Cerveteri etrusca, porta d’Oriente
Posted by Simona Maggiorelli su giugno 3, 2014
Alla scoperta dell’antica Caere, la Cerveteri etrusca che, per un lunghissimo periodo, prima di essere assorbita dall’impero romano nel I secolo a.C., svolse un ruolo centrale nel Mare nostrum, anche come ponte culturale fra Oriente e Occidente. La mostra Gli Etruschi e il Mediterraneo (aperta fino al 20 luglio) nelle sale del Palazzo delle Esposizioni a Roma offre una straordinaria occasione per vedere riuniti reperti scavati nella cittadina laziale e conservati al British Museum, al Louvre e in altri importanti musei europei.
Proprio grazie alla collaborazione con il Louvre è tornata in Italia la celebre coppia di sposi etruschi che, adagiata su un letto alla greca, lascia intuire l’opulenza della vita aristocratica a Cerveteri, scandita da feste e libagioni, in case affrescate e piene di raffinati oggetti. Vasi istoriati, crateri, maschere policrome, oreficeria e stoffe preziose che poi accompagnavano l’élite etrusca anche nella tomba. Come racconta la filologica ricostruzione in 3D della tomba principesca Regolini Galassi realizzata dal Cnr che incontriamo alla fine del percorso espositivo. Ma il volto allungato e gli occhi a mandorla dei due sposi, la muscolatura atletica e l’armonia della posa ci dicono anche del fascino che la scultura greca più antica esercitò su quella etrusca. Cerveteri, in particolare, fu la città dove l’influenza ellenistica si fece sentire maggiormente.
Continui traffici con Atene e altre città Stato facevano arrivare nelle residenze della nobiltà etrusca raffinato vasellame in terracotta, ceramiche, vetri e ambre. E forse furono proprio esuli arrivati dalla Grecia ad avviare la produzione locale di vasi a figure nere, che raggiunse una straordinaria qualità artistica, come si può vedere dagli esemplari ora esposti a Roma. Merito di questa spettacolare rassegna curata da Francoise Gaultier e Laurent Haumesser del Louvre (in collaborazione con l’Istituto studi del Mediterraneo antico del Cnr e con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria Meridionale) è anche quello di aver ricostruito l’evoluzione del tessuto urbano, fin dall’VIII secolo a.C., raccontando la necropoli, il territorio cittadino e gli avamposti sul mare, come Pyrgi (Santa Severa), dove sorgeva uno dei più importanti luoghi di culto del Mediterraneo. In posizione sopraelevata, era un punto di riferimento per tutti i naviganti che sapevano di poter trovare una zona franca di scambi nel santuario. Le scritte in fenicio e in etrusco incise su tre tavolette in foglia d’oro (trovate nel 1964 ) hanno permesso agli studiosi di ricostruire che a Pyrgi, dove sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra, convivevano culti cartaginesi ed etruschi. Il rapporto fra i due popoli era diventato particolarmente stretto quando, insieme nel Mare Sardo, avevano affrontato l’assalto dei Corsi.
Prova di questa vicinanza politica ma anche culturale è anche il fatto che la dea fenicia Astarte altro non era che la dea Uni degli Etruschi, (rappresentata qui da una antefissa del VI secolo a.C. che la mostra fra cavalli alati). L’influenza dell’iconografia orientale appare fortissima anche nella sezione che presenta frammenti di pittura policroma parietale. I profili e gli occhi bistrati delle donne, in particolare, evocano quasi figure minoiche. ( simona Maggiorelli)
dal settimanale Left
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