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L’eros nell’antica Cina. Stampe e pitture su seta

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 17, 2016

12802699_10153560172632620_4446494375454288876_nProibiti in Cina e a lungo conservati al riparo dello sguardo pubblico vedono finalmente la luce quattro album di pitture erotiche cinesi, dipinte su seta e realizzate tra la fine della dinastia Ming (1368-1644), epoca di grande fioritura dell’arte, e l’inizio della dinastia Quing (1644-1911), che coincise con una svolta conservatrice. Le pubblica nel volume Il palazzo di primavera, arte ed eros in Cina la casa editrice LAsino doro, in una raffinata veste grafica creata da Laurie Elie. Si tratta di opere di grande importanza, non solo sotto il profilo artistico, ma anche da un punto di vista storico-culturale anche perché permettono ad un pubblico non solo di specialisti di avvicinarsi a un mondo a noi in larga parte sconosciuto, quello della Cina antica, dove fiorì una cultura atea, libera dal dogma religioso e dalla condanna del desiderio femminile che, invece, ha segnato secoli di cultura ebraico-cristiana in Occidente.

In queste opere arrivate in Italia nel 1949 in modo rocambolesco, grazie al sinologo Giuliano Bertuccioli (che le nascose con copertine su cui comparivano massime confuciane) la vita sessuale di uomini e donne è raccontata in modo naturale, senza pruderie. Un aspetto che colpisce tanto più se si pensa alla storia dell’arte italiana dove l’iconografia per secoli è stata dettata dalla Chiesa. Ancora in pieno Rinascimento, un pittore carnale e pagano come Tiziano nel suo celebre Amor sacro e amor profano (1515) rappresentava l’eros “profano” con una donna sontuosamente vestita, mentre la donna nuda era il sacro. Per non dire poi, solo per fare un altro esempio, di quel che accadde con la Controriforma che impose le brache ai nudi michelangioleschi della Sistina.

stampe«Nella cultura cinese non c’è l’idea del sacro. E in questo genere di pitture erotiche l’attrazione sessuale fra uomo e donna è rappresentata senza censure», dice il sinologo Federico Masini mentore di questa pubblicazione insieme a Bruno Bertuccioli. Il cosiddetto «manuale del sesso» era un antico genere letterario, che esisteva già duemila anni fa in Cina e sopravvisse per secoli, prima di essere oscurato dal puritanesimo confuciano. Erano raccolte sapienziali, intuitive, sul mondo e sulla vita quotidiana, che trattavano il tema della vita sessuale con delicata precisione. Per questo si è pensato che queste pitture erotiche potessero avere anche una funzione didattica come album da regalare alle giovani donne. «Questi “libri del cuscino” o “libri della sposa” venivano offerti come augurio alle fanciulle per liberare, secondo i dettami delle pratiche taoiste, le forze positive dello Yin e dello Yang, ovvero per imparare a lasciarsi andare», scrive Bruno Bertuccioli nell’introduzione al libro.

Le scene erotiche o romantiche e di corteggiamento sono quasi sempre ambientate in giardini in fiore, evocando l’importanza di un rapporto armonico fra uomo e natura, fra microcosmo e macrocosmo. Dietro vi si può leggere appunto un riferimento al Tao, la filosofia naturalistica che si diffuse nella Cina antica e che invitava a considerare la vita sessuale come un fattore importante per la longevità e il mantenimento di una buona salute, fisica e mentale.

«La tradizione taoista è stata a lungo molto rispettata da cinesi. Diversamente dal confucianesimo dei burocrati di Stato che obbligava a una rigida morale, considerava la sessualità come un fattore fondamentale per la società, perché non solo finalizzata alla procreazione, ma importante per lo sviluppo psichico dell’uomo e della donna», spiega Masini.

tavDiversamente dalla tradizione giapponese degli Shunga, genere erotico colto in cui si cimentarono anche maestri come Hiroshige e Utamaro (e che fu strumento di diffusione di una concezione edonistica dell’esistenza, conosciuta come Ukyo-è ) le illustrazioni cinesi non hanno elementi guerreschi. «Gli Chungong hua cinesi, ovvero le pitture del Palazzo di primavera, sono del tutto prive di questo tipo di elementi, non vi si trovano mai rappresentate armi. I cinesi del resto sono sempre stati un popolo pacifico», precisa il sinologo, professore ordinario de La Sapienza.

Quanto al ruolo della donna nella lunga storia cinese raramente è stata libera, ricostruisce Marina Miranda nel saggio “Donne e sessualità in Cina pubblicato in questo volume de LAsino doro. Nel libro la sinologa ripercorre la storia di concubine imperiali, madri di famiglia confuciane, e rivoluzionarie in giacchetta grigia e dall’aspetto desessualizzato. Ricordando che «le unioni matrimoniali socialiste dovevano essere finalizzate a servire il popolo e l’impegno sul lavoro». La sessualità dunque anche nella Cina rivoluzionaria era repressa e la politica del figlio unico costrinse molte donne ad abortire, come ha raccontato uno scrittore, certo non dissidente, come il premio Nobel Mo Yen nel romanzo Le rane  e in molti altri racconti pubblicati in Italia da Einaudi.

In questa serie di pitture, però, c’è qualcosa di diverso e che forse poi è andato perduto,  notiamo per esempio che in queste scene  non di rado a prendere l’iniziativa sessuale è la donna, attratta più che dalla prestanza fisica dell’uomo, dalla sua arte musicale e poetica. «Gli organi genitali sono appena magnificati, quasi a voler indicare che il rapporto, il corteggiamento e la scelta del partner non sono dettati dalla robustezza corporea o da fattezze ricercate, ma – fa notare Masini – sono il frutto di pura attrazione intellettuale». Con un misterioso dettaglio: anche quando sono completamente nude, le donne indossano sempre scarpe tanto raffinate quanto piccole. «La questione dei piedi nella cultura cinese è complessa. Sono percepiti come una parte intima, al pari degli organi sessuali. I piedi delle donne sono seducenti, per questo vengono tenuti nascosti», approfondisce Masini aggiungendo altre preziose chiavi di lettura a quelle contenute nella sua prefazione al libro che sarà presentato il 21 novembre (alla libreria Feltrinelli di via Appia nuova a Roma).
Quanto alla rarità di questo tipo di pitture «gli album di questo genere di cui oggi si conosce l’esistenza sono pochissimi, non più di una decina», scrive Masini. «In realtà pensiamo che tanti erano i generi e i tipi di tali raccolte ma la censura della bigotta dinastia Quing e tutta la storia della Cina moderna hanno di fatto oscurato completamente queste immagini. Il regime comunista, infatti, conducendo nei primi decenni dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese (1949) una sacrosanta battaglia contro lo sfruttamento sessuale delle donne ha anche voluto cancellare ogni memoria della tradizione letteraria e artistica dell’erotismo cinese che, ciononostante, è entrato a far parte dell’immaginario collettivo sulla Cina del mondo occidentale». Colpisce il fatto che ancora oggi, di questo tipo di opere ce ne siano centinaia magari nascoste nei caveau delle biblioteche e che non possano ancora essere divulgate. «Dal punto di vista della scabrosità queste immagini ai nostri occhi non rappresentano nessuno scandalo, ma resta un veto allo loro diffusione. Il popolo cinese che ha subito la censura imperiale continua ad essere censurato ancora oggi». (simona maggiorelli, Left)

il libro sarà presentato il 18 marzo a Siena, alla biblioteca degli Intronati. Intervengono Federico Masini e Massimo Vedeovelli

 

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