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L’allievo inquieto di Morandi

Posted by Simona Maggiorelli su marzo 3, 2012

di Simona Maggiorelli

Mentre al Museo di Lugano per il prossimo 8 marzo è attesa una ampia retrospettiva di Giorgio Morandi (1890 – 1964) , nella casa museo del pittore a Bologna, fino a maggio è aperta una mostra di un suo appassionato e indiretto “allievo” come Carlo Mattioli (1911 – 1994) dal titolo Nature morte.

Un tema che entrambi i pittori emiliani praticarono, con poetiche diversissime, in analoghi percorsi personali. appartati e schivi. Contribuendo, ciascuno a suo modo, a trasformare questo antichissimo genere, inteso come memento mori affacciato sull’ eterno, in pagine di pittura che trasmettono il senso di un vissuto umano profondo. Risemantizzando così, radicalmente, un topos cristiano che, attraverso i secoli, era giunto inalterato fino alla celebre Canestra dell’Ambrosiana conservata nella Pinacoteca di Brera. Un capolavoro in cui Caravaggio sovvertì la retorica religiosa sulla caducità umana, mostrando, in una prospettiva insolita, frutti ammaccati con foglie tarlate e regalando a cose inanimate il senso di un personale tormento interiore.

Non a caso Mattioli, cantore di una pittura fortemente materica e inquieta, dedicò a questa opera che il Merisi dipinse tra il 1595 e il 1596, una lunga serie di studi. Nel tentativo, forse mai del tutto esplicitato, di trovare una propria originale fusione fra la grande tradizione figurativa italiana (nel Novecento ormai stereotipata, esangue) e le novità dell’informale e della pittura gestuale che intanto arrivavano dall’estero.

Dopo l’importante antologica Luci d’ombra  allestita a Roma nel 2011, in occasione del centenario della nascita dell’artista, ora proprio questo aspetto specifico della ricerca di Mattioli è messo a fuoco dalla mostra bolognese curata da Simona Tosini Pizzetti. Una esposizione di quarantasette opere scelte che ha il merito di porre l’accento sulla produzione più intima e ombrosa del maestro di origine modenese,risalente soprattutto agli anni Sessanta. Quella nata quasi in continuità con la passione per la lirica coltivata insieme a amici e poeti come Vittorio Sereni e Mario Luzi.Sfilano così accanto a un lunare autoritratto in penombra carnali nature morte in rosso, bianco e nero. Ma anche e soprattutto visioni notturne, crepuscolari, in cui si possono riscontrare assonanze con la pittura densa e lacerata di Alberto Burri.

Carlo mattioliQuadri talora tendenti quasi al monocromo, dove evocative forme di ciotole e brocche appena affiorano alla superficie spessa e crettata della tela. Altre volte il colore si addensa in strati massicci generando forme “scolpite” quasi in bassorilievo.

Nel nucleo centrale della mostra intitolata semplicemente Carlo Mattioli è tutto uno svariare di grigi e di blu che catturano la luce come fossero lava. Fino ad approdare a nature morte, quasi astratte, in un drammatico baluginare di argenti e di neri, in contrappunto. Parliamo di quadri insieme radiosi e bituminosi che alludono a tempestosi paesaggi interiori, esteticamente ormai lontanissimi dalle infinite variazioni di luce, dalle misurate e impalpabili composizioni tonali di Morandi, da quel suo poetico incipriarsi delle cose che ci parla del più intimo e calmo trascorrere del tempo.

da left-avvenimenti

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