Il macro si fa città museo. Nel segno di Odile Decq
Posted by Simona Maggiorelli su Maggio 28, 2010
Dal 1 giugno il museo di arte contemporanea di via Reggio Emilia a Roma riapre i battenti, ridisegnato dall’architetto francese e con una serie di interessanti mostre che aprono in contemporanea
di Simona Maggiorelli
Curve, linee architettoniche sinuose, eleganti. E percorsi che seguono traettorie pendenti che danno al passo una piacevole sensazione di incertezza. Ma anche una grande attenzione ai giochi di luce, come alle pause e alle zona d’ ombra. Si presenta così il nuovo Macro di Roma riletto dall’architetto francese Odile Decq. Quando le donne progettano scelgono un vocabolario diverso da quello rigidamente monumentale. Lo suggerisce la morbidezza di linee che l’archistar anglo-irachena Zaha Hadid ha saputo dare al suo avveniristico MAXXI (che ora apre definitivamente al pubblico) ma lo fa pensare anche il nuovo museo di arte contemporanea di via Reggio Emilia che la Decq ha trasformato in una sorta di pubblico agorà dotandolo di un cortile aperto con fontana e una ampia parete a vetrata su cui scorre l’acqua.
Luce naturale, acqua, trasparenze, certo. Ma poi diversamente dalla Hadid che ha fatto dei colori chiari la propria cifra, la ex ragazza punk rock Odile Decq sceglie lucido basalto della Cambogia come rivestimento del Macro. E all’interno, proprio nel cuore del museo, crea un rosso auditorium da 150 posti che sembra sollevarsi dal pavimento come un astronave. Così in scintillante nuova veste che ricorda il suo gusto dark per gli abiti neri e il rossetto che spicca sulla pelle chiara, Odile ha presentato ieri il suo Macro. Che già dal 1 giugno non sarà più solo bella scatola vuota, ma cantiere d’arte attivissimo con l’inaugurazione in contemporanea di sette personali di artisti europei e americani e con nuovi percorsi di opere appartenenti alla collezione permanente del museo collocate nei nuovi spazi.
Così se nella piccola galleria s’incontrano, tra le altre, opere-manifesto come Il Teatrino di Lucio Fontana e Sottosopra azzurro in alabastro di Ettore Spalletti, accanto alla Superficie bianca di Enrico Castellani e alla spugna imbevuta di blu Klein (con cui l’artista francese rappresentava il proprio Sé), nel foyer invece c’è la stele Alfabeto che l’artista Nunzio ha affidato al Macro in comodato. Nella sala grande campeggia la montagna di oggetti in acciaio con cui l’indiano Subodh Gupta ha costruito la sua ironica Offerta per gli dei avidi, ma anche le grandi vele gialle, arancio e bianche dell’immaginario veliero evocato dal greco Kounellis. E il viaggio continua sulle passerelle abitate di opere di Jenny Holzer nel v-tunnel dove è proiettato un celebre incunabolo di videoarte firmato Bruce Nauman e perfino sulla terrazza dove Arthur Duff ha creato ad hoc per questa occasione Synophses, una installazione site specific che “bagna” i visitatori di raggi di luce colorata.
Ma al di là delle operazioni scenografiche e d’effetto la novità più importante del nuovo Macro è la ripresa dell‘attività espositiva temporanea, con una sala dedicata a un lavoro interattivo di Gilberto Zorio e un progetto speciale dedicato alle metamorfosi su parete di Luca Trevisani. E poi ancora una personale dell’artista portoghese Louro e la presentazione di nuove opere degli americani Hashimoto e Aarong Young e dello spagnolo. E non è finita qui. in questo mettere a valore e ricreare ogni angolo spicchio, cantuccio o esterno che sia, il museo romano diretto da Luca Massimo Barbero offre anche una passeggiata fra i triangoli e le losanghe a colori con cui ilmaestro francese Daniel Buren ha ridisegnato una delle passerelle esterne del museo,per quello che viene chiamato il “belvedere” e ch , in questo caso, permette davvero un punto di vista nuovo, da fuori, su una parte della collezione permanente conservata all’interno del Macro. Collezione che, proprio in questi giorni, si è arricchita di un’opera nuova, The innocent del videoartista americano Bill Viola.
dal quotidiano Terra del 28 maggio 2010
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