendente e al direttore dei lavori di continuare nell’opera di monitoraggio del sito”. Intanto il ministro ha convocato, per il pomeriggio di giovedì prossimo, una riunione al Mibac per la costituzione di una Fondazione di diritto privato per la gestione del sito archeologico. Saranno presenti il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, il direttore generale del Mibac per la Valorizzazione, Mario Resca, il capo di gabinetto del ministro, Salvatore Nastasi, il segretario generale Roberto Cecchi, il nuovo direttore generale per l’Archeologia Luigi Malnati, il sovrintendente archeologico di Napoli e Pompei, il capo ufficio legislativo Paolo Carpentieri e il notaio Enrico Bellezza, maggior esperto in italia in materia di Fondazioni di diritto privato.

Il parere dell’associazione nazionale archeologici.“E’ la prova dell’incompetenza con cui è stata affrontata la situazione in cui versa Pompei dal ministro Bondi e da questo Governo”, afferma Tsao Cevoli, presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi.” A Pompei” continua Cevoli “ la situazione è più che grave: è tutto il fronte settentrionale di via dell’Abbondanza a rischiare. Ci risultano distacchi parziali di affreschi anche da altri edifici”. Dopo il crollo del 6 novembre l’area della Domus dei Gladiatori è stata solamente recintata, nulla è stato messo in sicurezza in vista di restauri e la Commissione di super esperti voluta da Bondi per salvare Pompei non ha fatto niente di niente.” Il ministro che due anni fa ha commissariato la Soprintendenza di Pompei invocando una presunta emergenza che non c’era ”sostiene Cevoli ” dopo due anni di errori si rivela incapace di affrontare la vera emergenza che oggi c’è davvero”. Conclude Cevoli “E’ per questo che L’Associazione Nazionale Archeologi si è già appellata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scorso 25 novembre , e proprio oggi ha presentato alla stampa la campagna “Abbracciamo la cultura”, voluta da una coalizione di associazioni di volontariato e di operatori del settore, per denunciare le mancanze nella salvaguardia del patrimonio culturale italiano.”

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Pompei città (archeologica) senza legge

Posted by Simona Maggiorelli su gennaio 30, 2010

da El Pais, Spagna 31.01.2010

Pompei

Pompei, la città romana sepolta dalla cenere del Vesuvio, Patrimonio dell’Umanità protetta dall’Unesco dal 1997, continua a soffrire, duemila anni dopo, per l’abbandono e l’imperizia delle autorità. A seguito della minaccia della camorra, che fa i suoi traffici nell’area e costruisce dove gli pare, la gestione di Pompei fu affidata la primavera scorsa dal Governo a un Commissario straordinario, manager dell’onnipotente Protezione Civile, dotato di poteri speciali. Giustificata come soluzione al “grave degrado” e allo “stato di pericolo” che minaccia l’area, nella gestione del commissario Marcello Fiori la spettacolarizzazione e la superficialità hanno fatto premio sulla qualità e la sicurezza, stando a quanto affermano esperti ed operatori del settore.

“Pompei, con 2.5 milioni di visitatori e 20 milioni di euro di entrate all’anno, è gestita oggi con uno stile volto alla spettacolarizzazione e populista non compatibile con i tempi quasi sempre lenti e poco gratificanti dell’archeologia” sintetizza un funzionario del sito che chiede l’anonimato.
Il sintomo più chiaro è che tra i 600 lavoratori di Pompei regna l’omertà. Solo i sindacalisti parlano, apertamente, con nome e cognome. Gli altri non rivelano la loro identità per paura di rappresaglie.
Un misterioso incidente è stato trasformato dalla Direzione quasi in un segreto di Stato. I lavoratori denunciano che si è voluto minimizzare dei danni molto gravi. E questo ha fatto salire nel sito archeologico una tensione che è latente da mesi.

Il 14 di gennaio un lavoro avviato in tutta fretta, a turni di sette giorni su sette, secondo i sindacalisti, per dar lustro all’imminente visita di un uomo politico (non è chiaro se si tratti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o del Primo Ministro Silvio Berlusconi) ha provocato il crollo di due muri, uno di 30 metri e un altro di 20. Due pareti di case antiche, secondo alcune fonti decorate con affreschi, son venute giù.
Il sindacalista della UIL Gianfranco Cerasoli spiega che l’opera fu decisa dal commissario Fiori e riguardava l’opera della via dell’Abbondanza, dove si trova la casa dei Casti amanti – scoperta nel 1987 e chiusa con impalcature da allora, e la casa di Giulio Polibio. “Hanno piazzato una gru molto grande sopra un terrapieno fragile, e con la pioggia la gru è caduta sopra il muro che circonda l’insula della casa dei Casti Amanti; questo a sua volta ha distrutto una parete contigua”, spiega Cerasoli.

Il commissario Fiori ha negato che i danni siano stati gravi, ha smentito che li avrebbe provocati una gru e li ha attribuiti alle forti piogge. Seguendo al millimetro la linea ufficiale, Fiori ha preferito annunciare che “in febbraio sarà possibile vedere lo scavo della casa dei Casti Amanti attraverso una parete in plastica trasparente e un sistema di telecamere”. Il direttore degli scavi di Pompei, l’archeologo Antonio Varone, ha accusato i sindacati di allarmismo e attenua la gravità dell’incidente, limitandolo a un “piccolo smottamento di terra”.
Tuttavia la denuncia parte dalla prestigiosa associazione privata Italia Nostra che veglia sul patrimonio culturale. Italia Nostra parla di omertà e di “distorsioni” nella gestione e ha richiesto una “trasparenza immediata”.

Una funzionaria del parco dà la sua versione allontandandosi dall’ufficio per parlare senza essere sentita “abbiamo paura, il clima qui è di intimidazione. Non sappiamo neppure quali danni realmente vi sono stati perché la consegna è di non parlare, e non hanno fatto nemmeno entrare i tecnici per fare foto”.
I sindacati spiegano che le opere in corso costeranno 33 milioni di euro e che il giorno 20 il commissario ha firmato un impegno di 200.000 euro per riparare i danni. Inoltre segnalano che 12 giorni dopo l’incidente non è stato inviato il prescritto rapporto al direttore generale del Ministero, Stefano De Caro.

Secondo Biagio de Felice del sindacato CGIL, “il comportamento di Fiori e la mancanza di reazione del ministero diretto da Sandro Bondi rivelano che lo Stato ha abdicato alla tutela del patrimonio di Napoli e Pompei e certifica il fallimento della politica culturale”.
“In questo deserto si fa strada la presunta efficacia della Protezione Civile, che a Pompei usa gli stessi sistemi che a L’Aquila. Tra noi circola questa battuta: siamo arrivati 2000 anni dopo l’eruzione, ora non c’è bisogno di affrettarci”.

Fiori è un uomo versatile e di provata capacità di lavoro. Ma i tecnici dubitano che sia l’uomo di cui Pompei ha bisogno. “E’ un luogo molto delicato, non puoi fare i lavori come se fosse un’autostrada” segnala Pietro Giovanni Guzzo, responsabile statale (soprintendente) dl sito dal 1999 al 2009. L’archeologo rileva che “a Pompei la cosa più importante è combattere l’infiltrazione della Camorra, che costruisce edifici illegali da cui osserva e controlla gli affari nella zona”.
Secondo il quotidiano l’Unità che segnalò per primo l’incidente un commerciante della zona Nicola Mercurio è diventato “il braccio destro di Fiori” Nel giugno del 2009 la polizia di Napoli scoprì un tunnel segreto di 30 metri pieno di oggetti rubati che andava dagli scavi fino a una abitazione civile.

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Il sacco del patrimonio d’arte italiano

Posted by Simona Maggiorelli su gennaio 29, 2010

Gli Anni zero dei beni culturali. Dieci anni di svendite e musei al collasso

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di Simona Maggiorelli

Dieci anni vissuti pericolosamente, sperperando, divorando, distruggendo la competenze sulla tutela dei beni culturali italiani. Che dall’era Craxi in poi – mercè una pensata dell’allora ministro Gianni De Michelis – sono diventati «giacimenti culturali» o, a scelta, «petrolio d’Italia». Figlia di quella mentalità predatoria fu la famigerata Patrimonio spa ideata da Giulio Tremonti nel 2002 per cartolarizzare e dismettere pezzi consistenti del nostro patrimonio (su cui scrisse un acuminato libro Salvatore Settis).

Poi sarebbero venuti i condoni e i ventilati archeocondoni (sempre targati Berlusconi). Ed eccoci a questo fine 2009 in cui, puntuale come sempre, il governo del premier fa cadere la mannaia sui finanziamenti e, di soppiatto, fa sparire gioielli di famiglia. Il fondo per i beni culturali è stato tagliato del 23 per cento rispetto al 2008 mentre si prevede che il taglio per il prossimo triennio sarà di oltre un miliardo di euro. In attuazione della legge delega sul federalismo fiscale (n.42/2009), intanto, il governo si appresta a dare il via libera alla vendita di alcuni beni di «scarso rilievo nazionale». In questo modo, per esempio, beni del demanio marittimo e assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale potranno essere venduti se, entro trenta giorni, il ministero non riconoscerà loro una rilevanza nazionale. «Quello che il governo si appresta a varare è un colpo durissimo al nostro patrimonio» denuncia Alessandra Mottola Molfino, presidente di Italia Nostra.

Ma sotto l’albero di Natale il governo Berlusconi ha messo anche un “regalino” per i restauratori che dal 2010 dovranno essere iscritti a un albo. Peccato che a quel “club” possa iscriversi con certezza solo il cinque per cento degli operatori del settore: ovvero chi abbia in tasca un diploma dell’Opificio delle pietre dure di Firenze e di altri due prestigiosi istituti di Roma e di Ravenna. In questo fine anno, così, si comincia a delineare il funesto bilancio di una politica culturale di centrodestra che ha scambiato la valorizzazione del patrimonio per un fatto di marketing e che tratta l’archeologia come un cataclisma, ovvero una questione emergenziale da Protezione civile. La mortificazione delle competenze nelle soprintendenze negli ultimi anni ha subito una continua escalation (come se l’Italia non potesse vantare una delle più alte tradizioni di studi nella campo della tutela).

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Ma procedere a colpi di commissariamenti come ha fatto il governo Berlusconi, con tutta evidenza, non paga. Prova ne è il calo di visitatori del 12 per cento registrato nel 2009 nel polo archeologico di Pompei (vedi il Rapporto 2009 di Federculture). Né maggior profitto ha prodotto l’aver messo il polo archeologico di Roma e Ostia Antica sotto il commissariamento gestito dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Ma si è rivelata un diasastro – come del resto c’era da aspettarsi – anche la valorizzazione dei beni culturali che il ministro Sandro Bondi ha affidato al super manager Mario Resca: le sparate sugli hotel della cultura dell’ex quadro dirigente di McDonald’s e i suoi propositi dichiarati di voler fare dell’Italia «l’Eurodisney dell’arte» si scontrano con il fatto che, nonostante la crisi, secondo il nuovo studio di Federcultura, la domanda culturale delle famiglie italiane nel 2009 è aumentata riguardo a teatro, concerti e musei ma non ha trovato incentivi in risposta.

Così, mentre Obama nel suo pacchetto anticrisi ha inserito investimenti a favore dell’arte (nonostante negli Stati Uniti i musei siano per lo più a gestione privata), per portare più visitatori nei musei italiani (gli Uffizi è solo il 23esimo nella classifica mondiale) il nostro ministero, con Resca, non trova di meglio che aumentare i ristoranti interni «facendone dei locali dove si va indipendentemente dalla visita alla collezione». Federculture segnala anche una sensibile perdita di attrattività delle nostre città d’arte (-6,9 per cento) e il precipitare dei musei italiani nella graduatoria internazionale dei più visti. E mentre il ministro Bondi ora deve vedersela anche con la faccenda di tre milioni e duecentomila euro sborsati per un Michelangelo su cui si addensano dubbi di autenticità, Resca fa un’altra pensata delle sue e, allo scadere dei suoi primi 100 giorni, vara una campagna pubblicitaria per «portare gli Italiani a riscoprire il patrimonio artistico del nostro Paese e invertire il trend negativo dei visitatori». Sul cartellone campeggiano delle gru che smantellano il Colosseo. Sopra compare la scritta: «Se non lo visiti lo portiamo via».

da Left-Avvenimenti 23 dicembre 2009

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L’archeologia non ha bisogno di Bertolaso

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 1, 2009

Roma, olearie papali

Roma, olearie papali

L’eminente archeologo Adriano La Regina in margine alla proposta di commissariamento dell’area archeologica romana avanzata dal ministro Sandro Bondi di Simona Maggiorelli

Commissariare l’area archeologica capitolina affidandola a Guido Bertolaso è un’idea non incontra il favore del più autorevole soprintendente archeologico che Roma abbia avuto: “Bertolaso – dice Adriano La Regina – può continuare a fare cose utili nel settore della protezione civile. Lui, come il dottor Mario Resca non credo siano le persone più adatte per occuparsi del patrimonio storico e artistico, che non richiede l’intervento delle loro professionalità”. Quanto agli attacchi del ministro dei beni culturali Sandro Bondi al soprintendente dell’area di Pompei, “le critiche nei confronti diPier Giovanni Guzzo – stigmatizza La Regina – dimostrano solo che il Ministro non è bene informato sulla situazione di Pompei. Guzzo ha fatto cose egregie, e se a Pompei vi sono ancora questioni da risolvere lo si deve soprattutto alle degradate condizioni sociali, politiche e amministrative del contesto. Di questo si deve far carico la politica. Quanto alla Soprintendenza è stato un grave errore creare al suo interno una struttura amministrativa autonoma e inconsapevole delle esigenze di natura scientifica e conservativa”. E i tentativi da parte del Ministro di mettere il bavaglio al Consiglio superiore dei beni culturali e a Salvatore Settis? “Bondi non ha mai dimostrato particolare riguardo verso quell’organismo, perché evidentemente preferisce il plauso ai pareri disinteressati. Del resto- aggiunge La Regina – il governo Berlusconi ha sempre cercato di dare sostegno alle esigenze del mercato d’arte, anche quando chiaramente in conflitto con l’interesse pubblico”. Ma l’attuale presidente dell’Ente Parco dell’Appia Antica non risparmia neanche il neo presidente del Consiglio superiore, Andrea Carandini, nominato in fretta e furia del ministro, a poche ore dalle dimissioni di Settis. E a proposito delle accuse rivolte da Carandini ai soprintentendenti, accusati di essere dei “talebani della conservazione”, La Regina nota: “Carandini non ama sostenere con argomentazioni pacate le proprie ragioni limitandosi abitualmente a svilire in maniera offensiva le ragioni degli altri. In queste condizioni le sue accuse ai soprintendenti di essere dei talebani della conservazione non meritano attenzione”.

Left-Avvenimenti del 6 marzo 2009

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