McCracken, non solo minimal art
Posted by Simona Maggiorelli su Maggio 9, 2011
di Simona Maggiorelli
Un primo traguardo importante, dopo tante discussioni intorno alla sua direzione, il Castello di Rivoli pare proprio ora averlo raggiunto con questa antologica dedicata all’artista californiano John McCracken (aperta fino al 19 giugno, catalogo Skira). Una mostra che, riprendendo i fili dell’indagine sul Minimalismo cominciata qui da un curatore come Rudi Fuchs con personali di Andre e di Judd, riporta questo signorile centro d’arte direttamente al centro dei circuiti internazionali.
Nella ventina di anni in cui è stato diretto da Ida Gianelli, quello di Rivoli era diventato uno dei più innovativi musei del contemporaneo in Italia; il primo ad affiancare un programma espositivo cosmopolita e aperto alle nuove tendenze ad una meditata collezione permanente che insieme alla già storicizzata Arte povera propone opere di artisti delle ultimissime generazioni. Poi, dopo la dipartita di Gianelli per Roma, un lungo periodo di stasi rotto solo da un paio di belle e immaginifiche mostre curate da Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice della prossima Biennale di Kassel. Ma a distanza di un anno dalla sua nomina alla direzione di Rivoli (insieme a Beatrice Merz) Andrea Bellini ora si scrolla di dosso definitivamente la fama di ex enfant prodige, che si è fatto le ossa in circuiti mercantili come Artissima, cominciando a firmare mostre di spessore scientifico e storiografico. Come questa retrospettiva di McCracken (Berkeley, 1934) che ci fa conoscere più da vicino un artista che ha segnato la storia della Minimal Art americana fin dagli anni ‘60 affermando al contempo un proprio percorso originale e autonomo, per quanto schivo. Emotivamente distante dall’ala più algidamente geometrica e disseccata del Minimalismo made in Usa. Prova ne è questo allestimento torinese in cui le sculture totemiche e sfaccettate di McCracken riescono a modulare ritmicamente le ampie sale di Rivoli. Le sue strutture primarie diventano luminose note di colore nella settecentesca partitura architettonica di questo nobile e antico castello sabaudo.
Anche le sue tele “segnaletiche” o di gusto vagamente etnico ci appaiono lontanissime dalla fatuità sgargiante della Pop art e dal mitragliamento percettivo della Op art, due movimenti da cui trasse ispirazione il minimalismo di Donald Judd, Dan Flavin, Sol LeWitt e Robert Morris fin dai suoi esordi. Il gusto stesso per la geometria che è stato il principale trait d’union della Minimal Art in McCracken si apre all’imprevisto di piani specchianti e inclinati, mentre le dimensioni gigantesche tipiche dell’enviroment d’Oltreoceano diventano eleganza classica, distanza pacata, respiro degli spazi. Una mostra, insomma, con cui il Castello di Rivoli riprende decisamente a fare notizia.
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