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Coraggiose controstorie

Posted by Simona Maggiorelli su ottobre 24, 2009

di Simona Maggiorelli

In Italia c’è un nuovo pubblico di lettori forti, che vuole sapere. Se i grandi media non informano, piccole case editrici pubblicano libri di denuncia. E scalano le classifiche

Roberto Saviano

Roberto Saviano

In un Paese come l’Italia in cui, a destra e a sinistra, si fa a gara per genuflettersi ai diktat del Vaticano colpisce che libri come La questua (Feltrinelli) di Curzio Maltese, o come Chiesa padrona (Garzanti) di  Michele Ainis, siano stati in cima alle classifiche di vendita per mesi. E il fenomeno dei “best seller anticlericali”, aperto nel 2006 da Contro Ratzinger (Isbn), non accenna ad attenuarsi.

Anzi. Lo dimostra un saggio-inchiesta come Vaticano spa (Chiarelettere) in cui Gianfranco Nuzzi, carte alla mano, dimostra come la banca vaticana faccia da lavanderia per il denaro sporco, a tutto vantaggio della mafia di certa politica e imprenditoria italiana. Un libro serrato e documentatissimo che, in meno di sei mesi dall’uscita, ha venduto centosettantamila copie.

Settantamila copie ha fatto  il libro di Claudio Rendina La santa casta della Chiesa (Newton Compton). E si sale  a più di centomila copie per Il libro che la tua Chiesa non ti farebbe mai leggere di Leedom e Murdy, che Newton Compton vende anche negli autogrill e nei centri commerciali, raggiungendo così anche quel pubblico che di solito non va in libreria.

Poi, a curiosare fra le righe delle più recenti analisi del mercato librario pubblicate sul sito del ministero dei Beni culturali, scopriamo anche che quello stesso zoccolo duro di lettori forti che compra titoli così corrosivi ama anche una certa coraggiosa saggistica firmata soprattutto da giornalisti che, nonostante le minacce di mafia e camorra, hanno raccontato gli intrecci fra criminalità organizzata e potere politico. Il caso di Roberto Saviano e del suo Gomorra è la punta di un iceberg. Ma potremmo parlare anche dei libri di Lirio Abbate e di molti altri colleghi.

E se le inchieste di Marco  Travaglio e Peter Gomez (insieme a quelle di Saviano) sono fra le più “gettonate” dal pubblico giovane, sempre fra quei forti lettori che da soli tengono in piedi il 41 per cento delle vendite librarie scopriamo la fisionomia di un pubblico colto, esigente, che per dirla con Lorenzo Fazio di Chiarelettere «non si accontenta del tg delle venti, ma vuole un’informazione più approfondita e completa».

Una domanda culturale alta che oggi trova risposta in primis nel lavoro di alcune piccole e medie case editrici di lunga tradizione, o più giovani, ma che sfidando l’ottusità dell’oligopolio italiano, libro dopo libro stanno riscrivendo la storia recente portando alla luce quanto in quella ufficiale era sempre rimasto occultato e nascosto. «In questa Italia che sembra anestetizzata, però quando esce un’inchiesta che si interroga sui tabù che consolidano religioni e Chiese, o regimi – dice Fiammetta Biancatelli, portavoce di Raffaello Avanzini di Newton Compton – notiamo un interesse crescente e questo ci stimola a tirare fuori libri che scuotano le coscienze».

Dall’Italia dei colpi di Stato di Gianni Flamini all’Italia dei poteri occulti di Willan, alle inchieste sulla destra di Semprini e Caprara – solo per citare alcuni titoli – grazie al lavoro di questa casa editrice indipendente si è formata, così, nel corso di pochi anni, un’innovativa collana di “controstoria”. «La piccola editoria è sempre stata la più critica verso il potere, anche perché avendone poco critica chi ce l’ha», commenta Giuseppe Laterza, ospite del Festival storia (che si svolge a Torino e a Saluzzo fino al 25 ottobre) per parlare di editoria e potere. Economista, laureato con Federico Caffé, da quando ha preso le redini dello storico marchio di famiglia, Giuseppe Laterza, pur continuando a coltivare un solido catalogo, ha fortemente aperto all’innovazione, anche stringendo rapporti con rassegne come il Festival della mente di Sarzana per «contribuire a costruire un ponte fra cultura scientifica e divulgazione». «Per sua natura – spiega – una piccola casa editrice si regge sulla sperimentazione, sulla capacità di innovare. Una casa editrice molto grande è più vincolata nel suo modo di agire. Anche se – precisa Laterza – non possiamo dimenticare che il libro più dirompente degli ultimi anni, Gomorra di Saviano, è uscito con Mondadori». Una bella eccezione che, tuttavia, non cambia la realtà del colosso berlusconiano che copre il 29 per cento del mercato librario italiano e il 38 per cento del mercato dei periodici, ma che è ingessato in una produzione commerciale e standardizzata. Anche per resistere alla “politica” del patron di Mondadori è nata la collana di saggistica “anticorpi” che si avvale del lavoro di studiosi come Luciano Canfora. «Una collana nata come strumento di lettura della realtà quotidiana. Il titolo – ricorda Laterza – mi fu suggerito da Sylos Labini: «Di tycoon che vogliono mettersi in politica – diceva – è pieno il globo ma in Italia non ci sono gli anticorpi, i fattori di resistenza. Non è un caso che qui governi un personaggio come questo premier che nessun’altra democrazia accetterebbe. E non è un caso che il nostro sia il Paese con i più bassi consumi culturali al mondo». E la responsabilità è anche di chi dovrebbe fare opposizione. «Una sinistra che continua a trascurare la scuola, l’università, le biblioteche – chiosa Laterza – produce, come effetto, anche la possibilità da parte di un personaggio come Berlusconi di dominare attraverso le tv, nell’ignoranza generale». Ma la responsabilità della sinistra è anche aver tralasciato la battaglia per la laicità secondo l’editore di Biblioteca laica di Ciliberto e di altri importanti testi su questo tema.

«La laicità – dice – è un tratto che connota la nostra casa editrice da sempre. Una battaglia per la separazione rigorosa fra lo Stato e Chiesa è un fatto essenziale. Ma devo dire che anche qui, purtroppo, vedo con tristezza che non è in cima ai pensieri del Pd. Dei tre candidati alle primarie solo Marino pone questo tema. Gli altri due lo mettono in sordina. C’è, purtroppo una lunga tradizione, un tentativo continuo in Italia di cercare di carpire la benevolenza della Chiesa catttolica, immaginando che porti dei voti. Il tentativo viene reiterato costantemenete dalla destra come dalla sinistra. Io credo che questo per il nostro paese non sia un fatto positivo e che la battaglia culturale per la laicità oggi sia prioritaria in Italia». Anche perché «una minoranza molto corposa di persone interessate a questo tema ci sono in Italia. Noi, per esempio – conclude Laterza -.i abbiamo avuto ilgrande successo del libro di Stefano Rodotà Perché laico, che abbiamo ristampato per tutto ll corso dell’anno e continuiamo a farlo. Ma anche titoli come Un’etica senza dio di Eugenio Lecaldano e Laici in ginocchio di Viano sono stati libri fortunati.

In questo quadro, fa notare l’editore Alessandro Dalai, la tv ma anche i grandi giornali stanno del tutto venendo meno al proprio compito di informare. «Lo noto una volta di più – spiega l’editore di Baldini Castoldi Dalai – in questi giorni, con l’uscita di un libro come Troppi Farabutti. Nonostante l’autore, l’avvocato Oreste Flamminii Minuto, sia stato uno storico difensore del gruppo l’Espresso e benché il “partito Repubblica” oggi sia più che mai in trincea contro il Cavaliere, registro una certa ritrosia a parlare di questo libro che denuncia l’assenza di libertà di stampa oggi in Italia». Ma il pubblico nel nostro Paese non è del tutto assopito, rilancia Dalai: «Lo dimostra un giornale come Il Fatto che supera le 100mila copie vendute. Un evento che non mi sarei mai aspettato. Un successo dovuto a quello stesso pubblico che compra i libri di Chiarelettere, che segue una certa saggistica che facciamo noi con Garzanti e alcuni altri piccoli editori puri. Quel pubblico c’è e vuole capire. Nelle trasmissioni tv c’è troppo rumore e poca quiete, per andare al fondo delle cose – conclude Dalai – non restano che i libri».

Dal left-avvenimenti

L’intervista:PICCOLI MA DIROMPENTI

Libri d’inchiesta e di forte denuncia, le scelte di Lorenzo Fazio e della sua casa editrice Chiarelettere

di Simona Maggiorelli

Lorenzo Fazio, Chiarelettere

Lorenzo Fazio, Chiarelettere

il caso editoriale degli ultimi anni. In pochissimo tempo, dal 2007 a oggi, Chiarelettere, fondata e diretta da Lorenzo Fazio (genovese, con alle spalle esperienze di lavoro in Einaudi e Bur), si è imposta sul mercato con titoli incisivi, controcorrente, di forte denuncia. Con libri come Vaticano spa o il recente Il regalo di Berlusconi, riuscendo a intercettare un pubblico laico, attento ai valori della democrazia, che sembrava fin qui assopito. «Di fatto – commenta Fazio – oggi c’è una forte divaricazione fra ciò che viene proposto da grandi giornali e tv e ciò che accade nel mondo dei libri che affrontano certi temi di attualità. Testi come quello di Gianfranco Nuzzi, per esempio, non hanno avuto un’accoglienza sui media tale da giustificare una tiratura e una vendita così eccezionale  pari a 170mila copie. Il Corsera l’ha recensito nelle pagine di cultura ( anche se, fa notare Nuzzi, si tratta un libro di cronaca e che si occupa di economia.Mentre  La Repubblica e La Stampa hanno pubblicato solo una nota nelle pagine dell’economia. Di fatto quasi nascosta. Un atteggiamento strano visto che Vaticano spa tratta di verità incontestabili, dati alla mano. Doveva esplodere un caso. Ma sui giornali non è stato registrato. Salvo eccezioni come left.
Occorrono editori puri per poter pubblicare libri d’inchiesta così corrosivi?
E’ un vantaggio che abbiamo con Chiarelettere. Anche Fazi, che ora è stato acquisito per il 35 per cento dal gruppo Mauri Spagnol, è un editore puro. Così come lo è Newton Compton. Non è un caso che ci troviamo in loro compagnia nel fare questo tipo di saggistica che implica non avere timore di attaccare l’uno o l’altro. Di fatto anche Bompiani o talora Mondadori fanno degli ottimi libri di saggistica. Perché ci lavorano seri professionisti. Ma in alcuni casi devono lasciare il passo a chi, come noi, può affrontare qualsiasi argomento.
Una rivincita dei piccoli editori ?
Da qualche anno i piccoli editori riescono a imporre libri ad alta tiratura: prima non avveniva. E vale sia per la saggistica che per la narrativa. è un segnale di vitalità. I grandi non possono più dormire sugli allori, devono stare al passo con la concorrenza.

Libri di Chiarelettere come I cinesi non muoiono mai o Non chiamatemi zingaro, per esempio, parlano del nuovo volto dell’Italia, dei nuovi cittadini immigrati.Come intercettate i vostri temi?
Ci orientiamo come se fossimo una rivista. Vediamo quali sono i temi che fanno da sfondo alla società e al dibattito pubblico. Individuiamo le onde lunghe di un problema. Dietro la cronaca, sotto la spuma, la cresta in superficie. Cerchiamo di approfondire. Usando la forma dell’inchiesta, a volte la testimonianza oppure la ricostruzione storica. Ma sempre andando a sviscerare i problemi con andamento narrativo. Si può fare della divulgazione in modo molto serio usando i documenti, le testimonianze, gli archivi. In modo assolutamente inoppugnabile, ma cercando di fare venir fuori delle storie.
Inchieste sulla mafia, sulla nascita “ambigua” del  potere di Berlusconi, ma anche su crimini come la pedofilia in Vaticano. Su questi temi volete accendere dei dibattiti pubblici?
Quello che ci preoccupa è che non abbiamo interlocutori che, a livello politico, raccolgano queste denunce e le facciano proprie.
Che idea si è fatto del vostro pubblico?
Fra i nostri lettori ci sono molti giovani e poi persone più mature, preparate, che vogliono un’informazione più completa. Lo deduco dal fatto che se facciamo degli errori ci “beccano” subito. Il nostro lavoro è pensato per queste persone, attente, che oggi rappresentano lo zoccolo duro di lettori in Italia.
Nel futuro di Chiarelettere?
Ho sempre cercato di farne uno strumento di approfondimento culturale: casa editrice libera ma con più facce. Penso che il libro oggi sia uno dei tanti strumenti per accedere a un’informazione che non c’è. Per questo siamo entrati nell’impresa del quotidiano Il Fatto, anche se solo per il 16 per cento. è un segnale che abbiamo voluto dare. E probabilmente faremo altri passi nel multimediale, pensando a più piattaforme con cui veicolare dei contenuti di alto livello. La scommessa si gioca in primis su internet. Già il nostro blog conta su 60mila persone. E 180mila presenze sono sull’Artefatto, nato per il quotidiano. E importante è riuscire a costruire una rete che si tenga e che sia affidabile.E forse quella stessa rete vorrà vedere un tv oppure sentire una radio fatta con i nostri contenuti. con i nostri autori.

da left-avvenimenti

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Quel silenzio di Marcinkus

Posted by Simona Maggiorelli su agosto 8, 2008

Il deputato Maurizio Turco: La Chiesa cattolica costa all’Italia un miliardo di euro l’anno. Un prezzo insostenibile. Dopo La Questua scoppia lo scandalo “carità” di Simona Maggiorelli

Anche solo a dare un rapido sguardo alle uscite degli ultimi mesi, colpisce il numero di libri che indagano sulla Chiesa e sulle religioni. Si va dalle inchieste sul sistema di spionaggio del Vaticano a saggi su crimini come la pedofilia, fino a testi che, alla luce della scienza, fanno saltare i precetti del credo. Sul piano della truffa che via otto per mille e con molti altri mezzi la Chiesa cattolica commette ai danni dello Stato italiano, il libro più ficcante e esaustivo è certamente La Questua (Feltrinelli) che Curzio Maltese ha scritto con la collaborazione del parlamentare radicale Maurizio Turco, eletto nelle liste del Pd, il quale da anni con Anticlericale.net svolge un lavoro di indagine capillare su questi temi.
Onorevole, oggi quali capitoli aggiungerebbe a La Questua?
Rispetto all’Italia abbiamo detto più o meno tutto. Tutto quello che sappiamo e che si può sapere. Perché ai magistrati è impedito di andare oltre. Anche di fronte ad affermazioni del più credibile dei pentiti che, in un’aula di tribunale, ha detto che i soldi della mafia venivano riciclati attraverso lo Ior, il povero magistrato ha potuto fare solo una cosa: ignorare questa dichiarazione. Questo è un muro oggi invalicabile.
Che reazioni ci sono state al libro dai media vicini alla Chiesa?
L’Avvenire e il Giornale ne hanno criticato l’impostazione. L’Avvenire addirittura capitolo per capitolo. Tranne uno, quello sullo Ior, l’ha ignorato completamente. A conferma che quella è la frontiera che dobbiamo varcare.
Con quali strumenti?
Non con questo Parlamento che non consentirà nulla in termini di rispetto della laicità e della giusta separazione tra la sfera pubblica e privata. Quindi fra sfera politica e sfera religiosa. E non passando dalla magistratura perché la Corte di cassazione, avendo respinto il referendum radicale sul Concordato, ha avallato il fatto che questo fosse un trattato internazionale che andava sottratto ai cittadini e al Parlamento. Il concordato, cioè, può essere rivisto solo di comune accordo. A differenza di tutti gli altri trattati internazionali tra due Stati “normali”, dove uno dei due può denunciare l’altro per mancato rispetto, tutti i concordati della Chiesa, con qualsiasi Stato, prevedono una clausola finale che in caso di contrasto dovrà essere superato di comune accordo. Quindi non sarà mai possibile denunciare quel Concordato. A meno che non ci sia una forte iniziativa politica che riesca, attraverso un moto di rivolta popolare, a far emergere come il costo della Chiesa per l’Italia, ovvero un miliardo di euro l’anno, sia del tutto insostenibile. Specie ora.
Il fatto che Calvi abbia rivolto la sua ultima lettera di richiesta di aiuto al papa e non alle autorità italiane conferma sospetti sullo Ior anche se non abbiamo prove, “pezze di appoggio”?
C’è una pezza d’appoggio, riportata nel libro di Maltese. Quando Marcinkus doveva andare a difendersi, il Vaticano chiese di considerare lo Ior come un ente centrale della Chiesa e quindi, ai sensi dell’articolo 11 del trattato, esente da qualsiasi ingerenza. In quel modo Marcinkus non fu nemmeno ascoltato. Ho trovato strano che quando settimane fa si è tornati sul rapimento Orlandi ed è stato tirato in ballo Marcinkus, il Vaticano si sia inalberato dicendo: “Marcinkus è morto e non può parlare”. Quando era vivo, però non ha voluto parlare, ha avuto l’occasione di difendere il buon nome, l’immagine dello Ior. E’ chiaro: è il loro buco nero ma anche il loro punto di forza. Sarebbe interessante vedere chi sono gli italiani che hanno un conto allo Ior. Che dà interessi del 12 per cento. Lo abbiamo appurato trovando su internet il bilancio dell’associazione cattolica dei medici giapponesi. Un dato mai smentito dallo Ior.
Adesso qual è il suo fronte di inchiesta?
Quello della carità. Voglio vedere chi la paga e quanto costa. C’è un programma europeo che si occupa della redistribuzione dei prodotti alimentari, vorrei capire se vanno ai poveri o rientrano nel loro circuito degli alberghetti, delle scuole, degli asili.
La cosa più pericolosa per la Chiesa cattolica?
L’aver legittimato, dopo l’Opus dei, Comunione e liberazione. Adesso sta facendo una guerra feroce per il controllo delle parrocchie. Cl potrebbe essere la prima impresa del Paese. Non ce ne rendiamo conto perché è composta da un sistema di tante microcooperative e quant’altro che poi fanno sempre riferimento alla casa madre. Quando un giorno Cl diventerà oggetto di indagine capiremo cosa è accaduto in questi anni nel nostro Paese. È un’organizzazione abbastanza trasversale, la Compagnia delle opere ha riferimenti politici sia a destra che a sinistra.
Ne La Questua non si parla di pedofilia ma su questo tema lei ha lavorato molto
Sì, a partire dal Crimen sollicitationis, con cui si è costruito un sistema di omertà. Sebbene se ne parli solo in piccole notizie di agenzia, i casi sono molti. A Napoli poche settimane fa c’è stato un risarcimento di 40mila euro a un bimbo violentato. È stata la prima volta che un giudice ha accettato il documento del Crimen. In sede penale il prete era stato riconosciuto semi-infermo. L’infermità durava il tempo della violenza, poi lui ridiventava normale! In sede civile però è stato condannato ed è molto importante.
Questo potrà creare un utile precedente?
Dipende dai giudici dei gradi successivi. Ma intanto questi casi cominciano a circolare sui media locali. Sono sempre di più, prima o poi qualcuno dovrà agire seriamente. Ovviamente la responsabilità penale della violenza è personale. Ma la mia tesi è ancora oggi quella che, dietro la responsabilità individuale, ci sia un sistema organizzato che ha sottratto alla conoscenza del pubblico e della giustizia questi casi. A Como, un paio di mesi fa, il vescovo è stato implicato perché aveva avvisato il sacerdote che stavano indagando su di lui. Il problema è il Crimen sollicitationis che la Chiesa non ha mai ritrattato. Per gli altri i peccati diventano reati. Per loro i reati diventano peccati.

Left 32-33/08

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