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Bombe di creatività

Pubblicato da: Simona Maggiorelli su agosto 15, 2011

William Parry racconta come il Muro sia stato trasformato dai writers in un manifesto della Resistenza palestinese
di Simona Maggiorelli

Bansky, Palestina

L’impatto del Muro è stato particolarmente duro per le comunità rurali palestinesi, per la distruzione di alberi, raccolti e sistemi di irrigazione provocata dal sistema di reticolati elettrici, strade di pattuglia, fossati e zone cuscinetto che attraversano le coltivazioni palestinesi. Ma la cosa più grave e che in otto degli undici governatorati cisgiordani, la traiettoria del Muro isola campi e serre, sottraendo terra e risorse idriche a decine di migliaia di palestinesi. Secondo una ricerca dell’Agenzia delle Nazioni unite per i profughi palestinesi (Ocha/Unrwa) del 2007, solo nel Nord della Cisgiordania sono 67 le comunità la cui terra è stata isolata nell’area chiusa compresa fra il Muro e la Linea verde, una popolazione stimata di 220mila persone». Da questa sintesi del parere consultivo espresso dalla Corte internazionale di giustizia nel 2009 emerge tutta la drammaticità dell’impatto della barriera costruita tra il 2004 e il 2005 da Israele in Cisgiordania, ufficialmente per impedire «l’intrusione di terroristi palestinesi sul proprio territorio». Nei fatti il Muro impedisce quotidianamente alla popolazione palestinese l’accesso alle cure mediche, al lavoro, all’educazione, alle relazioni personali.
Meglio di qualsiasi saggio, Contro il Muro. L’arte della resistenza in Palestina(Isbn edizioni) del giornalista e fotografo William Parry documenta la creatività con cui i palestinesi reagiscono alla violenza israeliana denunciata dalla Corte di giustizia. Catturando le immagini dei graffiti e murales che hanno trasformato il Muro eretto da Israele in una sorta di gigantesca tela (lunga 275 chilometri) di solidarietà e resistenza. Scorrendo le pagine di questo volume fotografico colpisce la vivacità e la freschezza con cui artisti internazionali e attivisti palestinesi, tra cui Bansky, e Blu, lanciano i loro messaggi di pace e non violenza.

Così qualcuno traccia una scala su cui idealmente si può salire per scavalcare la barriera di cemento. Qualcun altro immagina soldati israeliani, faccia al muro, perquisiti da una bambina che vuole buttar via le loro armi. E ancora, in colori sgargianti campeggiano scritte in cui ci si domanda: «Come è potuto accadere che l’oppresso sia diventato oppressore?». E ancora, rivisitazione del celebre Guernica di Picasso, dove appaiono in frammenti le immagini degli eccidi di donne e bambini palestinesi.
Più in là l’artista americano Ron English veste il classico Mickey Mouse con la kefiah e sopra scrive: «Non sei più a Disneyland», lanciando strali a chi ha persino tentato di trasformare il Muro in un’attrazione turistica. Ma su tutto svetta la vitalità e il continuo incredulo interrogarsi dei writers palestinesi che con le loro immagini chiedono al mondo di aprire gli occhi sulla politica sanguinaria e oppressiva dello Stato di Israele.

da left-avvenimenti del  18 settembre 2010

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Le rotte dell’arte

Pubblicato da: Simona Maggiorelli su giugno 20, 2008

Su un tratto del muro costruito da Israele in Cisgiordania c’è dipinta una bambina che lo scala sollevata da un grappolo di palloncini. È l’immagine che forse meglio simboleggia il compito che si sono dati oggi molti artisti che vivono in questi territori dilaniati da conflitti e occupazioni. Dalla striscia di Gaza, al Libano, arrivando fino ai Balcani. I curatori del progetto Le porte del Mediterraneo (Skira) si sono messi sulle tracce di quegli artisti che, con immagini nuove e creazioni originali, sanno bucare lo schermo piatto dell’informazione e mandare in frantumi le stereotipie. Ne hanno raccolto le testimonianze e le opere, in un volume leggibile come un viaggio sulle rotte dell’arte contemporanea, con molti punti di partenza e altrettanti approdi sulle diverse sponde del Mediterraneo. Dalla Gerusalemme di Tarin Gartner, che ce ne offre un’inedita prospettiva nel suo Diario di sentimenti ai territori dei Saharawi trasformati in paesaggi di fantasia da Armin Linke. E via di questo passo, alla scoperta di decine di nuovi talenti. E poi, viaggiando attraverso il tempo, nella seconda parte del libro, testimonianze di artisti dell’800 che, in cerca di nuove esperienze, hanno solcato il mare nostrum.
Left 25/08**Simona Maggiorelli

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