Peter Cameron: Mi guida l’inconscio
Posted by Simona Maggiorelli su settembre 22, 2012
Nel libro Coral Glynn, Peter Cameron scrive al femminile, scegliendo il punto di vista della protagonista. A Pordenonelegge il 23 settembre il narratore americano racconta come è nato questo nuovo romanzo
Una giovane donna, timida, sensibile, ma terribilmente insicura e, all’apparenza, del tutto incapace di dare una direzione alla propria vita. Su cui gli altri, invece, accampano con forza un diritto di prelazione. Come l’ex generale di guerra che pretende di imbrigliarla in un grottesco e assurdo matrimonio. In una cupa campagna inglese anni Cinquanta è lei, Coral Glynn, la protagonista del nuovo romanzo dello scrittore americano Peter Cameron. Che per la prima volta, in questo libro da poco uscito per Adelphi (e che sarà presentato a Pordenonelegge il 23 settembre) sceglie di scrivere al femminile, facendo suo il punto di vista di questa ragazza poco più che ventenne, che nel corso della narrazione vedremo ribellarsi realizzando una propria libertà e indipendenza. Come il giovane James, l’indimenticabile personaggio di Un giorno questo dolore ti sarà utile (Adelphi), anche Coral Glynn ha una sensibilità acuta e un ricco mondo interiore, ma non riesce a esprimerlo pienamente. In questo assomigliando un po’ anche al suo autore che ha raccontato più volte in passato di essere diventato scrittore proprio per la frustrazione di non riuscire a comunicare con gli altri come avrebbe voluto, nella vita di tutti i giorni.
Parafrasando Flaubert, Peter Cameron, potrebbe dire Coral Glynn sono io?
Ognuno dei miei personaggi riflette una parte di me. Del resto è inevitabile. Quello che creiamo in arte ci rappresenta sempre in qualche modo. Inoltre quando comincio a pensare a un nuovo libro sono molto preso emotivamente dall’elaborazione dei personaggi, specie dei protagonisti. Ma ho scelto la strada del romanzo perché la scrittura autobiografica non mi interessava. Così, diversamente da Flaubert, io non potrei mai dire che io sono James o Coral Gynn o il protagonista di Quella sera dorata. Spero che i personaggi dei miei libri siano solo se stessi.
Un personaggio nasce da un’immagine?
I miei romanzi e i personaggi nascono inconsciamente. Sono un parto della mia immaginazione. Nascono da un aspetto della mia vita su cui non ho alcun controllo. Anche per questo mi è difficile raccontare questo processo in dettaglio. Quanto a Coral Glynn, sì, è nata come un’immagine di donna fuori da una casa di campagna. Pensando a lei, mi è subito apparso chiaro che eravamo nei primi anni Cinquanta e che quella casa era inglese. A un’immagine iniziale poi, di solito, segue un lungo processo di elaborazione e maturazione del personaggio e della sua vicenda. Questa è per me la fase creativa più intensa, mi capita di continuare a pensare ad una storia anche per anni, la scrittura in senso stretto viene dopo e infine viene la fase di revisione più coscientemente sorvegliata. Per rispondere alla sua domanda ho come la sensazione che i personaggi nascano nella parte più nascosta della mia mente e poi crescano gradualmente, fino a quando diventano del tutto altro da me, sulla pagina. Me ne separo, come fossero figli che hanno gambe proprie e a un certo punto se ne vanno di casa.
Il suo vivere da solo in un piccolo appartamento nel cuore del Greenwich Village a New York è una scelta che aiuta questo processo creativo?
La solitudine, per me, è molto importante. Mi serve per potermi lasciare andare ai sogni e alle immagini che compaiono durante il giorno. Non mi sento solo quando lo sono fisicamente. È proprio quello il momento in cui riesco ad essere più rapporto con il mio mondo interiore: ed è un momento molto importante, che arricchisce la mia vita. Quando non lavoro a un nuovo libro mi capita di diventare depresso e di sentirmi solo parzialmente vivo.
Anche se registi come Ivory e Faenza hanno tratto film dalle sue opere, i suoi non sono romanzi di “azione”, non raccontano fatti, mettono al centro lo scavo emotivo dei personaggi. Ci sono scrittori che sotto questo aspetto sente vicini?
Credo di aver imparato molto leggendo Virginia Woolf e altre scrittrici inglesi capaci di raccontare le dinamiche emotive e non soltanto i comportamenti dei personaggi. I romanzi che mi piace leggere e scrivere sono quelli che parlano di cosa succede nella psiche degli esseri umani, cosa sentono, cosa pensano, come percepiscono il mondo e come reagiscono. Mi piace raccontare come un individuo cambia e i rapporti fra le persone. Il romanzo offre molte possibilità di scavare nel latente, diversamente dal cinema in cui è tutto è esteriore ed esteriorizzato. Credo che la trasformazione interiore degli esseri umani sia l’“azione” più interessante che ci sia al mondo.
Nel suo precedente romanzo ambientato dopo l’11 settembre, James si dichiara ateo e ha il coraggio di dire che le religioni portano solo guerre e violenza. Oggi cosa direbbe James dei fatti di sangue seguiti al film su Maometto? E lei che ne pensa?
Come James sono colpito e sconvolto da come le religioni possano rendere le persone piene di odio e intolleranti. Mi sembra triste e grottesco che proprio loro che pretendono di essere i custodi della parte più alta e migliore degli uomini provochino tanta distruzione. Sono profondamente convinto che la religione serva solo a dividere la specie umana e incoraggi l’intolleranza che spesso, così, diventa violenza vera e propria.
Stando ai sondaggi, l’opinione pubblica americana, diversamente dal passato, sceglie di stare con il democratico Obama rifiutando di risolvere con la guerra la crisi mediorientale che potrebbe aprirsi. Qualcosa sta davvero cambiando?
Voterò Obama, spero che sia rieletto. Questo è tutto quello che penso di poter dire di valido sulla politica americana.
da left-avvenimenti del 22 settembre 2012
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