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Jamie Reid, pittura, #punk e anarchia

Posted by Simona Maggiorelli su settembre 16, 2014

01_150Una provocatoria immagine di “God Save the Queen”, secondo singolo discografico dei Sex Pistols, fu realizzata da Jamie Reid nel 1977. E divenne immediatamente il marchio di fabbrica di un’intera stagione punk.
Ma a lui si devono anche il poster della Regina d’Inghilterra con le svastiche sugli occhi e la lunga serie di bandiere inglesi con spille da balia e scritte anarchiche che continuano a fare la fortuna di stilisti come Vivienne Westwood e John Richmond. Situazionista e fuori dagli schemi, Reid è stato il miglior pubblicitario che Sid Vicious e compagni potessero sognare di avere.
Ma, fatto abbastanza curioso, lui è – ancora oggi che va per i settant’ anni – un anticapitalista convinto, lontano anni luce dall’idea furbetta della musica di Malcom McLaren. Negli anni ruggenti del punk, Reid ha sempre cercato di spingere i Sex Pistols verso una presa di coscienza politica, abbandonando quell’anarchismo balordo e qualunquista dietro il quale amavano trincerarsi.
Come racconta la divertente personale Jamie Reid. Ragged Kingdom che gli dedica, dal 12 settembre al 6 gennaio, la Galleria Civica di Modena. Prodotta dal Gruppo Hera e inserita nel programa di eventi del Festivalfilosofia, l’esposizione ripercorre «la più grande truffa del Rock and Roll» attraverso sessanta disegni, dipinti, collage, opere grafiche e foto. Il percorso parte dagli esordi di Reid, con immagini simbolo come gli autobus con destinazione “Nowhere”, per arrivare al periodo strettamente connesso con i Sex Pistols. Furono anni intensi, dal 1976 al 1980, documentati in mostra da una trentina di lavori, fra i quali spicca un collage di otto metri. Fu attraverso opere di questo genere che Londra divenne l’epicentro di un movimento punk che, da stile per pochi intimi, diventò di massa. Nasceva un nuovo linguaggio musicale, estetico, di vita.
Quattro locali della capitale bastarono per catalizzare le energie delle periferie, dove vivevano i giovani ribelli. A Oxford street c’era il 100 club ma centrali furono il Roxy e il Mraquee. A contendersi la scena, per fortuna, non c’erano solo i Sex Pistols ma anche i più talentuosi e politicizzati Clash. E sempre sulla scia del punk nacquero i Siouxsie and the Banshees, lo stile gothic e dark che ancora oggi caratterizzano Carnaby street. ( Simona Maggiorelli,)

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