Nuove luci sulla storia
Posted by Simona Maggiorelli su giugno 23, 2010
Dynys accende l’Archivio di Stato di video e installazioni. In un dialogo fra passato e presente
di Simona Maggiorelli
Percorsi di luce e schermi di videoarte si accendono, inaspettatamente, nei corridoi e sulle scalinate dell’Archivio centrale di Stato a Roma, aprendo l’orizzonte a squarci di realtà quotidiana, di vita metropolitana, come finestre su culture diverse e lontane. Generando improvvise epifanie di senso o comunque una salutare sensazione
di straniamento e di presa
di distanza dal computo razionale dei faldoni che qui sono conservati a migliaia. Affacciandosi nella sala centrale, poi, una grande scala con le ruote, mobile fra i piani di libri, catalizza la nostra attenzione. Sotto, non senza ironia, campeggia la frase eraclitea “Tutto scorre”, scritta in lettere di vetro policromo; quasi a voler demistificare la riverenza che ispira la sterminata raccolta di documenti sulla storia d’Italia qui conservati. La monumentale scala a chiocciola che porta nei depositi, invece, se vista dall’alto, dipana il motto: “Il futuro dell’umanità è una libreria a mo’ di corrimano, come fosse un filo di Arianna per l’uscita dal labirinto. Il classico scripta manent, così rimodulato dall’artista Chiara Dynys, suona come un monito per la nostra memoria corta. Lavorando su continui rovesciamenti di prospettiva, ora zoomando sull’oggi, ora riportando in primo piano il valore del passato, con la mostra Labirinti di memoria, più luce su tutto (fino al 25 settembre) l’artista mantovana compie il piccolo grande miracolo di aprire l’Archivio di Stato alla quotidianità, portando il pubblico degli appassionati di arte contemporanea nelle stanze di questa importante istituzione che ai più – eccezion fatta per i ricercatori e gli addetti ai lavori – può sembrare un universo vagamente kafkiano, fuori dal tempo, abitato silenziosamente solo da tonnellate di scritti. E proprio la presenza pervasiva di quantità enormi di carta e di testimonianze scritte dà a Chiara Dynys lo spunto per una sorta di viaggio alchemico «per esplorare quella sottile linea che idealmente separa passato e presente offrendo – sottolinea il curatore della mostra Fortunato D’Amico – un’opportunità di incontri inediti tra storia e mondo contemporaneo». Così le parole “memoria” e “oblio”, forgiate in acciaio, sono installate sullo scalone d’ingresso dell’Archivio mentre una scultura abitabile, una doppia spirale luminosa, invita il visitatore a un percorso diverso, sognante e meditativo, all’interno di questo ambiente istituzionale. E ancora: tre videoinstallazioni, radunate sotto il titolo Sfoglia la carne in petali, in forma di libri digitali interattivi, rilanciano passi di diario e lettere di persone la cui vicenda personale si è legata a quella collettiva in momenti decisivi di storia culturale, sociale e politica del nostro Paese. In filigrana con questo percorso espositivo, Dynys propone anche una riflessione sul rapporto tra libertà creativa e committenza istituzionale. Un rapporto da sempre non facile per un artista e che è stato radicalmente contestato dalle avanguardie. Ma, nota Dynys nella monografia Labirinti di memoria (Skira), non serve essere antistituzionali per principio preso, «l’arte è il momento forte di quella che una volta si chiamava in modo convenzionale “rivoluzione”. è il momento di rottura concretizzato tramite un’operazione consapevole e, non con una bomba gettata a caso per creare sensazionalismo. L’arte rompe gli schemi per riedificare altri sistemi che guardano al futuro».
Da left-avvenimenti del 18 giugno 2010
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