Schifano, dalla pittura al cinema
Posted by Simona Maggiorelli su giugno 12, 2009

Mario Schifano, Futurismo rivisitato
di Simona Maggiorelli
Dopo l’abbuffata celebrativa del centenario che ha imposto a Roma e a Milano retrospettive sul Futurismo ad alto tasso di apologia (nonché piene di errori) rivedere i lavori che Schifano dedicò all’avanguardia di Marinetti e compagni fa ritrovare il sorriso. Ci voleva lo sguardo irridente e immediato dell’artista romano per produrre in un flash una radiografia della burattinesca apparizione nella storia di questo gruppo stranamente assortito di artisti, interventisti, presto picchiatori, ma anche anarchici e, taluni, perfino rivoluzionari. Schifano che usava le immagini del passato come reperti da studiare e rivisitare con nuove aggiunte di significato, semplicemente riprese la famosa foto dei futuristi a braccetto, che in questi mesi abbiamo visto acriticamente riverberata in ogni dove, e ne fece una ristampa senza fondo, lasciando le figurine buffamente sospese nel vuoto. Poi le impacchettò sotto uno schermo di plastica trasparente, pronte per la soffitta.
Con sguardo corrosivo e vorace Schifano rileggeva così anche le icone della pubblicità, cercando di recuperare qualche traccia di umanità. Del Futurismo, se aveva poi salvato qualcosa, non era certo l’ideologia guerrafondaia ma neanche la retorica della macchina (tanto cara a Warhol), semmai Schifano ne aveva assorbito una certa passione per il cinema e per l’immagine in movimento. Ce lo raccontano le tante sperimentazioni che fece con questo mezzo cercando di farlo incontrare con la pittura. Ma anche sue esplicite dichiarazioni di poetica affidate a interviste, come quella che gli fece Moravia nel 1974 per Il mondo e ora riproposta nel catalogo della mostra Schifano Tuttestelle (Skira, aperta fino al 30 ottobre al MdM museum di Porto Cervo). «La pittura a un certo punto non mi è bastata più, mi sembrava rimanesse limitata solo a una cosa.
Mentre il cinema ne contiene in sé tante altre, il gesto, il movimento…», dice Schifano. E poi all’insistenza del suo intervistatore insoddisfatto:« Ma te l’ho detto! Il cinema mi è parso che potesse esprimere più cose della pittura… il cinema può esprimere l’uomo, l’umano». E con questa ricerca Schifano arriverà anche oltre, dando vita alle prime sperimentazioni di videoarte, di cui è stato a suo modo un anticipatore, insieme ai nomi più noti dell’avanguardia americana, da Nam June Paik a Bruce Nauman. (Un aspetto di recente ricostruito anche dal film di Luca Ronchi, Mario Schifano tutto, edito da Feltrinelli Rai cinema). Ma interessanti sono anche i Paesaggi tv. Schifano riportava le immagini video direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze e trasformandole così in quadri astratti.
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