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Ferragosto d’autore

Posted by Simona Maggiorelli su agosto 13, 2011

di Simona Maggiorelli

Pablo Picasso

Curioso Paese l’Italia in cui scarseggiano i lettori ma abbondano gli scrittori. E che sembra aver inverato l’irriverente detto di Luciano Bianciardi “non leggete i libri, fateveli raccontare”, dacché le presentazioni di saggi e romanzi, specie durante i festival, sono frequentatissime, a fronte di librerie alquanto disertate. Ma tant’è.

E allora cogliamo l’attimo delle tante, tantissime presentazioni estive per proporre un nostro piccolo vademecum: fatto di proposte di libri per capire un po’ di più ciò che ci sta succedendo attorno. Da leggere “a mente fresca” sotto l’ombrellone, in montagna ma anche, perché no?, comodamente seduti nella poltrona di casa, se è vero come è vero che un italiano su cinque, sotto questo battente solleone di crisi, non andrà in vacanza.

Venti di rivoluzione

Instancabile conversatore nelle sere d’estate al Cairo, medico e scrittore di grande sensibilità, lo abbiamo conosciuto qualche anno fa quando con i suoi romanzi (da Se non fossi egiziano a Palazzo Yacubian ) dava voce alla dissidenza, a quella larga parte della società egiziana oppressa e umiliata sotto la cappa di un odioso regime travestito da democrazia. I suoi antieroi nel frattempo, con coraggio, sono scesi in piazza e Ali al Aswany ora li racconta nel libro La rivoluzione egiziana (Feltrinelli), felice della ritrovata fierezza degli egiziani, con la speranza che ora si possa costruire davvero un futuro più libero e giusto. Con l’arabista Paola Caridi che ne aveva raccolto la testimonianza nel libro Arabi invisibili Ali al Aswany sarà il 9 settembre al Fesivaletteratura di Mantova e poi alla Feltrinelli di Roma per parlare di letteratura ma anche dell’importante momento storico che l’Egitto sta attraversando.

E’ stato invece poche settimane fa in Italia (qualcuno lo ricorderà alla Milanesiana) lo scrittore dissidente siriano Khaled Khalifa, ma in un momento in cui l’esercito di Assad sta facendo strage dei civili ad Hama ed altrove è quasi impossibile prescindere dal suo potente e doloroso Elogio dell’odio (Bompiani) che – attraverso lo sguardo di una ragazza – ci restituisce un trentennio di storia siriana e di lotta clandestina per la democrazia. Cercando di leggere la storia del Medioriente per cavarne strumenti di comprensione del presente e per provare a intuire come potranno mutare gli equilibri geopolitici di questa importante area del mondo, Castelvecchi ha lanciato la collana RX in cui già si segnalano titoli come Mediterraneo in rivolta di Franco Rizzi che si propone come un lavoro approfondito, non come un semplice instant book. In qualità di studioso di storia del Mediterraneo, Rizzi ricostruisce anche quali sono state le responsabilità delle politiche predatorie e neocolonialiste occidentali nell’affamare i popoli del Medioriente.

Pablo Picasso ragazza che legge

Pablo Picasso, ragazza che legge

Ma responsabilità gravi e precise l’Occidente l’ha avute anche nella mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese. In chiave di toccante saga familiare e di resistenza ce lo racconta il romanzo della giovane Susan Abulhawa in Ogni mattina a Jenin (Feltrinelli). La scrittrice palestinese, che vive negli Usa, sarà di nuovo in Italia il 17 settembre per partecipare al festival Babel di Bellinzona. Dopo di lei a Babel , il 18 settembre, ci sarà anche la scrittrice palestinese e architetto Suad Amiry, autrice del durissimo Murad Murad (Feltrinelli) in cui racconta l’avventura di un gruppo di palestinesi alla ricerca di lavoro clandestino in terra di Israele, ma anche del provocatorio Niente sesso in città (Feltrinelli) in cui alcune donne sfidano i proiettili israeliani per ritrovarsi in un ristorante a Ramallah e parlare delle loro storie, del loro futuro e di quello del Paese.

Il naufragio del Belpaese

Non si parla di hijab e nemmeno di burka, ma anche in Italia, interiormente, le donne dovrebbero portare il velo. Almeno stando ai cattolici. Cerando di assomigliare quanto più possibile alla arida icona della vergine Maria. Quanto questo modello religioso abbia influito sulle bambine e sulle donne italiane è il tema che indaga Michela Murgia nel libro Ave Mary (Einaudi) di cui la scrittrice sarda torna a discutere in pubblico iin questi giorni a Prali in provincia di Torino. Più in generale, e sotto differenti angolazioni, si parlerà molto del “caso Italia”nelle prossime settimane. Anche nei ritrovi di montagna e al mare. Basta dare uno sguardo al calendario davvero fitto di presentazioni di libri dedicati a questo tema nei luoghi di villeggiatura dalle Alpi alla Sicilia. Alcuni autori come il giurista Michele Ainis o come il giornalista Gian Antonio Stella o il collega Gianluigi Nuzzi- solo per fare qualche esempio – affronteranno dei veri e propri tour con molte tappe lungo la Penisola, confidando nel fatto che la gente non voglia mandare anche il cervello in vacanza. Così Ainis è partito il 12 agosto dalla Fiera internazionale di Messina per far conoscere ai lettori che non amano troppo le librerie la sua lucida e insieme appassionata disamina dell’Assedio (Longanesi) a cui è sottoposta la Costituzione italiana, mentre Stella e Rizzohanno discusso di Vandali assalto alle bellezze d’Italia (Rizzoli) e della mala politica che non tutela il Patrimonio d’arte italiano il 7 agosto nel salotto all’aperto di Capalbio per risalire e ridiscendere poi lo stivale per tutto agosto. Lo stesso dicasi di Nuzzi, a Capalbio il 14 agosto,  e che poi porterà il suo libro inchiesta Metastasi (Chiarelettere) scritto a quattro mani con Claudio Antonelli non solo in quel Sud dove l’ndrangheta la fa da padrona, ma anche in quel nord leghista dalle mani non sempre così pulite come dice a parole.

Della cricca e di chi ha lucra sui terremoti parla invece il giornalista di Repubblica, Antonello Caporale presentando il 21 agosto in piazza del Plebiscito ad Ancona il suo Terremoti spa (Rizzoli). Alla corruzione e al malaffare, di chi, risparmiando sul cemento, falsificando i progetti, violentando il territorio, si è reso responsabile degli effetti devastanti del terremoto de l’Aquila è dedicato anche il libro di un altro Caporale di Repubblica, Giuseppe, dal titolo Il buco nero (Garzanti). Il giornalista ne discuterà con il pubblico il 30 agosto a San Benedetto del Tronto E ancora: Perfino nella roccaforte di “Cortina incontra” comincia a soffiare un vento nuovo. Il che è tutto dire. Così il 18 agosto il salotto “buono” per antonomasia, quello di Enrico Cisnetto, si apre alla presentazione del romanzesco I 99 giorni che travolsero il Cavaliere (Fazi editore) un libro in cui Philip Godgift mescola finzione e cronaca per affrescare scenari di definitiva uscita di scena del signor B. Le cui “gesta” sono puntualmente documentate e stigmatizzate in Colti sul Fatto (Garzanti) di Marco Travaglio, graffiante raccolta di articoli che il giornalista piemontese presenterà il 28 agosto ai vacanzieri di Rimini. E si potrebbe continuare ancora a tracciare la mappa di un Belpaese che sembra essersi svegliato da un ventennale letargo e che, sotto l’ombrellone quest’anno, sembra deciso a non si portarsi un  libro ma direttamente l’autore.

da left-avvenimenti

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Musulmani in carne ed ossa

Posted by Simona Maggiorelli su aprile 30, 2011

Trappole dell’immaginario che impediscono di conoscere chi approda dal Medioriente in cerca di una nuova vita e possibilità di lavoro. Pregiudizi e ignoranza strutturano il razzismo Europa. Il sociologo Stefano Allievi dell’Università di Padova in un nuovo libro va alla radice di ciò che muove la gurra delle moschee. Lo presenterà nell’ambito del  festival vicino/lontano di Udine dal 12 al 15 maggio a Udine.

di Simona Maggiorelli

Musulmani in Europa

Dopo aver indagato le trappole dell’immaginario che deformano la realtà dell’altro ogniqualvolta parliamo di musulmani in Occidente, il sociologo Stefano Allievi, con un team internazionale di studiosi, pubblica La guerra delle moschee (Reset/Marsilio) un libro che, cifre e dati statistici alla mano, descrive minuziosamente la diffusione dell’Islam in Europa e come viene percepita dall’opinione pubblica. Emergono così in primo piano i gravi danni provocati dalle politiche conservatrici che fanno leva sulla paura e sul fantasma di un mondo islamico granitico e tout court fondamentalista, tratteggiato a prescindere da ogni conoscenza diretta. «Quello che ci viene propinato da certa politica e dai media – sottolinea lo studioso dell’Università di Padova – è un Islam monolitico, che non corrisponde alla reale complessità della galassia musulmana». In altre parole, insomma, l’islam non è uno solo, ma una realtà plurale. «Tutto ce lo conferma -annota Allievi in un suo scritto per Forum editrice -. Ce lo confermano la diversità culturale, geografica, linguistica, di scuole giuridiche, di usi e costumi, perfino, per quanto lo si ammetta malvolentieri, di teologie, di idee di Dio e dell’uomo». Ma le generalizzazioni e le semplificazioni, si sa, “tolgono” la fatica di pensare, mentre usare la contrapposizione «noi-loro ci offre a buon mercato una Weltanschaung di riferimento, buona per tutte le occasioni». Specie per quelle occasioni che permettono a politici di destra di accaparrarsi seggi e assessorati. Così la paura dell’altro, di ciò che è sconosciuto, viene brandita per impedire la costruzione di nuove moschee e per chiuderne di già esistenti. Con tanto di incursioni per «desacralizzare» con sangue di maiale gli spazi di riunione musulmana. E nel dibattito pubblico nel Nord d’Italia dove primeggia la Lega (ma non solo) tornano ad affiorare categorie tristemente note come quelle di “sacro” e di “ autenticità”, di “puro” e di “impuro”. «E contro l’impuro, contro il Male, si chiama alla crociata» avverte Stefano Allievi, ricordando anche come le parole “autentico” e “impuro” riecheggiassero nei discorsi nazisti. Anche per questo gli abbiamo chiesto di aiutarci a capire quali sono le radici di ciò che sta accadendo in Europa riguardo agli immigrati

Professor Allievi quanto è forviante l’opposizione Islam – Occidente cristiano?

Lo è fortemente, basta dire che le tre grandi religioni monoteistiche, ebraismo, cristianesimo e islam hanno una comune discendenza da Abramo., tanto che si dicono religioni abramitiche.

Ma ebraismo e cristianesimo vengono dette anche religioni occidentali…

A rigore nessuna delle tre religioni è occidentale. Sono nate tutte in quell’area che noi chiamiamo Medioriente. e a poca distanza l’una dall’altra.

Ma di due di queste religioni, lei ha scritto, siamo disposti a pensare che si sono occidentalizzate o che l’occidente l’hanno addirittura inventato, della terza no.

Per capire quanto sia una visione storicamente falsa basta pensare, sul piano geo-politico, all’importanza che ha avuto la denominazione arabo-islamica in Andalusia ovvero l’araba al-Andalus, oppure alla Sicilia dove l’incontro con le culture arabe non è stato certo uno dei periodi più cupi. Oppure pensiamo a quanto la scienza occidentale ha preso dall’astronomia, dall’algebra, dalla medicina, dall’arte, dalla chimica arabe. Mentre tanti contenuti della cultura occidentale sono stati assorbiti e rielaborati da quelle mediorientali.

Nonostante tanti contatti e scambi culturali lungo i secoli, ancora oggi, da noi, c’è tanta ignoranza sull’Islam?

L’idea dell’Islam che passa sui media è gravemente alterata. Si stigmatizza l’uso del velo e giustamente certo maschilismo arabo ma non si sa, per esempio, che il divorzio è una pratica riconosciuta da tempo nell’Islam. Ad indossare il hijab spesso sono donne colte , libere, che lavorano. La realtà è assai più complessa e articolata di quanto si creda e si dica.

Su temi come l’aborto l’islam ha posizioni più aperte del cattolicesimo. Per esempio, il feto non è considerato sacro e intoccabile fin dalle prime settimane di vita. E’ così?

Sì, certo, così come nell’Islam non c’è il peccato originale. Ma con questo non voglio dire che l’Islam sia una religione più progressista, dico che va studiata e conosciuta per quello che è nella pratica quotidiana dei musulmani. In Italia il dialogo interculturale manca totalmente e mancano anche le basi della conoscenza. I giornalisti e i politici che alimentano il sospetto intorno alle moschee perlopiù non ci hanno mai messo piede. Ma basterebbe fare una telefonata ai carabinieri o interpellare la Digos per sapere tutto ciò che c’è da sapere. Le moschee in Italia sono tra i luoghi più monitorati . E le leggi vengono applicate più che scrupolosamente. Come è giusto che sia, del resto. Ma va detto anche che nel Veneto dove vivo, per esempio, capita che di fronte a una medesima infrazione, un locale di proprietà di cittadini “autoctoni” venga multato mentre uno di musulmani venga direttamente chiuso.

L’ immigrazione in Italia è davvero a maggioranza musulmana come si legge e paventa sui giornali?

In realtà il grosso dell’immigrazione in Italia arriva da paesi di religione cristiana, molti sono gli ortodossi dalla Romania e da altri Paesi dell’Est, tanti sono i cattolici dalle Filippine, altri sono maroniti oppure animisti africani e via di questo passo. Solo un terzo dello stock dell’intera immigrazione proviene di paesi musulmani. E non è detto che chi viene da un’area regionale dove l’Islam è la religione più diffusa sia un praticante o un credente. Se io emigrassi dovrei essere considerato là un cattolico perché vengo da un Paese a maggioranza cattolica? Qui da noi se una maestra ha in classe un bambino arabo la prima cosa che fa è badare a non dargli per merenda il panino al prosciutto. Oppure con tutta onestà gli chiede di spiegare in classe cosa è il Ramadan, senza considerare che quel bambino, pur provenendo da un paese musulmano, potrebbe essere cresciuto in una famiglia non praticante.

L’etnicizzazione dell’immigrazione è una delle distorsioni più diffuse. In Italia chi viene da Paesi arabi può solo incontrare suoi connazionali in moschea?

Dico spesso che in Italia per quei giovani immigrati c’è ben poco tra il bar e la moschea. Una rete laica di associazioni di cultura araba è praticamente inesistente. E questo in un momento in cui il nostro associazionismo politico è morente e il maggior sindacato è soprattutto formato da pensionati…

Un caso solo italiano?

Nell’Europa del Centro-nord gli immigrati dal Medioriente trovavano fino a qualche anno fa un’associazionismo attivo e maturo, declinato in maniera laica, anche grazie alla rete che si era sviluppata su input del panarabismo socialista. Ma oggi la situazione è peggiorata. In Italia poi tocca i punti più bassi. Il bar notoriamente non è un luogo associativo organizzato. In moschea si va per pregare anche per trovare una macelleria halal e altri prodotti , ma soprattutto per avere una rete di rapporti di sostegno. Detto questo non è che ad oggi ci sia una particolare concentrazione di moschee sul territorio italiano e nemmeno nel resto dell’Europa. In barba a tutti gli allarmismi. Senza contare che per tradizione la moschea è un luogo di incontro, aperto; spesso al suo interno ha un mercato. Insomma parliamo di una realtà molto diversa dalle nostre chiese.

Allargando lo sguardo all’Europa, il processo di integrazione ha subito contraccolpi negli ultimi anni?

E’ un processo che va avanti, ma anche contraddittorio che conosce battute di arresto. C’è stata una universalizzazione dei diritti, ma non funziona ovunque.

Nella civilissima Svizzera, come è noto, è passato un referendum per la messa al bando delle moschee. Un caso emblematico?

Ecco il punto. Quel referendum dà molto da pensare ma al tempo stesso sarebbe difficile dire che in Svizzera l’integrazione degli immigrati non sia un processo avviato e da tempo. Siamo di fronte a una situazione per molti versi contraddittoria. Per cui i maggiori sì alla messa al bando dei minareti si sono registrati nei cantoni di montagna più isolati e non nelle città svizzere dove l’immigrazione musulmana è più massiccia. Qui torniamo all’inizio della nostra conversazione: quello che manca è la conoscenza dei musulmani in carne ed ossa, mentre si fa molta propaganda riguardo a musulmani immaginari pensati così come li descrivono i media, alterando la realtà.

Da left-avvenimenti

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