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Ferraris: Shakespeare era un fuoriclasse

Posted by Simona Maggiorelli su agosto 27, 2011

Fussli, Calibano

Fussli, Calibano

Il pazzo, l’amante e il poeta, sono impastati di immaginazione recita il sottotitolo della lectio magistralis che Maurizio Ferraris tiene il 19 settembre a Sassuolo. Con un chiaro omaggio al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e più in generale agli artisti che certamente, nei secoli, hanno frequentato la fantasia assai più dei filosofi. «Comunque sia – chiosa il professore – i filosofi hanno scritto sull’immaginazione più di qualunque altra categoria professionale».
Anche lei, anni fa, ha dato il suo contributo scrivendo l’Immaginazione (Il Mulino). Mi incuriosiva la sua distinzione fra un’immaginazione riproduttiva e un’immaginazione che si pone come atto creativo originale.
L’immaginazione puramente riproduttiva, intesa come memoria, è certo un’altra cosa dall’immaginazione produttiva. Ma il grande creatore è anche uno che dispone di vasti archivi nella propria mente. Una volta Eco ha detto una frase che trovo molto giusta:«Non è vero che il genio non ha regole, ne ha molte più degli altri». Il genio è uno che ha più memoria di altri. C’è un passo di Leibniz nei Nuovi saggi sull’interesse umano in cui dice: «Chi ha visto più figure di piante e di animali, di fortezze e di palazzi, di navi e di strumenti, sa più cose di chi non ha mai visto queste figure». Se la prendeva con Cartesio che diceva che se tu non hai un’idea chiara e distinta di qualcosa e hai solo un’impressione vaga non sai nulla.
Anche Shakespeare conosceva molti canovacci, molte storie antiche che poi abilmente rimestava, però i suoi testi teatrali hanno una forte originalità. La trasformazione dei materiali è totale.
Sì certo. È che tutti abbiamo due gambe, poi uno solo fa il record dei cento metri. Pensiamo ai due personaggi più privi di immaginazione che la letteratura abbia immaginato: Bouvard e Pécuchet. Sono agli antipodi di don Chisciotte, due archivisti del tutto privi di immaginazione. Eppure in quel gioco fantastico che Flaubert gli fa fare di recuperare tutte le scemenze dell’universo e di archiviarle rivelano una genialità assoluta.
Fra i filosofi chi ha cercato di riscattare la fantasia dalla condanna platonica e aristotelica?
Sono stati in molti a parlar bene della fantasia, in realtà. In primis i romantici.
Anche se la sua ricerca si ferma all’analisi del cosciente, Husserl ha dato un contributo positivo quando ha parlato di intenzionalità alludendo alla possibilità di una visione più profonda delle cose?
È stato il grande filosofo dell’immaginazione. Le ha dedicato 500 pagine durissime e però illuminantissime. Dove fa vedere che in fondo se possiamo concepire delle azioni morali è anche perché disponiamo di immaginazione. Perché se non ne avessimo e ci ricordassimo solo quello che abbiamo fatto non potremmo immaginare quello che avremmo potuto fare. Sarebbe una sorta di determinismo indotto dalla mancanza di immaginazione. Sul piano teoretico poi ci ha fatto vedere come l’immaginazione sia fondamentale per arrivare all’essenza delle cose.
Bachelard parla della potenza dell’immaginazione, ma poi resta prigioniero di schemi ipostatizzati di archetipi. Qual è stato il suo contributo?
Il suo merito è stato l’aver lavorato molto su come delle immagini contino all’interno della produzione scientifica. È una cosa ovvia: gli scienziati non sono mica macchine. Sono esseri umani come tutti gli altri che si fanno guidare dall’immaginazione. Sappiamo che addirittura ci sono invenzioni tecniche sognate dagli inventori. Simona Maggiorelli

Left 38/08 19 settembre 2008

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