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Il sogno di un artista barbone

Posted by Simona Maggiorelli su novembre 9, 2013

Fausto delle Chiaie nel film di Acocella

Fausto delle Chiaie nel film di Acocella

Presentato al Festival internazionale del cinema di Roma “Ho fatto una barca di soldi,  l’opera prima del regista  Dario Acocella.  Un poetico omaggio all’artista di strada  Fausto delle Chiaie

di Simona Maggiorelli

Per quanto sia abbondantemente nutrito di testimonianze raccolte sul campo, di interviste e di frammenti dal vero Ho fatto una barca di soldi, il docufilm di Dario Acocella che  è stato presentato al Festival Internazionale del Cinema di Roma ( al MAXXI, nella sezione prospettive doc Italia) ci appare come un’opera di videoarte originale e poetica, lontana anni luce dal piglio cronachistico tipico del genere documentario.

La sceneggiatura del film prodotto da Zerozerocento Produzioni in collaborazione con Rai Cinema ruota intorno ad un personaggio singolare come Fausto delle Chiaie (classe 1944), artista che da più di quant’anni lavora per strada a Roma, avendo scelto l’esterno dell’Ara Pacis come tela su cui disegnare le proprie fantasie utilizzando se stesso come pennello in carne ed ossa e come protagonista di curiosi tableaux vivants.
Così sul far della sera, quando i marmi del monumentale complesso augusteo biancheggiano sullo sfondo, questo artista un po’ anarchico, un po’ barbone (che assomiglia ad un omino di Folon) dissemina piccoli tesori sul selciato. Qua un finto topo dentro una gabbia disegnata sormontata dalla scritta “Rattu in inganno”, là un mucchietto di gioielli falsi e una borsetta accompagnata da un laconico cartello con su scritto “scippo”.

Se invece di guardare dritti davanti a noi, camminando, ci si concede uno sguardo da flâneur, curioso verso ciò che accade più in basso, si può scoprire anche una solitaria barchetta in plastilina, carica di spiccioli, ovvero quel piccolo e inaspettato vascello che dà il titolo all’intero film.

Fausto dell Chiaie

Fausto dell Chiaie

Regista, sceneggiatore, montatore e molto altro Acocella dà un’impronta personalissima a questo racconto per immagini di una giornata trascorsa con Fausto delle Chiaie e in cui le rare parole contano tanto quanto i silenzi, pieni e vibranti. Per più di un’ora ci ragala di poter abbandonare il ritmo caotico della capitale per farci scoprire il gusto della lentezza e per farci fare un pieno di incontri emozionanti, raso terra.

La telecamera di Acocella ci fa vedere il mondo ad altezza marciapiede, quasi il nostro fosse il punto di vista di un bambino, non più alto di metro e che intorno scopre un universo di incanti e magie, di sculture e pitture naif, di piccole provocazioni ora gentili ora spiazzanti che mirano a rompere il guscio dell’indifferenza e a mettere in connessione chi si sfiora per strada senza vedere e percepire l’altro.

Come fossero tanti piccoli laici ex voto le installazioni di Fausto delle Chiaie tracciano mappe metropolitane inedite, creano percorsi imprevisti in quel grande museo a cielo aperto che il centro storico di Roma. Poi il nostro artista barbone, imbacuccato e frugale, raccoglie le sue poche cose e sale su un treno per raggiungere una stanza di periferia, zeppa di oggetti trovati, di cose desuete, di matite e pastelli. E a rompere il silenzio della notte resta solo il rumore acido dell’attrito che fa il pennarello sulla carta. Come nota giustamente Achille Bonito Oliva nel frammento di intervista che Acocella ha incastonato nel film, l’arte di Fausto delle Chiaie è una domanda aperta sul mondo, una sfida a mettere insieme arte e vita. Forse anche per questo ci cattura, interrogandoci nel profondo.

Dal settimanale left-avvenimenti, numero 44 9- 15 novembre 2013

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