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Alle origini dei Sapiens

Posted by Simona Maggiorelli su gennaio 15, 2012

Al Salone del libro di Torino dedicato quest’anno al tema della creatività, l’antropologo Ian Tattersall, attento studioso di arte rupestre,  il 17 maggio presenta il suo nuovo libro I signori del pianeta (Codice edizioni)

di Simona Maggiorelli

La grotta di Lascaux

«I nostri antenati Cro Magnon avevano una sensibilità matura, pienamente sviluppata» afferma Ian Tattersall, direttore del dipartimento di antropologia dell’American Museum of Natural History di New York e autore di libri come Becoming human (curiosamente tradotto da Garzanti con il titolo Umanità in cammino) e Il mondo prima della storia, dagli inizi al 4000 a. C. uscito nella collana di Raffaello Cortina diretta dal filosofo Giulio Giorello.
«Furono loro, i primi Sapiens, 40mila anni fa a creare le straordinarie pitture rupestri della zona franco-cantabrica», racconta l’antropologo americano che il 17 maggio sarà al Salone del libro  con una lectio magistralis ispirata al suo nuovo libro I signori del pianeta. La ricerca delle origini dell’uomo (Codice edizioni) . Tattersall si è a lungo occupato di creatività umana e di quel particolare momento della storia umana che l’archeologo inglese Colin Renfrew definisce «Il Big bang della creatività» nel libro Preistoria, l’alba della mente umana (Einaudi). «Non è una frase ad effetto, ma una definizione appropriata – commenta Tattersall -, perché l’emergenza di questa caratteristica specificamente umana non è avvenuta in maniera graduale né lineare. Fu un enorme salto in avanti, accaduto in tempi brevissimi e rivoluzionari se comparato alla storia lunghissima dell’evoluzione. Ma bisogna ricordare anche che la nostra specie si è sviluppata, con grande probabilità, a partire da una minuscola popolazione vissuta in Africa circa 200mila anni fa. In quei tempi lontani il nomadismo era anche dettato dai capricci del clima, dalle avversità ambientali e dalle specie concorrenti. Così dall’Africa la nostra specie poi si diffuse nel continente euroasiatico e sino in Australia e infine nel Mondo Nuovo e nelle isole del Pacifico».

impronta , grotta di Chauvet

A quando si fa risalire questo balzo in avanti antropologico?
A circa 100mila anni fa. I primi segnali li troviamo in Africa. In particolare a Blombos in Sud Africa sono stati ritrovati oggetti con protodisegni e conchiglie ornamentali risalenti a circa 77mila anni fa. Ma la vera grande esplosione è avvenuta 40mila anni fa. Fra i primi grandi esempi, come accennavamo, ci sono le magnifiche rappresentazioni di animali, inframezzate a una quantità di segni geometrici e dal significato ancora oscuro, che campeggiano nella grotta di Chauvet nella Francia meridionale e risalenti a più di 32mila anni fa. Così i Cro Magnon, ovvero i primi Sapiens, inaugurarono una tradizione artistica destinata a durare più di 20mila anni e che comprende alcune delle opere artistiche più potenti ed espressive di tutta la storia umana.
Lei scrive di una differenza radicale fra i Sapiens e i Neanderthal. Suggerendo che forse fu proprio un deficit di creatività a portare questi ultimi  all’estinzione…
I Neanderthal avevano un cervello di grandi dimensioni, all’incirca tra 1200 e 1740 cm cubici ( il nostro è compreso fra 1000 e 2000 cm cubici). E padroneggiavano tecniche raffinate di lavorazione della pietra, importanti anche per la caccia. Inoltre, già prima di 50mila anni fa seppellivano i morti e avevano un certo grado di organizzazione di gruppo. Insomma, per lungo tempo furono la specie più complessa e sviluppata mai esistita prima sulla faccia della terra. Anche per questo riuscirono a sopravvivere a periodi difficili e a condizioni ambientali del tutto ostili. Ciò detto, nel lungo corso, i Neanderthal non furono in grado di competere con i Sapiens. Probabilmente – questa è la mia ipotesi – perché non avevano un pensiero simbolico. E a differenza dei Cro Magnon non facevano arte. Non hanno lasciato tracce di incisioni, notazioni, statuette o altri manufatti simbolici. In sintesi i neandertaliani furono un’entità evoluzionistica del tutto distinta da noi. Devono essere interpretati in termini neandertaliani e non umani. Avevano una diversa identità.

Il bisonte fatto di impronte, Chauvet

I nostri antenati che dipingevano le grotte del paleolitico avevano un linguaggio articolato?
Nei miei studi sono giunto alla conclusione che i Cro-Magnon avessero un linguaggio simbolico e articolato. Anche se ancora non ne sappiamo molto.
La loro creatività si esprimeva anche attraverso la musica?
Attraverso la musica e la danza. Che forse praticavano nei ritrovi di gruppo, immaginiamo, nelle grotte e intorno al fuoco. Lo dimostrano vari reperti e il  ritrovamento di strumenti musicali, assimilabili a flauti, capaci di emettere sonorità complesse.
Ma cosa spingeva i primi Sapiens ad avventurarsi in grotte buie che potevano nascondere molti pericoli per “affrescarne” le pareti?
Questo resta  un grande mistero. Visto dal punto di vista razionale, delle difficoltà da superare, della fatica, del rischio  è un comportamento alquanto bizzarro.

Ma a ben vedere l’Homo Sapiens è una creatura assai imprevedibile e sorprendente, mossa com’è da pulsioni creative e desideri che nulla hanno a che fare con automatismi dettati dall’istinto. La mia idea è che a spingerli fosse un’esigenza espressiva, mi sentirei di parlare di “arte per l’arte”.

Nell’epoca glaciale, quando i Sapiens non conoscevano ancora

Ian Tattersall

l’agricoltura e vivevano di caccia e di raccolta, erano le donne a dipingere le grotte?
Sembra che anche i bambini fossero portati nelle caverne più oscure e profonde. Lo dimostrano impronte di mani infantili e ditate. Dopo tanti anni di studi e di ricerche sono portato a pensare che le realizzazioni creative nelle caverne siano state il frutto di una attività di gruppo.

Nei suoi scritti lei racconta che quando, da nomadi, i Sapiens diventarono stanziali e scoprirono l’agricoltura tutto cambiò radicalmente. Che cosa accadde?
Cambiò quasi del tutto il modo in cui gli esseri umani considerarono se stessi e il proprio modo di relazionarsi fra loro e con il mondo. Per la prima volta la vita umana diventò una lotta per avere la meglio sulla natura e per dominarla. Non sembra un caso che in questo quadro si iscriva il perentorio ordine biblico: “riempite la terra, soggiogatela e moltiplicatevi”. Servivano molte braccia per lavorare i campi. I cacciatori-raccoglitori, invece, tendevano a limitare le dimensioni dei gruppi, non solo per la penuria di risorse, ma anche per la difficoltà a trasportare i figli. Alcuni studi che riguardano in particolare popolazioni africane affermano che nelle più antiche società nomadi le donne allattavano i propri piccoli anche per tre o quattro anni. Si è ipotizzato anche che questo lungo allattamento sottintendesse una prole numericamente ridotta.

da left-avvenimenti

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