Chi ha paura dei bambini?
Posted by Simona Maggiorelli su Maggio 21, 2011
Un treno dirottato da una scolaresca. Un rocambolesco viaggio verso Bucarest. E il racconto corale della società romena di oggi. nel romanzo della scrittrice romena Florina Ilis La crociata dei bambini pubblicato da Isbn edizioni. L’abbiamo incontrata a Torino in attesa del Salone del libro 2012 che vedrà la Romania paese ospite.
di Simona Maggiorelli
Attenzione al binario tre! E’ in arrivo l’accelerato speciale proveniente da Oradea», avverte la scrittrice Florina Ilis ad incipit del romanzo La crociata dei bambini (Isbn edizioni) . E’ un treno speciale con un carico di bambini diretti in colonia, in una località estiva della Romania. Un treno che, per più di 800 pagine, trasporterà il lettore in una realtà parallela, onirica e potente, fatta di avventure rocambolesche, di incanti e prime cotte da cuore in gola. Ma anche fatta di continui attentati alla fantasia infantile perpetrati da premurosi genitori, ligi insegnanti, preti pii e poliziotti corrotti, che se ne sentono direttamente o indirettamente minacciati. Al punto che il lucido giornalista Pavel, cresciuto a pane e Sant’Agostino, a pagina 560 del romanzo, si mette a pontificare sulla «rapidità con cui nell’inconscio infantile, il bambino passa dall’innocenza alla violenza e alla perversione». Ma per fortuna, su questo bizzarro Train de vie anche le sue farneticazioni vengono portate via dal fiume di una narrazione che scorre travolgente, quasi senza punteggiatura, passando da una voce narrante all’altra come in una affascinante polifonia alla Dostoevskij. Così ecco Calman, il capo di una banda di ragazzi che vive nei sottosuoli di Bucarest, letteralmente disarmato dalla bellezza incarnata dal sorriso di una ragazzina. Ecco Denis, l’Harry Potter del gruppo, che finalmente sul treno dei bambini non ha più bisogno di indossare la maglietta che lo rende invisibile agli occhi del patrigno. Ed ecco Sonia scoprire per la prima volta la ruvida dolcezza di un bacio maschile. Il treno del racconto di Florina Ilis procede sul binario segreto delle emozioni, delle scoperte, dei sogni di questi ragazzini. Fra soste improvvise e subitanee accelerazioni. Come quando il gruppo degli adolescenti decide di dirottare il mezzo, per farne il treno dei diritti dei bambini. Da strappare ai grandi. «Primo! Vogliamo la regolamentazione delle adozioni internazionali» dicono i bambini scampati alla malavita di Bucarest. «Secondo! Vogliamo diritti per non andare più a rubare». «Terzo! Niente più ore di religione», annuncia un ragazzino che frequenta le medie. Il mondo alla rovescia della tradizione carnevalesca si mescola qui alla meraviglia delle fiabe, senza che la Ilis, in questo romanzo giudicato dalla critica internazionale uno dei più importanti della letteratura romena contemporanea, perda mai di vista la realtà della Romania di oggi, fra rapida modernizzazione e persistenze di una cultura contadina , magica e religiosa. Fra sviluppo tecnologico e l’indigenza delle fasce sociali più deboli. Fra nuove agognate libertà guadagnate con l’abbattimento del regime di Ciausescu e il dilagare di abusi su minori a causa del turismo sessuale internazionale. «Fra luci e ombre con questo libro ho voluto fare un affresco della Romania contemporanea – racconta a left Florina Ilis -, ma non nella forma di un romanzo di tipo sociologico. Quello che conta per me è la fantasia, è la letteratura».
L’incanto, la meraviglia, un modo di guardare le cose dalla parte dei bambini.Dove nasce questa sua originale poetica ?
In realtà La crociata dei bambini nasce come romanzo multivocale. Per raccontare la Romania di oggi ho cercato di far sì che ogni personaggio e ogni classe sociale avesse una propria voce per dire la propria realtà. Ma è vero che emergono soprattutto due voci: quella dei bambini e quella degli adulti. Al contempo però non ho voluto che fossero del tutto in contrapposizione. Così a volte i bambini parlano come se fossero la voce dei genitori, altre volte i genitori si comportano in modo infantile, come se fossero essi stessi i bambini. Ho cercato di rendere questa complessità.
Nel libro gli ufficiali che furono spediti dal regime a sedare la rivoluzione nell’89, vengono schierati per reprimere la crociata dei bambini. Perché tanto odio?
Non so se odio sia la parola giusta. Quando gli adulti perdono il controllo sui più piccoli c’è una reazione contro di loro. Un certo mondo adulto ha paura dei bambini.
Qual è la situazione dei bambini di strada?
Il romanzo è stato pubblicato nel 2005 in Romania. E il problema dei bambini di strada allora era enorme. Nel frattempo sono stati avviati programmi di recupero dal punto di vista sociale. Ora non ci sono più gli orfanotrofi che tutti abbiamo visto in tv. I bimbi che erano abbandonati sono stati affidati a famiglie e lo Stato le sostiene. Certo, non tutto è risolto. Non tutte le famiglie sono accoglienti. Forse oggi dovrebbero intervenire soprattutto gli psicologi per aiutare questi ragazzi.
I personaggi più anziani nel libro hanno una certa nostalgia per la dittatura di Ceausescu. Accade anche nella realtà?
Sì effettivamente molti anziani oggi in Romania hanno nostalgia per il passato comunista. La prima cosa che si dimentica di quel periodo è l’assenza di libertà. I vecchi rammentano che lo Stato pensava a tutto e nel vuoto attuale si trovano spersi. La mia generazione ( all’epoca eravamo studenti) ha potuto apprezzare di più il passaggio alla libertà, non ci importava la mancanza di cose materiali. Le generazioni più giovani oggi si sentono del tutto libere, hanno conquistato veramente qualcosa rispetto al passato.
L’idea della crociata dei bambini viene dal racconto che Marcel Schwob scrisse nel 1896?
Non avevo letto Schwob; sapevo della crociata dei bambini del XIII secolo. Da quell’episodio storico ho preso l’idea di base da cui è partito il libro. Nel medioevo quella crociata fu indetta perché i bambini avrebbero dovuto salvare il cristianesimo. Nel mio romanzo le domande intorno alla crociata dell’innocenza sono altre e più complesse. Mi domando in che modo un movimento di bambini possa salvare il mondo e se il mondo abbia bisogno di essere salvato da qualcosa.
Il suo romanzo ci mostra una “realtà latente”, un mondo dalla coloritura onirica. Ma gli adulti razionali si ostinano a chiamarla magia o religione?
Viviamo in un mondo concreto ma esiste anche una parte invisibile, che qualcuno appunto chiama spirituale o in altro modo. Alla mia maniera ho cercato di dare espressione a questo latente. Sono sempre stata tentata di dare un senso a questi significati nascosti della vita. Ma non trovando una risposta univoca cerco di darne molte. Senza per questo voler fare della filosofia. E soprattutto evitando ogni didatticismo.
(Traduzione di Mauro Barindi)
Il caso
nuova onda transilvana
Una vera e propria onda romena si è alzata nel panorama europeo della letteratura. Con nomi di maestri come Norman Manea e Gabriela Adamesteanu. Ma anche con scrittori più giovani come Dan Longu ,Filip Florian e la stessa Florina Ilis, classe 1968, che la critica internazionale considera una delle voci più importanti della letteratura romena di oggi. Insieme formano un panorama letterario complesso e variegato che nuovi studi ora ci aiutano a comprendere più da vicino. A cominciare dall’importante opera a più mani Geografia e storia della civiltà romena nel contesto europeo (Edizioni Plus, a cura di Bruno Mazzoni) che ci guida inel cuore della narrativa e della poesia romena che , specie durante il regime di Ceausescu, è stata il vero “polmone” attraverso cui una società soffocata dalla censura ha potuto respirare. Ma ricco di spunti è anche il volume che le Edizioni Plus dedicano alla nuova scena contemporanea.
da left-avvenimenti
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