Per la prima volta a Milano a sei giovani writer è stata comminata un’imputazione grave: l’associazione a delinquere. Per il solo fatto di aver pitturato i muri della città. Sono sei ragazzi, fra i 19 ai 24 anni, che si firmano “Asd”. Il Corriere della sera riporta che l’indagine su di loro è stata condotta dal nucleo decoro urbano della polizia locale. Una notizia che fa riflettere su quanta opposizione incontrino ancora oggi i graffiti metropolitani. Testimonianze vive del disagio e della protesta dei gruppi giovanili ma che, non di rado, sanno riportare vita e colori in spazi grigi e degradati. Certo, non tutto è arte. Ma spesso il messaggio politico e di protesta trova un veicolo potente in un linguaggio di forte impatto visivo, efficace, coinvolgente. Come è accaduto a Il Cairo durante la rivoluzione di piazza Tahrir. E poi diventando strumento di resistenza e di lotta non violenta anche dopo il ritorno all’ordine imposto dal governo guidato da Morsi. Lo racconta in un appassionato diario di cronache in presa diretta il giornalista Vincenzo Mattei, nel libro Le voci di Piazza Tahrir (Poiesis editrice) raccogliendo “sul campo” le testimonianze dirette di writer, artisti e disegnatori di satira a fumetti che hanno preso parte attiva alla rivolta contro la dittatura di Mubarak. E lo documenta visivamente Elisa Pierandrei nell’ebook Urban Cairo. La Primavera araba dei graffiti tracciando una mappa dei lavori di quei writer, designer, pubblicitari e artisti di strada, che con le loro opere sono stati i veri protagonisti della comunicazione della necessità del cambiamento politico. Da El Teneen a Keizer, da Ganzeer ad Adham Bakry, Dokhan, Sad Panda e molti altri.
Allargando lo sguardo a un tipo di arte di strada che non è solo trovata comunicativa o “agit prop” incontriamo un writer come C215, Un maestro dello stencil, come recita il titolo del nuovo libro di Sabina De Gregori, appena uscito per Castelvecchi. La giovane storica dell’arte e giornalista, (nata a Ginevra nel 1982 ma con base a Roma) da alcuni anni studia il fenomeno writer setacciando Europa, America e Nord Africa per scovare gli artisti più innovativi e interessanti. Dopo aver dedicato un volume al decano dei writer, l’inglese Banksy e all’americano Shepard Fairey in arte Obey il lavoro di Sabina questa volta si appunta su uno dei writer più colti ed espressivi. A Parigi, a Londra, a San Paolo e a Tel Aviv, C215 si è divertito a citare e a ricreare per strada celebri opere di Caravaggio. Ma soprattutto con i suoi ritratti – veri o immaginari – dissemina per la città di tutto il mondo volti affascinanti e sconosciuti di chi vive, silenziosamente, la realtà metropolitana. Sono volti vivi e sensibili di donne e di uomini di ogni età che portano la propria storia stampata sulla pelle. Sono personaggi che comunicano una presenza vibrante oppure una struggente malinconia. Si scorge nei loro sguardi e nelle loro espressioni la traccia di un’umanità profonda. «Il lavoro di C215 trascende il formale e sembra arrivare al cuore dello spirito umano», ha commentato lo stesso Obey. Per questo «trovare un pezzo di C215 per la strada mi rende sempre felice».
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