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Macchine per l’oro e la seta. Ecco l’ingegnere Leonardo

Posted by Simona Maggiorelli su giugno 25, 2004

Un nuovo museo a Vinci, per presentare e far conoscere dal vero le macchine di fantasia che Leonardo (1452-1519) disegnava e tracciava instancabilmente sui fogli che oggi compongono i preziosi codici, dall’Atlantico allo Hammer. Frutto della mente di ingegnere, tecnico costruttore, abile inventore di macchine per feste di corte, anche per interesse spiccio al soldo di signori potenti come Ludovico il Moro. Astuto e geniale, Leonardo arrivò anche a preconizzare la bicicletta e perfino le materie plastiche con resine speciali a base naturale. Che poi funzionassero, questo è un altro par di maniche. Ma sta di fatto che dai disegni e degli schizzi leonardiani continuano ad uscire continue sorprese, che con i debiti aggiustamenti oggi storici della scienza e conservatori di musei si sono dati a realizzare, come mirabilia da offrire al pubblico e non senza rischi di scadere in una sorta di Disney Leonardiana. Il Museo Ideale Leonardo da Vinci diretto da Alessandro Vezzosi ha percorso fino in fondo questa strada; diverso invece il tracciato seguito dal museo comunale Leonardo da Vinci diretto da Romano Nanni, fin qui sempre oculato e attento a non presentare niente che non avesse una precisa valenza scientifica. Vedremo se sarà vero anche dopo questa vistosa svolta che si dipana da domani, con l’inaugurazione ufficiale di un nuovo spazio museale, a pochi metri dalla vecchia sede, nella Palazzina Uzzielli, anch’essa di proprietà pubblica, palcoscenico dove presentare, “per la prima volta al mondo”, una serie di modelli di macchine costruite a partire da disegni leonardiani. Quattro le novità assolute annunciate: la battiloro, macchina immaginifica, che sarebbe dovuta servire a produrre foglia d’oro e d’argento per broccati e altre lavorazioni preziose. E poi il binatoio a casse per trarre da due fili di seta uno più forte; e, ancora più complessa variazione sul tema: la filatrice multipla, immaginando i prodromi della meccanizzazione del processo della manifattura tessile. Fra le macchine da cantiere, invece, un’altra “prima”: è la gru a piattaforma anulare, in scala uno a due, perfettamente funzionante. Progettata da Filippo Brunelleschi per la costruzione della cupoletta della lanterna di Santa Maria del Fiore a Firenze, la grande gru è documentata dai disegni di Leonardo ma anche di Bonaccorso Ghiberti e altri tecnici del tempo. Alla base dei modelli e delle proposte del nuovo museo, racconta il direttore Romano Nanni, una fitta rete di ricerche storiche e di verifiche tecniche. Per il futuro, poi, l’idea è di espandere ulteriormente il progetto del museo aprendo entro la fine dell’anno anche una sala di ottica, che racconti l’affascinante legame, ancora da esplorare, fra le invenzioni leonardiane e quelle di Alhazen, scienziato arabo dell’XI secolo. E dovrebbe anche prendere forma concreta la nuova piazza Guidi, punto di raccordo fra la vecchia e la nuova sede del museo, progettata in geometrie pensate per produrre effetti di scomposizioni e ricomposizioni da un pittore visionario come Mimmo Paladino.

Simona Maggiorelli la Nazione

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