Morte a Venezia
Posted by Simona Maggiorelli su agosto 8, 2011
Negli spazi di Punta della Dogana e nella Biennale d’arte va in scena la crisi delle arte visive. Negli splendidi spazi dell’ex porto monumentale restaurato da Tadeo Ando la mostra Elogio del dubbio mette in mostra il presente globalizzato
di Simona Maggiorelli
Sculture contemporanee o gigantografie di oggetti di consumo? Ironico iperealismo o involontaria apologia di un mondo globalizzato fatto di sole merci? Un dubbio neanche troppo amletico assale il visitatore della mostra Elogio del dubbio allestita fino al prossimo dicembre (catalogo Electa) nei suggestivi spazi di Punta della Dogana a Venezia.
Davanti ad opere come Hanging heart, lo sgargiante cuore di plastica firmato Jeff Koons, così come di fronte ai suoi assemblaggi di papere e canotti gonfiabili, il sospetto è che l’arte contemporanea (specie nelle sue declinazioni americane) si sia ridotta a puro gadget. Portando alle estreme conseguenze la lezione di Andy Warhol che dipingeva barattoli di zuppa Campbell’s.
Analogamente, di fronte ai manichini di donna fatti a pezzi da Paul McCarthy e alle sue grottesche rappresentazioni di donne-oggetto viene da domandarsi se questo suo estremo esercizio di realismo caricaturale colga nell’intento di rappresentare (e denunciare) la distruzione dell’immagine femminile messa in atto dalle società occidentali più “avanzate” o se non ne diventi, piuttosto, inconsapevole amplificatore.
Certo è, che questa mostra curata da Caroline Bourgeois con opere della collezione François Pinault (al pari della Biennale dell’arte) riesce pienamente a rappresentare il momento di crisi che l’arte contemporanea sta attraversando: fra grandeur, gigantismo, dismisura e disseccato minimalismo concettuale, fra autoreferenzialità e rinuncia a creare immagini nuove, profonde, dense di senso, universali.
Un fenomeno specifico delle arti visive di questo inizio del XXI secolo e che, ci pare di poter dire, non riguarda così massicciamente altre discipline, come per esempio l’architettura. Prova ne è anche la splendida ricreazione degli spazi antichissimi di Punta della Dogana (l’ex porto monumentale affacciato sul Canal Grande e sulla Giudecca) compiuta dall’architetto giapponese Tadao Ando, con travi a vista, scale di pietra serena e magnifiche finestre ad arco che si aprono su un vero capolavoro d’arte: la città di Venezia.
da left-avvenimenti 3 luglio 2011
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