Socialista laico e sorprendentemente moderno, per una fase vicino a Gramsci, Rodolfo Mondolfo è un pensatore poco noto in Italia e che ora è al centro di una riscoperta. Dopo la pubblicazione di una raccolta di suoi scritti a settembre per Bompiani, esce per l’Asino d’oro edizioni la prima importante monografia che ne ripercorre la vicenda intellettuale.
di Simona Maggiorelli
Nato a Senigallia nel 1877 e morto nel 1976 a Buenos Aires, all’età di 99 anni Rodolfo Mondolfo ha svolto un’attività intellettuale ininterrotta e, benché appartata, sempre percorsa da un’intenzionalità e da una progettualità politica. Sia quando, nei fecondi anni Dieci, insegnava all’Università di Torino (e forse ebbe allievo Gramsci) sia dopo essersi rifugiato in Argentina per sfuggire alla persecuzioni delle leggi razziali fasciste. Lasciandoci una notevole messe di libri e articoli che, come ricostruisce Elisabetta Amalfitano in questo suo coltissimo e appassionato libro, Dalla parte dell’essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo (L’Asino d’oro edizioni) non furono mai pensati per il chiuso dell’accademia, ma sempre tesi alla elaborazione di una filosofia della prassi capace di rispondere alla necessità di una rivoluzione pienamente umana.
Esigenza tanto più bruciante dopo l’orrore del nazismo e della Shoah , ma anche dopo il fallimento di rivoluzioni come quella leninista che aveva acceso e poi deluso le speranze di riscatto di grandi masse. Con lungimiranza, quando il giovane Gramsci plaudeva alla rivoluzione leninista, Mondolfo criticava un’idea di rivoluzione come strappo violento, come bisogno di fare tabula rasa, contrapponendo alla violenza distruttiva la forza di un cambiamento progressivo e profondo a partire dalla trasformazione interiore degli individui.
Riformista ateo, non violento, antidogmatico, marxista originale che – come scrive Bruno Accarino nella prefazione di questo libro vede il rischio che il marxismo resti schiacciato nella tenaglia di positivismo e idealismo – Mondolfo tentò di sviluppare l’umanesimo marxiano contaminandolo con gli aspetti più innovativi della riflessione filosofica di un pensatore anticristiano come Giordano Bruno e di un filosofo umanista come Russeau, con cui condivideva l’idea che l’essere umano vada considerato nella sua interezza, non scisso fra soggetto e prassi. Memore della lezione di Feuerbach, per il quale non è Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea Dio, Mondolfo diversamente da molta parte degli intellettuali del Novecento non ha l’idea di un uomo originariamente cattivo perché segnato dal peccato originale e immutabile. Diversamente da molti intellettuali del suo tempo (come ad esempio Freud di Psicologia delle folle e analisi dell’io 1921). Mondolfo pur avendo attraversato due guerre non ha perso la fiducia nell’uomo, nelle sue capacità di evolvere, di avere un rapporto sano, non distruttivo, con la realtà e con i propri simili. Pensa un essere umano che non ha bisogno di essere eterodiretto da una morale religiosa che controlli il Caino che è in lui né da un partito “novello principe” che lo guidi verso l’orizzonte palingenetico della dittatura del proletariato.
Figura inaspettata e affascinante, dunque, questa di Rodolfo Mondolfo, così come emerge dalle pagine di questo bel libro di Elisabetta Amalfitano. Un libro (altri poi lo argomenteranno meglio di me) che oltre a colmare la vistosa lacuna negli studi che fin qui ha inspiegabilmente riguardato Mondolfo, ha il pregio di una scrittura limpida e originale intrecciando ricostruzione storica, narrazione, interviste a filosofi, politologi e scienziati, per formulare da ultimo una propria proposta politico filosofica incentrata su una innovativa idea di umanesimo scientifico.
Una proposta che entra attivamente nel vivo del dibattito politico attuale sbaragliando il campo dalle medievali proposte di un umanesimo cattolico che continuano a circolare dentro la sinistra e trovano oggi la più imbarazzante versione nella proposta addirittura ratzingheriana di MarioTronti, Pietro Barcellona e GiuseppeVacca ( vedi il volume di Barcellona Tronti, Sorbi, Vacca, Emergenza antropologica. Per una nuova alleanza tra credenti e non credenti, Guerini editore, 2012,) .
In questo momento così importante per la sinistra che, dopo il crollo delle grandi ideologie, ha assoluta necessità di ripensare la propria identità per uscire dall’orizzonte della sconfitta, trovo molto stimolante la proposta di Elisabetta Amalfitano che, attraverso Mondolfo, ci invita a pensare a un umanesimo ateo, diverso dall’umanesimo comunista che non sa vedere oltre la realtà anatomo fisiologica del corpo e si limita a parlare di soddisfazione dei bisogni, senza pensare alle esigenze di qualità della vita sociale, di rapporti umani, di conoscenza e formazione che è altrettanto insopprimibile oggi. Con questo libro insomma Elisabetta coraggiosamente ci invita a guardare oltre un materialismo che è erede di Platone e della scissione di Cartesio e a ripensare criticamente il pensiero di autori per i quali tutto ciò che non è materiale sarebbe spirituale. Approdando così ad un umanesimo finalmente capace di concepire che il pensiero umano nasce dalla biologia e capace di osare pensieri nuovi.
Originalità di riflessione rivolta al presente, dunque, ma anche originalità di un nuovo metodo di ricerca. Come quello che emerge da questo libro. In un momento in cui nei settori più avanzati delle scienze si sta andando verso un superamento si un approccio riduzionistico ( vedi la teoria della complessità di Prigogyne), in un momento in cui si assiste alla riunificazione del campo delle conoscenze relative alla realtà umana, fra psichiatria , biologia e persino alcune branche delle neuroscienze, mi sembra particolarmente interessante il metodo interdisciplinare che Elisabetta Amalfitano ci propone nel in questa monografia su Rodolfo Mondolfo, attivando un campo sinergico fra discipline differenti che tocca la filosofia, la politica, l’antropologia e la psicologia più profonda.
Presentazione del libro di Elisabetta Amalfitano, Dalla parte dell’essere umano, il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L’Asino d’oro 2012. Firenze , 9 novembre 2012, Libreria IBS.Con l’autrice, i filosofi Bruno Accarino Unversità di Firenze e Salvatore Cingari, Università per stranieri di Perugia e la sottoscritta