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Onda romena, la nuova letteratura viene da Bucarest

Posted by Simona Maggiorelli su ottobre 31, 2010

di Simona Maggiorelli

Annamaria Marinca in 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni

Annamaria Marinca in una scena del film "4 mesi, 3 settimane, 2 giorni"

“Tsunami rumeno a Cannes” titolavano i giornali all’indomani della Palma d’oro al film 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni del regista Cristi Mungiu, film denuncia sugli aborti clandestini sotto la dittatura di Ceausescu, che benché si proclamasse comunista aveva proibito la contraccezione. E per il regista rivelazione Mungiu qualcuno scomodava epiteti del tipo «Il genio dei Carpazi» risemantizzando un’espressione che il dittatore aveva scelto per sé. Ma se Mungiu, con registi come Catalin Mitulescu, nel 2007, fu salutato come punta di diamante di nuova onda artistica romena, i riflettori sulla scena culturale del Paese rimasero accesi ancora per poco. Varcata la soglia del 2008, la Romania di lì a poco rientrò nel buio più pesto. Almeno agli occhi degli italiani. Purtroppo (ancora oggi) bersagliati e tristemente assuefatti a un’informazione che si occupa di Romania solo per parlare di immigrazione e sicurezza e di criminalità. Con un’unica, inaspettata, eccezione. Il libro del giovane scrittore Andrea Bajani, Se consideri le colpe (Einaudi): un romanzo e, al tempo stesso, uno schietto viaggio inchiesta sugli imprenditori italiani che vanno in Romania per fare soldi sfruttando mano d’opera a basso costo.
Così, mentre sui media italiani – con il pretesto di singoli casi di violenza – ha preso piede una vera e propria campagna di criminalizzazione di un intero popolo, poco o nulla è trapelato su quanto, dopo la fine della dittatura e della censura, di nuovo e di vitale si è mosso sulla scena politica e culturale del Paese. «Di fatto dal 1989 a oggi il volto della Romania è cambiato moltissimo» scrive lo studioso Michail Banciu, nel saggio La letteratura romena di oggi. «Il Paese si è avviato a passi rapidi verso la democrazia e l’editoria post ’89 è andata incontro a una vera e propria esplosione».
E se in primis, dopo la fine della censura, sono stati pubblicati autori proibiti dal regime, come l’avanguardista Tristan Tzara il drammaturgo Eugene Ionesco e il poeta Emil Cioran, (ma anche il pensatore di ultra destra Mircea Eliade) negli ultimi anni le case editrici rumene hanno cominciato a rischiare di più scommettendo su nuovi autori.

Eugene Ionescu

Eugene Ionescu

«Oggi la letteratura che la Romania sta “esportando” è soprattutto quella contemporanea, quella degli scrittori attivi intorno agli anni Ottanta, Novanta e Duemila» spiega Ileana M. Pop, esperta di letteratura rumena, che grazie a un’iniziativa di Zonza editore, cura la prima collana italiana di letteratura rumena contemporanea. «In questo momento storico – prosegue la curatrice – la narrativa rumena sta sgomitando per farsi spazio sulla scena occidentale. Ma ha già avuto qualche piccolo successo all’Est, soprattutto in Ungheria e Polonia dove, per quanto gli autori rumeni non siano certo in cima alle classifiche di vendita, almeno per vicinanza geografica e culturale, i loro titoli penetrano con più facilità».
Ma non si può negare altresì che «anche grazie al successo dei più recenti film del cinema romeno – precisa Ileana Pop – si sia aperta una piccola breccia attraverso la quale lo scambio culturale Europa occidentale-Romania si sta intensificando sempre più. Il pubblico – prosegue Pop – dimostra maggiore interesse per questo Paese latino sperduto ai confini orientali dell’Europa, per la sua storia, la cultura, il modo di essere della sua gente…».
Anche per questo, per rispondere a questa “curiosità” finalmente crescente da parte dei lettori italiani più attenti e sensibili, la casa editrice Zonza, per prima cosa ha cercato di colmare le lacune che riguardano il regime comunista che ha dominato la Romania dal 1945 al 1989, al tempo stesso cercando di ricostruire le ragioni che hanno visto il Paese ridotto in povertà e costretto milioni di rumeni a emigrare all’estero.
Un tentativo di coprire una lacuna avvenuto non solo attraverso la pubblicazione della produzione diarististica e di romanzi a sfondo storico, ma anche attraverso libri più elaborati sul piano letterario e che intrecciano differenti registri.
Fra questi il romanzo Un anno all’inferno della giovane scrittrice Liliana Corobca, in cui l’autrice si cala nell’universo di una giovane donna, con il sogno di una laurea e di una vita libera. Una ragazza normale, come tante che, una volta all’estero, vedrà naufragare tragicamente i suoi progetti, fino a essere costretta a prostituirsi. Nel racconto Sonia – questo il nome della giovane protagonista – lotta disperatamente per resistere alla violenza maschile e all’annullamento della sua identità di donna.

Lo scrittore Dan Lungu

Lo scrittore Dan Lungu

Ma interessante sul piano letterario è anche l’indagine che lo scrittore e sociologo Dan Lungu (autore appena quarantenne fra i più tradotti all’estero) compie nel romanzo Sono una vecchia comunista!: ovvero una ironica e ficcante indagine sui meccanismi psicologici della cosiddetta “ostalgia” , una forma di nostalgia regressiva per il regime di Ceausescu che – racconta Lungu – si vede affiorare oggi in persone anziane, che hanno trascorso la maggior parte della loro vita sotto il comunismo. Giovedì 14 maggio Lungu incontrerà il pubblico per parlare di questo suo nuovo libro al Lingotto, nell’ambito della Fiera del libro di Torino.
Proprio in questa occasione Zonza editori presenta ufficialmente la collana Le vie dell’Est, che, dopo l’uscita dei libri di Corobca e Lungu, presto si arricchirà di un testo della giovanissima Ana Maria Sandu «sulla dura tematica dell’aborto ai tempi del comunismo» ma anche dell’ultimo romanzo del veterano Dumitru Tepeneag, scrittore ormai ottantenne molto conosciuto in Francia, sua patria adottiva, che nel libro La belle Roumaine (uscito in Francia nel 2007) insegue le avventure di una presunta spia romena tra Francia e Germania, in una narrazione avvincente e vagamente noir.

dal quotidiano Terra 6 maggio 2009

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