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Leggere il Corano oggi

Posted by Simona Maggiorelli su ottobre 16, 2009

Un dio unico e assoluto. Ma anche una visione del mondo antropocentrica e sessuata. Basata sul rapporto fra uomo e donna. L’eminente islamista Biancamaria Scarcia Amoretti racconta il testo sacro

di Simona Maggiorelli

Quran Kufic calligraphy

Quran Kufic calligraphy

Sono 1.570 milioni  i musulmani nel mondo: il 23 per cento dei 6,8 miliardi della popolazione globale. L’ultima ricerca del Pew forum in religion & public life fotografa una situazione inaspettatamente in crescita. E intanto si moltiplicano gli studi che riguardano la religione e la cultura islamica. Finalmente anche in Italia. Autorevole islamista, Biancamaria Scarcia Amoretti ha appena pubblicato per Carocci una sua proposta di lettura del testo sacro dell’islam e left ha colto l’occasione per rivolgerle alcune domande sulla concezione del mondo e della vita umana che il Corano presenta ai suoi fedeli. «è un testo molto complesso anche perché non abbiamo una tradizione ininterrotta di traduzioni». Il Corano, insomma, è un libro difficile che ha uno statuto speciale perché i musulmani lo considerano parola di dio. Ma è anche da leggere storicamente con occhi sgombri «per vedere cosa dice veramente e quali sono le strumentalizzazioni che ne sono state fatte».
Dunque la fisionomia della creazione, la definizione di dio come assoluto, l’antropocentrismo ma anche il rapporto fra uomo e donna, sono alcuni dei temi che Scarcia Amoretti analizza in questo suo colto e sintetico studio, nato anche con un intento divulgativo.
Prof.ssa Scarcia, cominciamo dalla differenza fra maschile e femminile, una dualità che lei dice essere fondamentale nel Corano.
Iniziamo col dire che il monoteismo assoluto dell’islam prevede un solo dio, non c’è l’idea di trinità cristiana. Da qui il distacco, la differenza, fra creatore e creatura che si concretizza nel fatto che la creatura è sessuata. Non a caso i mistici poi superarono questo tipo di divisione. Ma c’è un altro fatto a mio avviso interessante. Si dice che l’islam non ammetta figure, rappresentazioni. Non è vero tout court, ma lo è per quel che riguarda dio. La rappresentazione del divino è affidata alla parola che ci dice di un dio “bello”, privo però di qualunque caratteristica di genere.
L’incarnazione del dio cristiano è nell’uomo Gesù…
Allah non è padre, è creatore. Il seme può avere un valore maschile, ma il Corano dà una enorme attenzione al corpo femminile. Dire come fa l’islam che dio è creatore in senso assoluto significa che lui è l’unico che non può essere concepito in termini di genere.

calligraphy

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Nel Corano non c’è condanna del corpo e del desiderio femminile?
Assolutamente no. Nel Corano si dice che tutto quello che è creato è buono in sé. E c’è un versetto molto famoso, che riguarda il digiuno, in cui si dice che dio aveva pensato di dare una prova più dura alle sue creature ma poi cambiò idea. Nella concezione islamica, essendo completamente libero, decide di concedere la notte per la vita naturale e il benessere umano. Dunque si può mangiare ma si può anche godere del rapporto uomo donna.
Qual era la condizione della donna prima dell’islam?
Ci sono molte ipotesi, fra cui anche che ci fosse un matriarcato nella penisola araba. Noi abbiamo solo alcuni fatti storici e il testo. Conosciamo molte divinità femminili pre islamiche ed è un fatto che la prima generazione di musulmani abbia conosciuto un grande protagonismo femminile.
Nel Corano ci sono molte figure di donna significative a cominciare da A’isha
La più emblematica, a mio avviso è quella di Maria, madre di Gesù. E’ più eversiva della nostra perché non  c’è nessun Giuseppe ad  affiancarla.
C’è un dibattito bioetico a partire da ciò che è scritto o non è scritto dal Corano?
Mi sono premurata di metterlo da parte: ho voluto presentare il testo, con una impostazione che rivendico a tutto tondo. Non voglio fare una storia dell’esegesi perché siamo ancora ben lontani da quelle che sono state realizzate per il Vangelo, con alle spalle secoli di studi. I musulmani non sono stati inferiori in questo. Ma non abbiamo il polso della situazione. Nella galassia musulmana ci potrebbe essere qualcuno che con assoluta coerenza e dottrina ha tirato fuori un commento che finalmente espliciti in una chiave molto autorevole questi temi. Ma oggi non possiamo saperlo perché non abbiamo raccolto tutti i commenti. Sfido chiunque a dire di essere aggiornato in merito.
Lei scrive che secondo il Corano il processo di crescita del feto nell’utero non è strutturalmente diverso da quello che avviene, per esempio, nel mondo vegetale: l’uomo è cosa (Shay’) venuta in essere. Ovvero?
La sessualità nel rapporto uomo donna non è solo destinata alla procreazione. E questo è un punto importante. Inoltre il Corano è un libro fortemente versato sul fatto che l’uomo sia “un pezzo” di natura. Per questo ci deve essere una grande armonia, che prevede però una scala gerarchica: l’uomo può usare gli animali. Così come essi approfittano del mondo vegetale.
Il Corano non scoraggia la conoscenza scientifica?
No, perché tutto ciò che è creato è buono, dunque perché non conoscerlo?
Il dio assoluto dell’islam può aver influenzato alcuni filosofi occidentali, per esempio Spinoza?
Il discorso è affascinante, ma su questo versante gli studi sono molto indietro. Nei secoli del Medioevo sono passate tematiche filosofiche improntate a questa visione di dio. Poi per tanto tempo si è negato che vi fosse stato un contributo. Io credo che questa storia sia ancora da scrivere. Fin qui è stata fatta solo per frammenti, ritrovando tracce in Anselmo d’Aosta, piuttosto che in altri. Ma non c’è un discorso più complessivo, anche perché gli occidentali oggi non mi sembrano molto disponibili a portare avanti questo discorso. Anche fra gli studiosi la tendenza è piuttosto a dire che non vi è stata influenza. Come se i secoli della dominazione andalusa non fossero esistiti. Solo nel settore della mistica e dell’esoterismo si è stati disposti ad ammettere un contatto, ma la mistica è solo un singolo aspetto e poi è un’esperienza connotata in senso aristocratico, elitario.
La forma letteraria del Corano è certamente alta.

Il Corano è il testo letterario per eccellenza: proprio su questo tema sono usciti centinaia di studi modernissimi. I musulmani dicono che il Corano non è né prosa né poesia, il che già la dice lunga. Anche perché si tratta di una forma inimitabile. La lingua, poi, è ciò che dà corpo alla parola di dio. E come la si definisce? Certi capitoli sono letti come fossero degli inni, con una metodica di cesure di accenti interna, e appunto si continua a studiare.
L’oralità così come il rapporto con la poesia precedente all’islam come si configura?
La poesia precedente è importante non tanto perché veniva detta oralmente ma perché costituisce il vocabolario pregresso dell’arabo. Che poi l’oralità nel mondo musulmano funzioni molto lo vediamo anche oggi. Capire perché e come avvengano certe forme di indottrinamento, in questo caso certamente negative, implica ripercorre certi modi antichi. Nell’islam il rapporto è più personalizzato, c’è sempre un richiamo che passa attraverso una voce. Che, va detto, può essere anche femminile.

CAPIRE L’UNIVERSO ARABO

Mentre torna in nuova edizione un  classico come Il mondo musulmano di Biancamaria Scarcia Amoretti, l’editore Carocci pubblica anche la lettura de  Il Corano che  la docente di Islamistica de La Sapienza ha scritto per offrire strumenti a un migliore dialogo fra differenti culture. Un’avventura intellettuale che, su invito dell’editore, Scarcia ha intrapreso, forte della sua vastissima cultura e delle sue ininterrotte frequentazioni del mondo intellettuale islamico. Ben consapevole però dei problemi che pone la mancanza di traduzioni antiche “canoniche”, così come la polisemia del testo che ammette una pluralità di interpretazioni.«Il mio tentativo – spiega Scarcia – è stato quello di presentare la mia versione, quello che io ho tratto da questo libro, essendo laica. E aggiunge: «Laica in tutti i sensi, non solo per il fatto che non sono addetta delle religioni».

da left-Avvenimenti 16 ottobre 2009–

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